IL CASO

Huawei “pericolosa”: niente broadband in Australia

“Mette a rischio la nostra sicurezza”: il nuovo governo conservatore conferma la messa al bando del precedente esecutivo laburista. Per i cinesi niente rete ultraveloce

Pubblicato il 01 Nov 2013

Mila Fiordalisi

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La cinese Huawei non potrà partecipare alle gare di appaltoper la realizzazione della rete nazionale a banda larga in Autralia. Questa la decisione de nuovo governo australiano. Il premier Tony Abbott ha scritto al leader dell’opposizione laburista Bill Shorten- riferiscono i media locali – confermando la posizione del precedente esecutivo che aveva espresso timori sulla sicurezza nazionale.

Nella lettera il premier spiega che alla base della decisione ci sono i pareri espressi a suo tempo dalle Agenzie per la sicurezza che avevano evidenziato il rischio per la sicurezza delle comunicazioni e quindi di informazioni strategiche per il Paese. “Le conclusioni delle agenzie per la sicurezza rimangono valide”, scrive il premier. L’azienda cinese non ce l’ha fatta dunque a mettere a segno la commessa nonostante il cambio di guardia alla guida del Paese. La speranza era che il nuovo governo conservatore rivedesse la posizione espressa dai predecessori, ma così non è andata.

Intanto però in Australia marcia al ralenti l’ambizioso progetto annunciato qualche anno fa per la realizzazione di una rete Ngn in tutto il Paese. Nato con il precedente governo laburista, il roll out della rete registra oggi un ritardo sempre più pesante, al punto che il quotidiano nazionale Financial Review parla di pericolo un alt definitivo. Una situazione che sconta anche la crisi politica sfociata nelle nuove elezioni che hanno visto il Labor tramontare dopo sei anni di guida del Paese. E su cui tuttora si consuma uno scontro tra l’attuale e il precedente ministro alle Comunicazioni e le aziende chiamate alla realizzazione.

Le stime di Nbn (National broadband network), società del governo che collabora con l’ex incumbent Telstra per la realizzazione dell’Ngn nazionale, prevedevano la copertura di oltre 318mila edifici entro la fine di settembre. Ne sono stati coperti invece 227mila, e molti di questi sono condomini e centri commerciali non in grado di accedere ai servizi.

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