Nel pieno della corsa globale all’intelligenza artificiale e al cloud sovrano, l’Unione Europea si prepara a lanciare il Cloud & AI Development Act, un pacchetto normativo destinato a ridefinire gli equilibri tra innovazione, sovranità tecnologica e competitività industriale. Al centro di questo scenario, le telco europee si trovano di fronte a una sfida cruciale: trasformare il proprio ruolo da semplici fornitori di infrastrutture a protagonisti attivi della nuova economia dei dati e dell’intelligenza artificiale.
Ne abbiamo parlato con Paolo Grassia, Senior Director of Public Policy di Connect Europe, che analizza le implicazioni del nuovo regolamento per il settore delle telecomunicazioni. Dalla sostenibilità dei data center ai costi di compliance, fino al rapporto strategico con gli hyperscaler e alle prospettive di crescita delle “AI factory” europee, Grassia offre una lettura lucida e concreta delle opportunità e dei rischi che attendono il comparto.
“Le regole da sole non bastano: serve una domanda forte di soluzioni europee e il coraggio politico di sostenerla”, sottolinea Grassia, evidenziando come la vera partita per l’autonomia digitale dell’Europa si giochi non solo sul piano normativo, ma soprattutto su quello industriale e strategico.
Grassia, in che modo le nuove regole del Cloud & AI Act influenzeranno gli operatori telco in termini di costi di compliance e adeguamento tecnologico?
L’obiettivo che la Commissione europea si prefigge con il Cloud & AI Development Act è quello di triplicare la capacità dei data center europei in meno di dieci anni. Questa prospettiva, di certo molto ambiziosa, sarà perseguita attraverso una serie di misure che creino le condizioni per attrarre più investimenti in data center, quali la riduzione dei tempi per ottenere i permessi necessari e l’agevolazione all’accesso alle risorse idriche, energetiche e territoriali indispensabili per costruire e operare i data center. Quindi, almeno in via di principio, il Cloud & AI Development Act dovrebbe mitigare alcuni costi, soprattutto di natura burocratica. D’altro canto, la Commissione pone l’accento sulla sostenibilità e la riduzione dell’impatto ambientale dei data center, che la proposta di legge punta ad incentivare. Se il regolamento dovesse prevedere dei parametri obbligatori in termini di sostenibilità ambientale, ciò potrebbe comportare dei costi aggiuntivi di compliance e adeguamento tecnologica. Bisogna tuttavia puntualizzare che il regolamento è ancora in fase di definizione e, ad oggi, non ci è dato conoscere il contenuto della proposta che vedrà la luce solo nei primi mesi del 2026. Pertanto, è assolutamente prematuro fare bilanci.
Le telco gestiscono enormi quantità di dati sensibili: quali saranno le implicazioni delle norme sulla sovranità digitale e la portabilità dei dati per il settore delle telecomunicazioni?
Innanzitutto, va detto che il settore telecom supporta i piani dell’UE per rafforzare la sovranità digitale, e invito tutti ad interpretarli come una leva per la crescita industriale, piuttosto che come mero protezionismo. Sono convinto che le norme sulla sovranità digitale eventualmente previste dal Cloud & AI Development Act possano rappresentare un’opportunità per il settore delle telecomunicazioni. Le aziende telecom sono attori di mercato europei, che operano infrastrutture critiche nazionali e forniscono connettività ai cittadini, alle aziende e alle amministrazioni pubbliche dell’UE. Sono anche fornitori di cloud computing, anche se impallidiscono di fronte ai grandi ‘hyperscaler’ statunitensi che, ad oggi, detengono più del 70% del mercato europeo. L’ambizione degli operatori è di aumentare il proprio peso nel mercato del cloud, grazie alla crescente consapevolezza che occorre affrancarsi dagli oligopolisti americani del cloud e alla richiesta di cloud sovrano che sta prendendo piede un po’ dappertutto in Europa. Il settore telecom potrebbe quindi proporsi come fulcro di una nuova offerta di cloud ‘made in Europe’, che si fondi su infrastrutture europee e che metta al centro la protezione e la sicurezza dei dati UE. A tale proposito, il Cloud & AI Development Act dovrebbe introdurre una chiara definizione di cloud sovrano, in modo da fare chiarezza in un mercato pieno di sedicenti offerte di cloud sovrano da parte degli hyperscaler.
Secondo lei, il Cloud & AI Act apre spazi perché le telco possano avere un ruolo più centrale nello sviluppo e nell’erogazione di servizi AI, o rischia di relegarle a meri fornitori di infrastrutture?
Gli operatori di telecomunicazioni hanno già da anni colto le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale nell’ambito dei servizi di assistenza alla clientela, del marketing e, sempre più, per l’automazione delle sofisticate funzionalità delle loro reti. In un mercato dell’AI in evoluzione, è difficile prevedere quali possano essere gli spiragli per un ruolo più preponderante delle telco nei prossimi anni. Detto ciò, non vedo necessariamente una dicotomia tra erogazione di servizi AI e vocazione infrastrutturale. Anzi, con le cosiddette ‘AI factory’ – dei super data center che supportano l’intero ciclo di vita dell’intelligenza artificiale, dall’addestramento alla produzione di nuovi ‘ragionamenti’ – AI e infrastruttura si incontrano e si fondono. Le telco sono naturalmente portate a partecipare allo sviluppo delle AI factory, e possono anche mettere le loro infrastrutture tradizionali – sempre più virtualizzate e arricchite dall’edge cloud – al servizio di queste nuove fabbriche digitali. Il Cloud & AI Development Act dovrebbe fornire la cornice regolamentare per lo sviluppo delle AI factory, a cui l’UE ha già impresso una direzione con l’iniziativa InvestAI e il piano d’azione ‘AI Continent’, che hanno messo sul piatto 20 miliardi di euro per l’avvio di almeno 13 AI factory e cinque ‘gigafactory’ ancora più potenti. Va notato che le principali telco europee stanno partecipando assieme ad altri partner industriali nei progetti per la creazione delle AI factory in vari paesi europei. A livello mondiale, un recente rapporto di Analysys Mason prevede che gli operatori telecom investiranno 17 miliardi di dollari in infrastrutture AI nel 2030, contro i 7 miliardi spesi nel 20241.
Le telco europee spesso dipendono da grandi provider cloud extra-UE: il nuovo quadro normativo potrà riequilibrare il rapporto di forza con gli hyperscaler o aumenterà ulteriormente la complessità?
Il rapporto tra telecom e hyperscaler è l’esempio per eccellenza del concetto di “coopetizione”. Da un lato, competono direttamente in diversi segmenti di mercato, come quello delle comunicazioni interpersonali e dei servizi IT business. Dall’altro lato, gli hyperscaler si sono imposti da anni come partner imprescindibili degli operatori telecom, che hanno dovuto avvalersi delle impareggiabili infrastrutture cloud e capacità dei grossi provider per poter modernizzare le proprie reti e i servizi per i clienti. Ora, però, il quadro geopolitico e il perseguimento della sovranità digitale UE offrono una nuova opportunità al nostro settore. Le telco hanno buone chance di ritagliarsi un ruolo importante nello sviluppo di infrastrutture AI e nell’offerta di modelli di cloud sovrano, ma rimane impensabile che il sodalizio tra telecom e hyperscaler possa rompersi nel prossimo futuro. La speranza, però, è che iniziative come il Cloud & AI Development Act possano dare stimolo all’ecosistema del cloud europeo, rafforzando alcuni fornitori che si stanno distinguendo per innovatività, ma che sono ancora troppo piccoli per poter competere ad armi pari con gli hyperscaler. Una maggiore concorrenza nel mercato del cloud può aiutare a riequilibrare il rapporto di forza tra telecom e hyperscaler.
Qual è il rischio principale che le nuove regole pongono all’innovazione delle telco e, al contrario, quale opportunità potrebbe emergere per rafforzare la loro competitività nel mercato europeo?
Come già detto, è troppo presto per trarre conclusioni, dato che il Cloud & AI Development Act è ancora di là da venire. Non bisogna però considerare la nuova proposta in isolamento, poiché il regolamento farà parte di un quadro normativo più ampio che può offrire considerevoli opportunità alle telco. Il Data Act, entrato in vigore il mese scorso, si propone di facilitare lo switching e la portabilità dei servizi cloud con misure mutuate dalla regolamentazione delle telecomunicazioni, che si spera possano intaccare i fenomeni di ‘lock-in’ che affliggono i clienti degli hyperscaler. Inoltre, il rispetto da parte delle telco dei più alti standard di privacy e sicurezza imposti dalla normativa europea garantisce loro un vantaggio competitivo nei confronti dei fornitori extra-UE, soprattutto nell’ottica dello sviluppo di soluzioni di cloud sovrano. Allo stesso tempo, un’implementazione dell’AI Act che porti ad un’interpretazione eccessivamente severa ed estensiva di cosa costituisca AI ad alto rischio potrebbe rallentare l’innovazione nel settore telecom. Le regole, però, non sono tutto. Dobbiamo guardare con attenzione a quei progetti su scala europea che mettono le telecom al centro dell’innovazione, in particolare il progetto europeo di comune interesse (IPCEI) su cloud ed edge computing che promuove ricerca, sviluppo e implementazione industriale di un’infrastruttura integrata cloud-edge che possa supportare i servizi del futuro fondati sull’intelligenza artificiale.
Possiamo dire le telco sono pronte?
Il settore telecom è pronto a giocare la sua partita per lo sviluppo dell’infrastruttura europea per il cloud e l’AI. Ma, per vincere questa partita, le regole non bastano. Serve il coraggio politico per creare una nuova domanda di soluzioni europee che ne incoraggi gli investimenti a lungo termine. Questa domanda, questa massa critica, deve provenire innanzitutto da quei settori critici della nostra società che più necessitano di alternative tecnologiche rispondenti a criteri di sovranità. Il dibattito in corso sul ‘Buy European’ – cioè di stabilire eventualmente requisiti di preferenza per servizi europei negli appalti pubblici – è di estrema rilevanza e potrebbe rappresentare un volano per l’industria europea nella corsa all’infrastruttura cloud e AI del futuro.



































































