LA CONSULTAZIONE

Frequenze Wimax, ipotesi proroga al 2029. Via alla consultazione Agcom

Linkem, Tiscali, Tim, Go Internet e Mandarin chiedono 6 anni in più di utilizzo delle frequenze 3.4-3.6 GHz, assegnati nell’asta WiMax del 2007. La consultazione fino al 21 febbraio. Si va verso l’ok ma gli operatori dovranno liberare un “tesoretto”

Pubblicato il 24 Gen 2018

Patrizia Licata

5G

Resta aperta fino al 21 febbraio la consultazione Agcom sulla scadenza dei termini dell’asta WiMax fra gli operatori di telecomunicazione per capire se dare l’ok alla richiesta di proroga che Linkem, Tiscali (che controlla Aria), Tim, Go Internet e Mandarin hanno presentato al regolatore in merito ai diritti d’uso delle frequenze della banda 3.4-3.6 GHz. L’Agcom ha messo in consultazione il documento – relatore il commissario Antonio Nicita – per la valutazione delle richieste di proroga dei diritti d’uso originariamente assegnati nel 2007 con l’asta WiMax e in scadenza a dicembre 2023. Gli operatori hanno chiesto una proroga di sei anni, al 2029.

Le frequenze in questione sono state ormai dirottate dai detentori verso nuovi utilizzi più avanzati rispetto al WiMax, in particolare l’Lte Advanced e il Fixed Wireless Access, sfruttato per la connessione delle aree remote. SI tratta di una porzione di spettro particolarmente rilevante perché fa parte delle frequenze selezionate sia a livello europeo che internazionale per l’avvio dei servizi mobili 5G.

L’Agcom, secondo quanto rivela il Sole 24Ore, avrebbe espresso in linea di massima un parere favorevole alla proroga (fermo restando che Mise e Mef dovranno ratificare le eventuali decisioni post-consultazione), ma con alcuni vincoli. Innanzitutto, l’Agcom proporrebbe di concedere la proroga su 40 MHz anziché 42, con l’obiettivo di creare una sorta di “tesoretto”di frequenze da affiancare eventualmente ai 74 MHz attualmente  impiegate dal ministero della Difesa e ottenere un uso razionale ed efficiente della banda. L’autorità ridurrebbe dunque i blocchi in 2×20 MHz anziché 2×21 MHz e li renderebbe possibilmente contigui per arrivare a un costruire un blocco nazionale di 80 MHz (74 + 2×3 MHz), una quantità conforme ai nuovi requisiti tecnici per il 5G, fa sapere l’Agcom: 100 Mhz contigui è infatti una delle indicazioni per lo standard mobile di nuova generazione.

Gli operatori dovranno anche rendicontare gli investimenti sostenuti e, su base annua, l’uso efficiente delle frequenze. L’Agcom intende inoltre fissare per gli operatori detentori delle frequenze l’obbligo di “offerta wholesale della propria capacità trasmissiva wireless”, ovvero dovranno consentire ad altri operatori di offrire servizi 5G.

Occorrerà infine quantificare il contributo che Linkem, Tiscali, Tim, Go Internet e Mandarin dovranno dare negli eventuali 6 anni in più di utilizzo delle frequenze: la proposta dell’Agcom è di allineare il valore di questi contributi alla base d’asta che verrà definita per la banda “gemella” 3.6-3.8 GHz, che sarà inserita nella più ampia procedura della gara per il 5G, già prevista con la legge di Bilancio, e che includerà le bande dei 700 MHz e dei 26.5-27.5 GHz.

 “Accogliamo con favore le indicazioni espresse da Agcom nella consultazione pubblica 3.4-3.6 Ghz e auspichiamo la preziosa estensione dei diritti di questa porzione di spettro frequenziale fino al 2029. Una simile soluzione, come riconosciuto nel testo dall’Autorità, porterebbe numerosi benefici allo Stato e agli operatori interessati nonché la garanzia di nuovi investimenti per l’introduzione dei servizi 5G a beneficio dei cittadini”, commenta Alessandro Frizzoni, Ad di GO internet, titolare dei diritti su banda 3.4-3.6 GHz nelle regioni Marche ed Emilia Romagna.

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