I canoni per l’uso delle frequenze non saranno più dipendenti dal fatturato dell’operatore ma dal numero di frequenze in concessione è la novità contenuta nello schema di regolamento adottato da Agcom appena messo a consultazione pubblica.
Il provvedimento stabilisce che per le tv nazionali si parta da un valore di riferimento legato alla base d’asta dello spettro attualmente i svolgimento pari a circa 30 milioni: si tratta del valore complessivo dei mux per 20 anni.
Secondo i calcoli di Agcom il valore delle frequenze per singolo anno è di 2,5 milioni all’anno per ogni mux. Via via che aumentano i mux aumenterà anche la cifra base in una percentuale che va dal 5 al 20%. C’è poi uno sconto del 20% per chi usa nuove tecnologie come il Dvb-t2.
Con queste nuove regole Rai e Mediaset potranno godere di ribassi per i loro cinque mux, passando dai circa 20 milioni attuali ai 13,5 stimati per il 2018, anno in cui il nuovo sistema di calcolo andrà pienamente a regime. Finora le tv nazionali dovevano pagare una somma pari all’1% del fatturato ovvero i 20 milio prima citati.
Per quanto riguarda le tv locali, si parte sempre dal valore base di 30 milioni per l’uso ventennale dei mux, ma scontato fino al 70% e ridotto in misura proporzionale alla popolazione delle provincia a cui si fa riferimento rispetto al totale nazionale. Anche in questo caso sono previsti sconti per le emittenti che usano le nuove tecnologie e quattro anni per andare a regime.
La consultazione avviata da Agcom durerà 30 giorni a partire da ieri: in questo lasso di tempo le parti interessate potranno far arrivare ad Agcom le prorpie osservazioni.