L'INCHIESTA UE

Il Governo svedese all’Ue: “Sanzioni anti-dumping alla Cina? Un boomerang”

Il ministro del Commercio Ewa Bjorling contro l’intenzione di Bruxelles di intervenire ai danni di Huawei e Zte per aiuti di Stato: “Se Pechino facesse lo stesso con le aziende Ue in Cina sarebbe un danno più per noi che per loro”

Pubblicato il 04 Giu 2012

Paolo Anastasio

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Dopo l’intervento di Ericsson, contraria all’intenzione dell’Ue di punire le cinesi Huawei e Zte, finite sotto la lente di Bruxelles con l’accusa di praticare prezzi sotto costi in Europa grazie a sovvenzioni illegali da parte del governo cinese, scende in campo anche il Governo svedese. Ewa Bjorling, ministro svedese del Commercio, mette in guardia l’Ue sui rischi di un’eventuale inchiesta formale ai danni della Cina, sotto osservazione da parte di Bruxelles per aiuti di Stato a favore di Huawei e Zte, i due fornitori di apparati di networking. Le due aziende cinesi, secondo l’Ue, avrebbero praticato dumping commerciale nei mercato dell’Unione Europea grazie al sostegno di Pechino. Il ministro svedese ha confermato che funzionari dell’Ue hanno informato gli Stati membri durante un meeting privato di disporre di prove evidenti di aiuti di Stato da parte di Pechino a favore di Zte e Huawei.

Il ministro svedese teme che l’Ue passi alle vie di fatto introducendo tariffe punitive ai danni di Zte e Huawei, che grazie agli aiuti di Pechino hanno praticato vendite sotto costo nell’Ue. Ma una mossa del genere potrebbe trasformarsi in un boomerang per le aziende europee del settore, fra cui Ericsson, Nokia Siemens Networks e Alcatel Lucent, tutte sotto pressione per l’aggressiva concorrenza dei competitor cinesi nei mercati europei.

“Mentre la quota di mercato delle aziende cinesi nel settore degli apparati di networking wireless è del 30%, bisogna ricordare che la quota in Cina delle aziende Ue nello stesso settore è del 45%. Se la Cina rispondesse all’Ue con la stessa moneta, sarebbe sicuramente un danno maggiore per noi che per loro”.

L’Unione Europea non ha commentato, anche se in passato funzionari dell’Ue hanno puntato il dito a più riprese contro presunti aiuti di Stato da parte di pechino a favore di diverse aziende connazionali. Fra le misure di sostegno finite nel mirino dell’Ue l’apertura di linee di credito agevolato da parte di banche statali, generosi assegni per ricerca e sviluppo e sconti fiscali.
Bjorling ha detto che probabilmente le critiche dell’Ue sono corrette, però ritiene che un modo migliore per contrastare il fenomeno sia quello di partecipare ai negoziati in atto fra Cina e Usa per la Redazione di linee guida in materia di finanziamenti statali all’import-export e sostegno all’innovazione.

Bjorling ha inviato una lettera al commissario Ue per il Commercio Karel De Gucht e ha discusso la questione con altri ministri dell’Ue che la pensano come lei. Il ministro svedese ritiene che l’iniziativa dell’Ue, che vorrebbe intervenire senza che ci sia stata alcuna denuncia formale da parte di alcuna azienda, non è la strada giusta.

Le aziende europee del settore networking non navigano in buone acque. Nokia-Siemens a novembre ha annunciato un piano di ristrutturazione che implica 17mila tagli entro il 2013.
Alcate-Lucent a febbraio ha annunciato 1.800 tagli, mentre Ericsson, leader di settore, ha reso noto che il margine operativo nel primo trimestre del 2012 è passati dal 38,5% al 33,3% a causa della contrazione dei ricavi nel segmento networking.

La settimana scorsa Ericsson si era schierata a sorpresa contro la commissione Ue, intenzionata ad aprire un procedimento formale nei confronti di Huawei e Zte, i due fornitori cinesi di apparati di networking accusati da Bruxelles di fruire di aiuti di Stato e di praticare dumping commerciale in Europa, vendendo i loro prodotti sotto costo, danneggiando così la concorrenza.

Ulf Persson, responsabile delle relazioni istituzionali e industriali di Ericsson, ha detto che i piani della Commissione di aprire un contenzioso anti-dumping con le aziende cinesi, che potrebbe sfociare nell’applicazione di tariffe punitive ai danni di Huawei e Zte, è il modo sbagliato di procedere.

“Ericsson è un forte sostenitore del libero mercato e noi non siamo favorevoli a questo modo unilaterale di procedere”, ha detto Pehrsson. Secondo la casa svedese, L’Ue rischia di innescare “una spirale negativa” prendendo di mira singole aziende cinesi.

La vicenda rappresenta un precedente, perché è la prima volta che la Commissione agisce sua sponte sul fronte del commercio internazionale, e non in risposta alla segnalazione di un’azienda privata.

Pehrsson ha detto che un passo del genere da parte dell’Ue sarebbe “unico”, visto che la commissione in passato non ha mai intrapreso un’indagine commerciale senza aver prima ricevuto una denuncia da parte di un’altra azienda. “La Commissione Ue si sta muovendo in maniera totalmente autonoma in questo caso, senza alcuna richiesta da parte dell’industria”, ha detto Pehrsson. Ericsson, dal canto suo, “è favorevole all’applicazione di regole globali, valide per tutti i player industriali”, prendendo ad esempio i negoziati in corso fra Usa e Pechino per la messa a punto di regole e linee guida in tema di export-credito e finanziamenti.

Il commissario europeo per il Commercio Karel De Gucht nelle scorse settimane ha detto che l’Ue stava programmando nuove forme di difesa per contrastare forme di sussidio statale e dumping da parte dei partner commerciali come la Cina. La Cina è il secondo partner commerciale dell’Ue dopo gli Usa, con previsione per il 2012 di scambi commerciali per un totale di 500 miliardi di euro. Ma i rapporti sono tesi. In passato De Gucht si è lamentato del fatto che la Cina sovvenziona “quasi tutto”, rendendo difficile competere.

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