LA BATTAGLIA

Vivendi sale al 20% di Mediaset. Berlusconi: “Operazioni ostili”

La media company annuncia un nuovo aumento di partecipazione, raggiungendo l’obiettivo preannunciato lunedì. Il Cav in una nota: “Nessuno ci ridimensionerà, pronti ad accrescere la partecipazione”. Dopo la battaglia legale, anche quella azionaria è entrata nel vivo

Pubblicato il 14 Dic 2016

Vivendi ha superato oggi la soglia del 15% e raggiunto la soglia del 20% del capitale sociale di Mediaset“. La nota della media company, diffusa pochi minuti dopo la chiusura della Borsa, conferma i rumor circolati in giornata che volevano Bolloré pronto ad annunciare un’ulteriore salita azionaria dopo quella dei giorni scorsi. Un annuncio che arrivo a 24 ore dalla contromossa messa in atto da Fininvest, che in una nota emessa ieri in tarda serata, aveva comunicato “di aver acquistato 27.663.526 azioni ordinarie di Mediaset S.p.A. e di aver stipulato un contratto con il diritto di rilevare, nella giornata di domani (cioè oggi, ndr), altre 14.000.000 azioni, per un acquisto complessivo di 41.663.526 azioni ordinarie Mediaset pari al 3,527% dell’intero capitale sociale”. La partecipazione di Fininvest nel Gruppo di Cologno Monzese, spiega il comunicato, “raggiungerà in tal modo il 38,266% dell’intero capitale sociale ed il 39,775% del capitale avente diritto di voto (al netto delle azioni proprie, pari al 3,795%)”.

L’acquisto di azioni Mediaset da parte di Vivendi “non concordato preventivamente con Fininvest, non può essere considerato altro che un’operazione ostile – ha dichiarato Silvio Berlusconi in una nota diffusa prima del nuovo annuncio di Vivendi -. Quanto a noi, c’è la compattezza più assoluta della mia famiglia su un punto molto preciso: non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori”. Per questo motivo, ha proseguito, “abbiamo aumentato la nostra partecipazione e continueremo a farlo nei limiti consentiti dalle leggi. Vivendi ha avuto l’opportunità, con l’accordo strategico firmato nello scorso aprile, di avviare con Mediaset una collaborazione che si preannunciava proficua per entrambi i gruppi. Purtroppo – ha detto ancora – questo accordo è stato disconosciuto da Vivendi nei modi e con le conseguenze anche giudiziarie che sono note. Non è certo questo il miglior biglietto da visita che Vivendi possa esibire nel riproporsi come azionista industriale della società”.

Dopo la prima risposta giudiziaria all’assalto di Vivendi, con la denuncia per manipolazione del mercato presentata da Fininvest alla Procura di Milano, la partita si è spostata dunque nuovamente sul fronte finanziario. La giornata di ieri è stata senz’altro la più frenetica nell’ambito della guerra italo-francese. Un boom inedito in Borsa (+31,86%, migliore performance di sempre per il titolo Mediaset), l’accensione naturale del faro Consob sugli scambi a Piazza Affari, la denuncia per market abuse, l’annuncio dell’ulteriore salita di Bolloré al 12,32% e infine la contromossa azionaria di Fininvest.

La compagnia italiana è convinta che il rastrellamento di partecipazioni in Mediaset da parte di Vivendi faccia parte di una precisa strategia mirata a “creare le condizioni per far scendere artificiosamente il valore del titolo Mediaset”. È innegabile che il titolo in Borsa abbia subito una forte discesa dopo il dietrofront estivo all’accordo di aprile. Ma sarà ora la Procura milanese a stabilire se sia stato un calo frutto di dinamiche naturali di mercato o meno. In ogni caso, la perdita di capitalizzazione post “disdetta” è stata praticamente compensata nelle 24 ore di ieri, con il titolo Mediaset che è tornato sugli stessi livelli di metà estate.

Il Financial Times ha definito la scalata di Vivendi come un “gioco del gatto col topo”, che ha tutte le caratteristiche di una tattica affinata da oltre 40 anni di dealmaking: aggressività, audacia e controllo strisciante”. Questa strategia, commenta al FT l’analista di Enedrs Analysis, Francois Godard, “è tipico di Bolloré che è molto audace. Non è una semplice offerta per comprare la compagnia, ma una scommessa sul dissenso nella famiglia Berlusconi”. Secondo molti media stranieri, quando avrà raggiunto questa quota si presenterà in casa Berlusconi, contando di riaprire la trattativa con il patron di Fininvest per costruire un’alleanza non più sul controllo della pay-tv, ma su quello del Gruppo Mediaset.

Come avevamo scritto in giornata, l’annuncio di un nuovo aumento di quota Mediaset nel portafoglio di Vivendi era più di un’ipotesi campata per aria. Specialmente vedendo i ritmi di questi giorni. Ora c’è ancor più attesa anche per le altre contromosse di Fininvest, che può comunque arrotondare ancora la propria partecipazione del 5% l’anno senza incorrere in obblighi di Opa. Silvio Berlusconi, originariamente atteso nel pomeriggio di oggi a un evento a Roma, non è intervenuto e tutti gli occhi sono ora puntati su Arcore. A Villa San Martino infatti ieri sera si è tenuto un vertice tra il fondatore del gruppo e la primogenita Marina, presidente Fininvest, con anche Pier Silvio, amministratore delegato Mediaset.

La mossa del finanziere bretone, visto il suo pedigree da raider della finanza, non può essere definita inattesa, però sicuramente colpisce per rapidità d’azione. Resta da vedere come intenderà muoversi ora, cioè dopo aver provocato una decisa chiusura a riccio dei vertici di Mediaset e Fininvest. Quella che sembrava un’operazione win-win su Premium, con lo scambio azionario Vivendi-Mediaset sullo sfondo, si è insomma trasformata in una bagarre legale e finanziaria, i cui esiti sono ancora tutti da scrivere.

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