OSSERVATORI POLIMI

Internet delle cose, in Italia 4 milioni di oggetti interconnessi

Osservatorio Internet of Things del Polimi: la crescita dal 2010 al 2011 è stata del 13%. A quota 34 mln i contatori elettrici “intelligenti”. Ancora poche le applicazioni evolute. Perego: “Fondamentale l’iniziativa dei privati per sviluppare il mercato”

Pubblicato il 07 Mar 2012

Federica Meta

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Sono 3,9 milioni gli oggetti intelligenti interconnessi in Italia nel 2011 (+13% rispetto al 2010), a cui si aggiungono 34 milioni di contatori elettrici. La maggior parte delle applicazioni “evolute” tuttavia sono ancora a uno stadio embrionale o sperimentale. A dirlo la ricerca dell’Osservatorio Internet of Things, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con il Dipartimento di Elettronica eInformazione e con il supporto di BTicino, Engineering, Eni, Italtel, Minteos, Softec, Telecom Italia, Telit,Vodafone, Exprivia, Indesit Company.

La studio ha identificato ed analizzato gli ambiti applicativi dell’Internet of Things in Italia e nel mondo, con oltre 350 studi di caso per individuare i progetti più interessanti, stimare il livello di diffusione e valutare i benefici del paradigma dell’Internet delle cose. Ha approfondito tre filoni di ricerca verticali di particolare interesse (Smart City, Smart Home & Building, Smart Energy & Gas Metering) ed analizzato lo stato dell’arte e degli sviluppi attesi delle tecnologie, con il supporto del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano e dell’Rfid Solution Center.

“L’Internet of Things possiede un potenziale applicativo sterminato e certamente inciderà progressivamente sul tessuto economico e sociale di ogni Nazione – spiega Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things – La velocità di diffusione nei diversi ambiti applicativi però non sarà omogenea, ma condizionata da fattori tecnologici e competitivi articolati. Tutti gli oggetti, infatti, possono diventare “intelligenti” connettendosi alla rete e scambiando informazioni su di sé e sull’ambiente circostante, ma questo processo non avverrà in tutti gli ambiti con la stessa velocità: essa dipenderà dall’esistenza di soluzioni tecnologiche consolidate, dagli equilibri competitivi dei mercati e, in definitiva, dal bilancio tra il valore dell’informazione e il costo di creazione della rete di oggetti intelligenti”.

“L’iniziativa privata è indispensabile per portare innovatività, creatività e, al contempo, velocità nella selezione degli ambiti più promettenti”.

A fianco di questo, un ruolo chiave nello sviluppo dell’Internet of Things è svolto dal soggetto pubblico, nella sua funzione di regolatore, finanziatore o committente. “In molti ambiti – prosegue Perego – il soggetto pubblico agisce come ente regolatore, imponendo l’adozione di soluzioni ritenute di valore per il sistema paese. In altri casi effettua a livello centrale un’azione di indirizzo delle iniziative attraverso lo stanziamento di fondi “straordinari” destinati a enti pubblici locali e aziende private. Infine, vi sono alcuni ambiti in cui è direttamente il committente”.

Dei quasi 4 milioni di oggetti interconessi tramite rete cellulare, l’ambito più rilevante è lo Smart Car è del 43% in termini di numero di oggetti connessi, seguito dallo Smart Metering e lo Smart Asset Management nelle Utility (32%), lo Smart Home & Building (10%), in particolare per soluzioni relative ad antintrusione evideosorveglianza e, in seconda battuta, la gestione di impianti da remoto (ad esempio di riscaldamento eraffrescamento).

La maggior parte delle applicazioni “evolute” in ottica Internet of Things in Italia si trova però ancora a uno stadio embrionale o sperimentale. Gli ambiti applicativi più consolidati infatti riguardano per lo più soluzioni semplici, con oggetti dotati di una sola funzione specifica e che rispecchiano solo marginalmente le caratteristiche di apertura e raggiungibilità che caratterizzano l’Internet of Things. Ne sono esempi l’antintrusione e la videosorveglianza (Smart Home & Building, Smart City & Smart Environment), la gestione delle flotte aziendali (Smart Logistics), la tracciabilità di “oggetti di valore” come apparecchiature elettrobiomedicali e la manutenzione di dispositivi e impianti (Smart Asset Management), il monitoraggio del traffico cittadino tramite telecamere o spire conduttive e la localizzazione dei mezzi utilizzati per il trasporto pubblico (Smart City & Smart Environment).

Tra le soluzioni consolidate vicine al paradigma Internet of Things (cioè caratterizzate da una maggiore raggiungibilità degli oggetti e, in alcuni casi, da funzionalità di elaborazione dati in locale) ci sono i contatori intelligenti per la misura dei consumi elettrici (Smart Metering elettrico), le soluzioni domotiche per l’energy management, la sicurezza delle persone e la gestione di scenari ambientali (Smart Home & Building), i servizi di infomobilità e i box Gps per la localizzazione dei veicoli privati e la registrazione dei parametri di guida (Smart Car).

Gli ambiti “sperimentali” di Internet of Things in Italia presentano invece poche applicazioni esecutive e molti progetti pilota e sperimentazioni. Le soluzioni basate su tecnologie Rfid per la gestione della supply chain (Smart Logistics) ad esempio stentano ancora a decollare.

Le soluzioni di telemonitoraggio dei pazienti (eHealth) che consentono di ridurre il ricorso all’ospedalizzazione, contraendo i costi e al contempo migliorando la qualità di vita e cura dei pazienti, sono disponibili ma si riscontra una certa lentezza nel passare dai pilota ai progetti esecutivi. Per lo Smart Metering non elettrico, è la normativa che può fare da traino allo sviluppo delle applicazioni.

Ci sono poi ambiti “embrionali” di Internet of Things, in cui il valore delle soluzioni è stato solo immaginato a livello di concept: prevalgono sperimentazioni di piccola scala, tra cui le più avanzate sono quelle in ambito energetico (Smart Grid).

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