IL PIANO

Frequenze, scontro tv-telco sul piano Lamy

Reazioni divise sulla proposta Ue per la gestione dello spettro radio. Vodafone e Telefonica temono un allargamento del divario nella competizione con Usa e Asia. Favorevoli i broadcaster, Confindustria Radio Tv: “Sviluppo bilanciato tra Tv e banda larga”

Pubblicato il 02 Set 2014

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Il rapporto Lamy sulle frequenze scalda il dibattito. Se le tv plaudono alla decisione di cadenzare il rilascio della banda 700 mhz, le telco – Vodafone e Telefonica in prima linea – il termine 2020 per l’assegnazione della banda alla rete mobile rischia di allargare il divario con Nord America e Asia sui servizi dati.

Vodafone e Telefonica hanno fatto sapere che l’Europa potrebbe trovarsi in forte ritardo se aspetterà fino al 2020 per assegnare nuove licenze per lo spettro mobile, come proposto da Pascal Lamy, e potrebbe peggiorare il suo divario rispetto a Nord America e Asia, già molto più avanzate nello sviluppo dei servizi dati.

Come noto, Lamy, ex commissario per il Commercio ed ex direttore generale del Wto, è stato incaricato dalla Commissione europea di mettere a punto la nuova strategia per le telecomunicazioni. All’esecutivo di Bruxelles ha presentato un piano basato su tre punti: banda di frequenza da 700 Mhz, attualmente usata per le trasmissioni radio-televisive, da usare anche per le reti mobili ma solo entro il 2020, stabilità e sicurezza normativa per il digitale terrestre sotto i 700 Mhz fino al 2030, revisione delle politiche Ue nel 2025 per tener conto dello sviluppo tecnologico del settore.

Vodafone e Telefonica sottolineano però che lo spettro radio nella banda dei 700 Mhz dovrebbe essere reso disponibile agli operatori mobili in tempi più brevi. Del resto anche la Gsma, che rappresenta gli operatori mobili, ha risposto al Piano Lamy con una soddisfazione solo parziale: per colmare il gap con il Nord America e l’Asia, secondo l’associazione di settore, è essenziale che gli Stati membri dell’Ue abbiano la flessibilità necessaria per agire tempestivamente, preferibilmente tra il 2018 e il 2020, e magari anche prima, per rispondere alla crescita del traffico dati e al drastico cambiamento delle abitudini dei cittadini in Europa che si affidano sempre più a Internet per accedere a notizie e contenuti di intrattenimento. La Gsma chiede quindi una revisione anticipata dell’uso della banda sotto i 700 Mhz entro e non oltre il 2020, invece che nel 2025, al fine di garantire che l’Europa possa rispondere alle esigenze di un mercato in rapida evoluzione. Anne Bouverot, direttore generale della Gsma, afferma anche che i carrier mobili e i broadcaster dovrebbero poter condividere lo spettro a partire dal 2015.

Per Confindustria Radio Tv il rapporto Lamy segna un passaggio positivo per il futuro del settore televisivo e l’uso efficiente dello spettro, risorsa scarsa e pertanto preziosa. Per il presidente Rodolfo De Laurentiis “vengono infatti finalmente affermati il valore e la rilevanza del digitale terrestre affinché continui a svolgere il proprio ruolo di motore nell’intera filiera, a tutela dell’identità culturale europea e della fruibilità di contenuti di qualità, anche gratuiti, da parte dei consumatori”.

“La formula 2020-2030-2025 permette ora alla Commissione Ue di adottare un approccio industriale bilanciato e progressivo per lo sviluppo sia della tv che della banda larga mobile attraverso il monitoraggio dell’evoluzione tecnologica (soprattutto gli standard Dvb-T2 con codifica HEVC) e dei riflessi sui bisogni e le preferenze dei consumatori” dice Confindustria RadioTv.

In particolare viene sottolineata la flessibilità di 2 anni introdotta rispetto alla scadenza del 2020. Un margine importante per gli Stati che registrano percentuali particolarmente significative di diffusione del digitale terrestre, come accade in Italia: l’80%: “consente di creare un percorso condiviso tra decisori politici, Autorità e operatori – dice De Laurentiis – per l’introduzione ragionata e graduale delle migliori tecnologie, a vantaggio dei cittadini e del settore industriale”.

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