LA VERTENZA

Italtel, chiuso l’accordo: meno benefit e reintegro per gli esuberi

Grazie all’intesa siglata al Mise, che consente all’azienda di risparmiare 8,2 milioni, sarà possibile il rientro dei 127 in cassa integrazione e l’avvio di un percorso di riqualificazione per i dipendenti. Ora la parola ai lavoratori per la ratifica

Pubblicato il 13 Feb 2015

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I 127 lavoratori ancora in cassa integrazione dal piano di rifinanziamento di Italtel del 2012 potranno contare sul reintegro in azienda entro al fine del 2015, insieme a un piano complessivo di riqualificazione. In cambio i lavoratori accettano una revisione della contrattazione integrativa che consentirà all’azienda risparmi per 2 milioni di euro nel quadro complessivo di taglio dei costi di 8,2 milioni di euro.

Sono queste le basi dell’accordo su base biennale raggiunto ieri sera al ministero dello Sviluppo economico dal management dell’azienda e dai rappresentanti dei lavoratori di Fim, Fiom e Uilm. Un’intesa che nei prossimi giorni, lunedì 16 e martedì 17, sarà sottoposta con un referendum all’approvazione dei lavoratori. Il piano, che va a inserirsi nell’obiettivo del ritorno in attivo dell’azienda entro al fine del 2015, prevede tre punti chiave: gli ammortizzatori sociali, la riqualificazione del personale e la revisione della contrattazione di secondo livello.

Nel dettaglio, la cig in deroga riguarderà da aprile ad agosto 947 lavoratori (127 in rotazione del 10% e 820 che osserveranno 3 giorno all’anno di Cigd), mentre da agosto a dicembre ci sarà il passaggio alla Cigs per riorganizzazione (rotazione al 10% per 127 e due giorni l’anno di Cigd per 820perosne), mentre nel 2015 sarà la volta dei contratti di solidarietà per 950 persone con riduzione tra il 14 e il 15%.

“In un contesto complesso come quello che stiamo affrontando a livello aziendale e di sistema Paese, sono convinto che questo sia il miglior accordo possibile – afferma Stefano Pileri, Ad di Italtel – Da un lato infatti consente di salvaguardare l’occupazione, dall’altro ci permette di continuare il cammino di rilancio intrapreso nell’ultimo biennio. Lo sostengo fermamente e sono certo che per il bene di Italtel, che guido con orgoglio dal 2011, sia un passaggio importante per accelerare ulteriormente la crescita sul mercato che ci attendiamo grazie all’impegno e alla collaborazione di tutti”.

“Con questa intesa, le parti – sottolinea Giampiero Castano, responsabile dell’unità di Gestione delle crisi industriali del Mise – hanno inteso avviare una nuova e positiva fase nella gestione di Italtel. Una fase che, superando le criticità finanziarie e occupazionali che l’hanno contraddistinta per lungo tempo, ora potrà essere caratterizzata da programmi di crescita delle competenze, di ricerca e sviluppo tecnologico, di conquista di nuovi mercati. Anche con questa vertenza – conclude Castano – il Governo conferma di essere fortemente impegnato nel sostegno del settore Tlc e delle imprese più innovative che in esso sono presenti e dunque nel favorire ogni iniziativa societaria realmente finalizzata al rafforzamento di imprese come Italtel”.

“I lavoratori – spiega Roberta Turi, segretario nazionale Fiom Cgil – verranno tutti coinvolti in corsi di formazione che gli consentiranno di conseguire delle certificazioni e di rientrare definitivamente dalla cassa nel 2016. L’accordo prevede per i lavoratori in cassa integrazione, oltre alla rotazione, un’integrazione al reddito di 250 euro”. “Rispetto alla disdetta di tutti gli accordi integrativi, che era stata sospesa per consentire di continuare la trattativa – prosegue la rappresentante dei metalmeccanici Cgil – si è raggiunta un’intesa che prevede la sospensione, per due anni, di alcuni istituti, e la revisione, sempre temporanea, della trasferta, della reperibilità e di altri istituti aggiuntivi al contratto nazionale”. “La Fiom – conclude Turi – ritiene positiva quest’ipotesi, raggiunta grazie alla grande mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori di Italtel che hanno lottato per la ricollocazione di colleghi che per l’azienda non dovevano rientrare nel ciclo produttivo e hanno impedito lo smantellamento della contrattazione integrativa”.

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