LA LETTERA A CORCOM

Frequenze, Aeranti Corallo: “La legge di Stabilità mette in pericolo le tv locali”

In una lettera inviata a CorCom, il presidente dell’associazione Marco Rossignoli accende i riflettori sulle nuove norme: “Si rischia l’azzeramento del sistema televisivo misto locale-nazionale e si favorisce il mantenimento del duopolio”

Pubblicato il 29 Dic 2014

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera del presidente dell’associazione Marco Rossignoli.

Caro Campesato, abbiamo visto la posizione del Governo riportata nell’articolo, pubblicato nel Vostro sito internet in data 23 dicembre u.s. e, al riguardo, Vi inviamo una serie di osservazioni che riepilogano il giudizio critico di Aeranti-Corallo in ordine alle nuove norme per il settore televisivo locale contenute nella legge di Stabilità 2015.

1) Le emittenti televisive locali interessate dalla dismissione delle frequenze ritenute interferenti con i paesi esteri confinanti sono 144 e non 76 (come da tabella allegata). 76 sono, invece, le frequenze interessate dalla dismissione, ma le stesse state in molti casi assegnate a operatori di
rete locale aventi copertura inferiore a quella regionale. Tali 144 operatori di rete rappresentano circa un terzo delle emittenti locali attualmente operanti in Italia. Le stesse saranno costrette, entro il 30 aprile p.v., a cessare le proprie trasmissioni, con pesantissime ricadute occupazionali
(con la chiusura di tali emittenti, infatti, circa 2.000 dipendenti potrebbero non avere più lavoro).

2) Tali 144 emittenti televisive locali stanno operando in virtù di provvedimenti di assegnazione delle frequenze ricevuti dal Ministero dello Sviluppo economico per 20 anni a seguito di gare svoltesi negli anni 2011-2012. Conseguentemente, le stesse dovrebbero poter utilizzare le frequenze fino al 2031-2032. Occorre peraltro rilevare che il Viceministro con delega alle comunicazioni in carica all’epoca aveva fornito ampie rassicurazioni sul fatto che le assegnazioni frequenziali potessero essere effettuate, anche nelle zone di confine, “senza restrizioni e/o limitazioni rispetto alle caratteristiche tecniche degli impianti attualmente eserciti”. Le imprese hanno peraltro realizzato importanti investimenti per acquisire e installaregli impianti per le trasmissioni digitali terrestri e hanno strutturato le proprie attività sotto il profilo organizzativo e occupazionale sulla base delle prospettive operative derivanti dalle suddette assegnazioni frequenziali.

3) Per quanto riguarda le misure compensative destinate alla dismissione volontaria delle frequenze (circa euro 0,30 per abitante servito) ritenute interferenti con i paesi esteri confinanti, le stesse sono del tutto irrisorie e, in molti casi, non coprono nemmeno i costi sostenuti per la transizione al digitale. Ad esempio, la dismissione di un canale nel Molise dà diritto a soli 96.500 euro circa. Occorre altresì considerare che tali misure concorrono alla formazione dei ricavi soggetti a imposizione fiscale.

4) I canali 58 e 60, diversamente da come affermato dal Governo, non sono canali pregiati, in quanto sono confinanti con la banda 800 Mhz (e, di conseguenza, soggetti a possibili interferenze con i servizi LTE). Inoltre, tali frequenze verranno assegnate per soli cinque anni, a fronte dei dodici anni di durata delle autorizzazioni per fornitori di servizi di media audiovisivi.

5) Con l’approvazione delle norme contenute nella legge di stabilità 2015 viene, inoltre, rimessa in discussione la numerazione LCN delle tv locali, che comporterà la modifica di quasi tutti gli attuali posizionamenti LCN, con evidenti ripercussioni estremamente negative per tutte le emittenti che, in tal modo, perderanno la propria ricevibilità tecnica da parte di ogni decoder finoalla relativa risintonizzazione.

6) Infine, nel maxiemendamento del Governo non è stata inserita la norma relativa alla proroga per l’anno 2014 (in attesa della definizione del nuovo regime contributivo) dell’attuale regime relativo ai contributi per i diritti di uso delle frequenze (1 per cento del fatturato, con il limite massimo, per le tv locali, di euro 17.776,00 all’anno). La questione resta, allo stato, irrisolta, nonostante le rassicurazioni che il Sottosegretario Giacomelli aveva fornito nel corso di unapropria recente audizione in Commissione Parlamentare per l’indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

A parere di Aeranti-Corallo, le nuove norme azzerano il sistema televisivo misto, locale-nazionale, che ha caratterizzato il settore negli ultimi quarant’anni, marginalizzano l’emittenza locale e riaffermano la logica del duopolio.

Con i migliori saluti e auguri di buone feste,

Avv. Marco Rossignoli

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