FREQUENZE

Interferenze Lte-Tv, 700mila le abitazioni a rischio

Mario Frullone, direttore ricerche della Fondazione Ugo Bordoni: “In caso di disturbo i cittadini dovranno chiamare un call center gestito dalla Fub che chiamerà l’operatore per il ripristino del segnale”

Pubblicato il 26 Nov 2012

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A partire dal primo gennaio del 2013, saranno meno del previsto – 700mila e non un milione – le antenne del digitale terrestre tv che rischiano di subire interferenze dall’Lte. Le ultime stime della Fub (Fondazione Ugo Bordoni) limitano l’allarme interferenza legate al passaggio delle frequenze a 800 Mhz a Telecom Italia, Vodafone e Wind. Per eliminare l’interferenza è sufficiente chiamare l’antennista e montare un filtro particolare.

C’è da dire che il potenziale accecamento delle antenne tv italiane è inferiore ai 2 milioni di abitazioni considerati a rischio disturbi nel Regno Unito dall’Ofcom, l’Agcom di Londra.

“Saranno circa 700mila antenne (abitazioni, ndr) ad essere coinvolte” ha detto a Radio24 Mario Frullone, direttore delle ricerche della Fub, braccio operativo del Ministero dello Sviluppo Economico in materia di spettro radio. In caso di disturbo al segnale televisivo, “i cittadini dovranno chiamare un call center, che dovrebbe essere gestito dalla Fub – aggiunge Frullone – e sarà la Fub a chiamare l’operatore per il ripristino del segnale”.

“C’è un tavolo presso il ministero dello Sviluppo economico al quale partecipano gli operatori che hanno già dato la propria disponibilità a farsi carico degli oneri”, ha aggiunto Frullone.

Le stime della Fub sono basate su simulazioni e studi di laboratorio e sul campo, frutto della collaborazione con l’Istituto superiore delle Comunicazioni nell’ambito del Tavolo tecnico nato all’indomani dell’asta Lte in seno al Dipartimento delle Comunicazioni del Mise, per studiare tutte le problematiche post gara. Al tavolo partecipano anche le telco e i broadcaster.

Le telco, come anticipato il 19 ottobre scorso dal Corriere delle Comunicazioni, sono disponibili al pagamento dei filtri anti-interferenza necessari per eliminare i disturbi alle antenne di ricezione del digitale terrestre. L’accordo evita di gravare sulle spalle dei cittadini che dovrebbero sostenere i costi dei filtri necessari al ripristino del segnale televisivo oscurato dai nuovi apparati 4G. Il costo dei filtri può variare da 20 euro a 130 euro, a seconda del tipo di interferenza, che può essere da canale adiacente o da “accecamento”.

In assenza di un regolamento coercitivo, depennato dal decreto Crescita 2.0, gli operatori sarebbero d’accordo nell’affidare alla Fub, in qualità di arbitro “super partes”, sotto l’egida del ministero, la gestione del procedimento di misurazione delle interferenze e di rendicontazione dei costi a carico dei singoli operatori. Il principio resterebbe quello del pagamento “a distrubo” già previsto nella bozza del decreto. Nei mesi scorsi, la Fub, insieme al Dipartimento delle Comunicazioni dell’Istituto superiore delle comunicazioni e agli operatori stessi, ha condotto sperimentazioni di laboratorio, realizzando un modello che rappresenta in maniera affidabile l’entità e soprattutto la paternità dei disturbi provocati dai singoli operatori.
Il modello realizzato dalla Fub sarebbe in grado di individuare a priori i “falsi allarmi” interferenza che potrebbero arrivare dai “furbetti” che probabilmente potrebbero tentare di far pagare agli operatori per interferenze o malfunzionamenti del digitale terrestre indipendenti dall’Lte. Tagliando i “falsi allarmi”, secondo fonti vicine al dossier, il costo complessivo per eliminare le interferenze potrebbe aggirarsi intorno ad una somma complessiva di 60-70 milioni di euro in tutto.

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