L'INTERVENTO

Etno, Alessandro Gropelli: “Da fibra e 5G grande opportunità green per l’Europa”

Il Deputy Director-General, Director of Strategy & Communications dell’associazione: “Progrediscono le nuove tecnologie per la connettività, anche se rimane il gap con gli Usa e il Sud Est asiatico. Aperto il dibattito sulla partecipazione delle big tech agli investimenti per la grande mole di traffico dati che generano”

Pubblicato il 03 Mag 2022

gropelli etno

“Se guardiamo il mercato delle telecomunicazioni dal punto di vista dell’Europa l’elemento che emerge è che fibra e 5G stanno progredendo. A fine 2020 era coperto dal 5G il 30% della popolazione, a fine 2021 la percentuale è più che raddoppiata. E a fine 2021 si è superata anche una soglia psicologica, quella che riguarda le connessioni in Fiber to the home, che hanno oltrepassato per la prima volta il 50% del totale. A fronte di questa situazione c’è però da aggiungere che altri mercati con cui anche noi come Italia competiamo sono più avanti, è il caso ad esempio di Stati Uniti o Corea del Sud, entrambi oltre il 90%. Una dinamica dovuta al fatto che l’investimento pro capite in Europa sulle nuove reti è pari alla metà di quello statunitense, a causa della frammentazione del mercato, della concentrazione sulla guerra dei prezzi, e anche a causa di una domanda più debole”. Lo ha detto Alessandro Gropelli, Deputy Director-General, Director of Strategy & Communications di Etno a Telco per l’Italia, l’evento CorCom-Digital360.

“In questo quadro generale si inserisce per l’Europa l’opportunità della transizione verde e digitale – prosegue Gropelli – nella prospettiva del Ue Green deal che prevede l’azzeramento delle emissioni entro il 2050, con un’idea di fondo: quella di slegare la crescita economica da quella delle emissioni di Co2, un cambiamento di modello socio-economico e produttivo. Per raggiungere questo obiettivo è stata mobilitata una parte consistente del recovery fund. Il piano prevede anche un passaggio intermedio: la riduzione del 50% delle emissioni di Co2 entro il 2030. Proprio attorno a questo è nato un dibattito: come impatterà la guerra in Ucraina sul raggiungimento di questi target? Se nel breve termine si dovrà fare fronte a un’emergenza, dal mio punto di vista il conflitto non ha fatto che rendere ancora più evidente la necessità dell’Europa di diventare indipendente dal punto di vista energetico”.

Tutto questo apre, secondo la vision di Gropelli, una nuova opportunità per gli operatori di Tlc, che possono proporsi come protagonisti di questa svolta “green”: “Gli senari in questo caso sono due – sottolinea – la transizione verde per le reti tlc e la transizione green con le reti tlc. Nel primo caso parliamo essenzialmente del passaggio dal 4G al 5G, e dal rame alla fibra, in vista di uno switch-off che comporta il passaggio alle tecnologie più efficienti e lo spegnimento delle altre. Ma oltre a questo passaggio che riguarda direttamente l’attività delle telco, c’è anche quello che le reti di telecomunicazioni abilitano per aziende terze: le telco possono proporsi come soluzione alla riduzione delle emissioni C02 degli altri settori, dalle pubbliche amministrazioni alle Pmi, fino al manifatturiero. Questo perché i servizi che viaggiano su reti digitali consentono di velocizzare la transizione per diventare Co2 neutral”.

Per cogliere queste opportunità sarà fondamentale seguire l’evoluzione normativa che sta avendo luogo in Europa: “Si va dalla direttiva per l’efficienza energetica, a quella sulle reti sostenibili – prosegue Gropelli – a cui si aggiungono i tavoli di lavoro aperti sulla finanza sostenibile e sugli investimenti in sostenibilità, per arrivare infine alla green digital coalition europea, che si occuperà di definire cosa è verde e cosa non lo è, e quali sono i casi di utilizzo che aiutano altri settori a diventare più sostenibili”.

Infine un passaggio sul report presentato ieri da Etno: “Lo studio – spiega Gropelli – ha quantificato in una cifra che varia tra i 15 e i 28 miliardi all’anno il costo del traffico dati generato dalle principali big tech, che rappresentano il 55% del totale. Si tratta di una spesa importante sostenuta dagli operatori, che in più siedono al tavolo con le big tech in una posizione di debolezza, di disequilibrio negoziale. Da una parte per la differenza di dimensioni e di fatturato e, dall’altra, perché la frammentazione rete decentralizzata contente agli Ott di avere varie vie per portare il contenuto verso l’utente. Su questo abbiamo ritenuto che fosse il casi di aprire un dibattito e di chiedere se non sia giusto che le tlc abbiano diritto a una negoziazione commerciale equilibrata, per chiedere una parte dei costi di questo traffico ai grandi produttori di dati. Ieri la vicepresidente Vestager ha confermato che il dibattito va aperto, e che la Commissione Ue controllerà se ci sono asimmetrie di mercato, perché 5G e fibra sono priorità molto forti per l’Ue ed è necessario che la fairness sia rispettata”

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