COPIA PRIVATA

Equo compenso, Siae: “Basta speculazioni”

Il presidente Gino Paoli: “L’acquisto di 20 smartphone in Francia? Una provocazione”. E, dopo la decisione di Apple e Samsung di alzare i prezzi in Italia, invita i rivenditori di elettronica a segnalare azioni speculative

Pubblicato il 04 Ago 2014

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Basta strumentalizzazioni e speculazioni sui compensi per copia privata: a dirlo è la Siae, Società italiana degli autori ed editori, che torna sulla questione per spiegare la recente iniziativa relativa all’acquisto di alcuni smartphone a Nizza. “Solo chi è in malafede – ha detto il presidente Gino Paoli – non ha capito che l’acquisto di venti telefonini in Francia (sui quali peraltro pagheremo la copia privata agli aventi diritto italiani) era una provocazione”.

Il riferimento è al decreto firmato il 20 giugno, dopo mesi di polemiche, che aggiorna le quote per la cosiddetta copia privata, ovvero gli importi che secondo una legge del 2003 derivata da una direttiva Ue devono essere applicati a spese dei fabbricanti e degli importatori alle memorie di massa, una volta soprattutto dvd e chiavette usb, oggi smartphone, tablet e computer.

Dopo che Apple e Samsung hanno deciso di alzare i prezzi, in Italia, proprio in conseguenza degli aumenti delle tariffe del compenso per copia privata, gli emissari della Siae sono andati a comprare iPhone a Nizza, in Francia, “dove costano meno che in Italia – hanno affermato – a dispetto di una quota per i diritti di copia privata che è il doppio”, e hanno deciso di regalarli a studenti meritevoli dell’Accademia d’arte drammatica, del Centro sperimentale di cinematografia, dell’Accademia di Santa Cecilia, ma anche ad associazioni attive nel sociale, da Telefono azzurro alla Comunità di San Benedetto al porto di Don Gallo. Iniziativa criticata da molti. Ma ora la Siae replica alle critiche, definendo il suo gesto “una provocazione”.

E prosegue: “Osservando con attenzione quando sta accadendo sul mercato a seguito dell’entrata in vigore del Decreto Ministeriale in materia di copia privata e valutando, dopo quanto ha fatto Apple, quanto sta per fare Samsung per scaricare sui commercianti la scelta di ridurre ulteriormente i loro margini (ovvero scaricare il costo sul consumatore), la Siae tende la mano ai commercianti italiani di elettronica di consumo che rischiano di venire fortemente penalizzati dalle manovre di speculatori nazionali e internazionali”.

“Azioni speculatve” – precisa la Siae – rivolte a penalizzare uno specifico mercato, discriminando consumatori e distributori italiani, che nulla hanno a che vedere con lo spirito della norma e con le giuste finalità del legislatore”.

“Comprendiamo l’allarme lanciato da Aires, dei rivenditori di elettronica che operano in uno scenario economico complicato e che meritano la massima attenzione non solo per il difficile lavoro che compiono ma anche perché moltissimi di loro sono impegnati a rispettare le norme sul diritto d’autore”, ha dichiarato il presidente Paoli.

Proprio in questa linea, la Siae lancia la proposta alle associazioni di categoria dei rivenditori di elettronica di costituire un tavolo permanente mirato al monitoraggio del mercato, anche in relazione alle vendite online, e alla segnalazione alla autorità giudiziaria di ogni azione speculativa e/o di elusione delle norme in materia di copia privata.

Questo tavolo potrebbe, in una seconda fase, anche assumere un ruolo istituzionale con il coinvolgimento dei ministeri competenti, dei consumatori e di tutti gli attori della filiera. È infatti ormai evidente che il governo dovrà intervenire per evitare che le multinazionali abusino della loro posizione dominante a danno degli autori e dell’industria culturale, dei consumatori e dei rivenditori italiani di elettronica.

Il testo licenziato dal ministro, passato alla Corte dei Conti e pubblicato il 7 luglio in Gazzetta Ufficiale prevede che le tariffe, che in Francia e Germania sono molto più alte (anche se i produttori fanno notare che in Spagna e in Gran Bretagna non si pagano proprio) salgano quindi anche in Italia passando – per il prossimo triennio – dagli 0,90 euro (smartphone) o 1,90 euro (tablet) fissati nel 2009 a tariffe modulari che vanno da un minimo di 3 euro per dispositivi finoad 8Gb di potenza ad un massimo di 4,80 euro oltre i 32 Gb, 5,20 per i computer, secondo un sistema che si richiama al modello francese.

Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha più volte ricordato di aver applicato ”doverosamente una norma di legge vigente” e di aver “anche ricostituito il tavolo tecnico che dovrà monitorare l’evoluzione e le tendenze del mercato e che, entro 12 mesi, verificherà lo stato di applicazione di questo provvedimento”.

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