Si aprono nuove incertezze per il tormentato dossier delle frequenze 3.6-3.8 GHz, per la cui assegnazione alla banda larga mobile l’Agcom ha pubblicato le regole già un anno esatto fa.
Dal ministero allo Sviluppo economico fanno sapere al nostro sito, infatti, che prima del bando per l’assegnazione bisognerà aspettare l’esito della consultazione pubblica che sarà pubblicata “a breve”, riguardante lo studio delle interferenze su quelle frequenze.
La consultazione durerà una ventina di giorni, ma non è scontato che il bando ci sarà subito dopo con le attuali regole. E’ entrata infatti in gioco una nuova variabile: a novembre la Commissione europea (Radio Spectrum Policy Group) ha indicato quelle frequenze come fondamentali per lo sviluppo del 5G. “L’Italia invece aveva deciso di andare avanti, prima in Europa, con regole tutte speciali”, riferisce una fonte vicina al ministero e che ha lavorato al dossier. “Ossia accesso condiviso alle frequenze- con uno studio sulle possibili interferenze- e assegnazione mista a seconda delle zone, a operatori mobili e a operatori fixed wireless access”.
Secondo le regole Agcom, alcune frequenze saranno assegnate con beauty contest, mentre altre con asta onerosa. In particolare, Agcom ha stabilito che ci saranno due lotti di frequenze 3,6-3,8 GHz. Il primo è di 100 MHz, a livello nazionale, con frequenze libere da interferenze. Quelle del secondo lotto, 95 MHz, sono invece al momento occupate in parte dalla Difesa e dalle tv. Il primo lotto (riparato da interferenze grazie a un cuscinetto di 5 MHz) sarà utilizzato in zone urbane (50 MHz) ed extra urbane (i restanti 50 MHz). Quelle cittadine saranno vendute all’asta. Le frequenze extra urbane copriranno invece solo alcune regioni (sono “macro regionali”) e rispondono alle esigenze di colmare il digital divide banda ultra larga e sono quelle più indicate per il fixed wireless access. In queste zone le frequenze saranno assegnate con beauty contest. Il secondo lotto, di frequenze “sporche”, saranno invece assegnate man mano che verranno liberate. Hanno una copertura sub-nazionale.
Anche se per il principio della neutralità tecnologica le frequenze potranno essere usate anche con tecnologie future, 5G per esempio, c’è un problema di fondo. “Il problema- continua la fonte- è che le attuali regole con assegnazione condivisa potrebbero non assicurare un utilizzo ottimale delle frequenze per il 5G”.
Insomma, bisognerà aspettare l’esito della consultazione e poi forse la palla potrebbe tornare ad Agcom, sulle frequenze..
Brutte notizie per gli operatori che volevano metterci subito le mani: i mobili che intendono così potenziare il 4G; ma soprattutto gli operatori del fixed wireless access che più volte hanno richiesto quelle frequenze, da molto tempo, per sviluppare servizi di banda ultra larga fissa a 100 Megabit e oltre.