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Iva sugli e-book al 10%: Franceschini tenta il colpo di mano

Più che dimezzare l’imposta sui libri elettronici, ora al 22%: questa la misura contenuta nella bozza di decreto che sarà giovedì all’esame del Consiglio dei ministri. Ma gli editori continuano a fare pressing per la parificazione con il cartaceo

Pubblicato il 20 Mag 2014

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La norma per la riduzione dell’Iva sugli e-book è contenuta nella bozza del decreto legge per la tutela e lo sviluppo del patrimonio culturale la cui discussione in Consiglio dei ministri dovrebbe essere calendarizzata per la riunione di giovedì. A confermarlo sono fonti del ministero per i Beni e le attività culturali, che specificano come la bozza di decreto fosse già andata in preconsiglio nell’ultima seduta, senza però arrivare alla discussione e all’approvazione. Se dall’ultimo Cdm prima delle elezioni europee arrivasse l’ok al provvedimento senza modifiche su questo punto, l’imposta sul valore aggiunto per i testi digitali verrebbe così più che dimezzata, passando dall’attuale 22% al 10%.

Con questa proposta il ministro Dario Franceschini metterebbe in atto una sorta di mediazione tra la situazione attuale e le richieste degli editori, che chiedono l’allineamento dell’Iva per gli e-book a quella applicata per i testi cartacei, e quindi al 4%.

Gli editori italiani sono da tempo in pressing per ottenere dal Governo un provvedimento in questo senso, lamentando le disparità di trattamento rispetto a chi vende e-book ma ha sede all’estero, come succede ad esempio per Amazon, che in Lussemburgo beneficia dell’iva al 3%, e chi ha sede in Italia ed è sottoposto a condizioni più svantaggiose.

Nel resto d’Europa la questione è diventata un caso: due governi sono già in procedura d’infrazione per aver unilateralmente deciso di ridurre l’Iva sugli e-book, la Francia, che applica un’aliquota del 7%, e il Lussemburgo, che applica il 3%.

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