IL REPORT

I-Com: “Italia pronta ad innovare, investire di più su reti e scuola”

L’ultimo report dell’Istituto per la Competitività disegna un Paese sempre più consapevole dell’importanza del digitale: inoltre il 90% delle persone lo considera leva di rilancio dell’occupazione. Ma le barriere tecnologiche e culturali rischiano di frenare il processo

Pubblicato il 22 Ott 2014

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L’Italia è pronta per innovare, nonostante le condizioni di contesto non sempre favorevoli. La fotografia è scattata da uno studio I-Com (Istituto per la Competitività) per conto di ING Bank.

Secondo lo studio il 91,1% degli italiani adulti ritiene l’innovazio­ne importante per la crescita economica del Paese e il rilancio dell’occupazione. Si tratta di una stragrande mag­gioranza che scende però in maniera significativa, pur rimanendo elevata, per le classi di età over 65 e per livelli di istruzione bassi (licenza media o titolo inferiore).

Il 54,1% ritiene che le PMI siano i soggetti più innovativi mentre 36% indica le grandi aziende e solo il 7,9% le amministrazioni pubbliche. In assoluto, secondo gli intervistati, il soggetto pubblico dovrebbe essere il principale finanziatore dell’innovazione (42,6%). Non è così nel Nord Est, dove viene preferito il ricorso ai prestiti delle banche (42,8% vs 38,5%);

Tra le forme di finanziamento privato all’innovazione, le banche (34,8%) superano i canali azionari e obbligazionari (21,3%).

Focus anche sul lavoro. Il 74% del campione pensa che nell’arco dei prossimi 35 anni il telelavoro sostituirà gli attuali modelli organizzativi. Il 65,3% ritiene che i robot prenderanno il posto degli esseri umani nella maggior parte delle occupazioni attuali. Il 61,9% crede nella realizzazione compiuta della sharing economy. Le percentuali relative alle prime due risposte salgono in maniera significativa tra gli intervistati di genere femminile.

Il 48,9% del panel ritiene che l’istruzione sia il fattore cruciale e necessario per l’innovazione, nettamente davanti alla capacità di adeguarsi alle circostanze (23,2%), al talento (21,2%) e alla fortuna (6,3%).

Il sondaggio approfondisce, poi, il tema dell’innovazione digitale in banca. Tra chi effettua almeno un’operazione settimanale, l’home banking è più popolare dello sportello fisico (22,4% contro il 9,4%); il 90,7% del campione controlla il conto online con cadenza mensile. Il 58,3% effettua bonifici almeno una volta al mese.

Per un terzo del campione entro i prossimi 5 anni il mobile banking sarà il canale prevalente per le operazioni bancarie. Per il 59,6% ciò accadrà entro i prossimi 10 anni; la consulenza finanziaria del futuro sarà online: per il 29% degli intervistati si tratta di uno scenario che si realizzerà in 5 anni, mentre per il 56% in 10 anni.

In Italia internet è lo strumento di interazione con la Pubblica Amministrazione nel 21% dei casi. Ben al di sotto del 41% della media europea e dei casi di eccellenza, rappresentati da Danimarca (85%) e Olanda (79%);

In tema di e-commerce tra gli ultra-quattordicenni i servizi assicurativi, bancari e finanziari sono il comparto a maggiore crescita, passando dal 6% del 2012 al 13,7% del 2013. Segue l’acquisto di libri e riviste (dal 25,1% al 34,3%);

In Italia il 68% delle abitazioni sono connesse alla broadband. In Europa la media è del 76%. In Finlandia, UK e Olanda il dato supera l’87%, mentre in Romania e Grecia si aggira intorno al 55%. Nel 2013 l’Italia ha fatto più progressi di tutti gli altri Paesi UE, passando dal 55% di case connesse nel 2012 al 68% del 2013. La velocità della connessione fissa lascia a desiderare: circa l’80% si attesta in Italia tra i 2 e i 10 Mbps. Solo lo 0,6% supera i 30 Mbps, mente in Europa ciò accade in media nel 21,2% dei casi;

“Nonostante condizioni di contesto spesso sfavorevoli, i fatti dimostrano che l’Italia è un Paese che può e sa essere più innovativo di quanto si pensi. Lo conferma la crescita a due cifre nell’ultimo biennio di alcuni servizi digitali, come il mobile banking e l’e-commerce” – rileva Stefano da Empoli, presidente di I-Com – Barriere tecnologiche, strutturali e culturali non ci consentono, tuttavia, di tenere il passo rispetto al resto dell’Europa. Crediamo, dunque, sia urgente intervenire incrementando gli investimenti nelle reti fisse e mobili, digitalizzando i servizi pubblici e implementando programmi di alfabetizzazione digitale, a partire dalle scuole”.

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