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Fastweb e Iliad accelerano sugli asset Wind-3

Digicel avrebbe mollato la presa sullo “spezzatino” della fusione. Verso una corsa a due: l’azienda italiana potrebbe fare il grande salto fra gli operatori strutturati, mentre per Niel si prospetta un debutto sul mercato tricolore

Pubblicato il 24 Giu 2016

Andrea Frollà

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Si profila una corsa a 2 e non a 3 per gli asset di Wind e 3. Le due controllate di Hutchison e Vimpelcom si sono mosse in anticipo rispetto al possibile paletto della Commissione Ue alla fusione, su cui pende il verdetto dell’Europa recentemente slittato all’8 settembre.

Fastweb, Iliad e Digicel sono state le 3 compagnie che fra le tante (c’erano anche Tiscali, Sky e altre) ad una manifestazione di interesse hanno fatto seguire veri e proprio colloqui con i Gruppi proprietari dei due operatori italiani. Lo scorso 6 giugno sono arrivate sul tavolo della Commissaria alla competizione Margrethe Vestager le proposte preliminari di 3 player, che puntano ad acquisire siti radio e frequenze in eccedenza che il nuovo ed eventuale operatore risultato della fusione non potrebbe mantenere.

Ma secondo indiscrezioni circolate a Bruxeless nei giorni scorsila partita vedrebbe ormai in campo solo Fastweb e Iliad, con Digicel che avrebbe mollato la presa. I due corridori in gara che puntano all’ingresso sul mercato mobile “strutturato”, seppur con presupposti differenti. Se Fastweb opera già in Italia come operatore virtuale mobile e l’acquisto di asset costituirebbe una sorta di “grande salto”, per il Gruppo francese guidato da Xavier Niel si tratterebbe di un debutto in tinta tricolore, con la volontà di replicare quanto fatto in Francia (8% di market share conquistato nell’anno di lancio 2012, salito a quota 17% a fine 2015). Fonti di mercato interpellate da CorCom spiegano che le trattative stanno proseguendo a ritmo serrato, anche perché all’8 settembre manca poco più di 2 mesi.

La creazione di 4° operatore sul mercato potrebbe essere una precisa richiesta di Bruxelles, ma posizioni ufficiali in merito non sono mai arrivate. È chiaro però che la vendita di infrastrutture per la telefonia mobile vada in un’ottica di creazione di un 4° operatore, anche se non è da escludere che Fastweb e Iliad si spartiscano le eccedenze aprendo nuovi scenari. Anche lo slittamento della deadline per il giudizio della Commissione Ue, che consentirà di sbrigare con più calma l’affaire “spezzatino”, potrebbe essere un altro segnale della volontà di mantenimento del mercato a 4. Secondo alcuni addetti ai lavori lo è.

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