Gli utenti “intensivi” del 4G sfruttano ancora più banda degli utenti pesanti del 3G, come rivela il nuovo studio di Jdsu: sulle reti 4G, infatti, appena lo 0,1% degli utenti è responsabile del consumo di metà di tutto il traffico downlink, contro l’1% che sulle reti 3G attrae la metà del traffico in entrata.
“Gli utenti dell’Lte sono dieci volte più ‘estremi’ degli utenti del 3G“, afferma Mike Flanagan, Cto della divisione mobility che fa parte del dipartimento network and service enablement di Jdsu. Flanagan è l’ex Cto di Arieso, società specializzata in ottimizzazione delle reti, acquisita da Jdsu nel marzo del 2013.
In un’intervista col sito Total Telecom, Flanagan dichiara che i dati dello studio sono “spaventosi da un lato ma dall’altro anche rassicuranti, perché quando si impiegano le piccole celle si riesce a raggiungere quel singolo utente ogni mille, anziché uno ogni cento”.
Restano una serie di problematiche da affrontare per rendere la tecnologia delle small cell nei luoghi aperti economicamente sostenibile, dai costi di affitto del sito alla disponibilità di siti adatti con la capacità di backhaul necessaria, ma Flanagan pensa che occorra “una visione d’insieme” per realizzare i benefici delle piccole celle: gli operatori non devono concentrarsi solo sui costi di deployment, cercando di minimizzarli, ma anche sul valore, cercando di massimizzarlo. Questo vuol dire impiegare le piccole celle in luoghi dove si possono convogliare molti utenti “pesanti” sottraendoli alla rete macro.
Jdsu ha anche realizzato uno studio su quali sono gli handset da cui vengono consumati più dati. Usando l’iPhone 3G come benchmark, la società ha classificato gli smartphone per volume di dati in downlink che consumano. I cellulari della Apple sono rimasti in cima alla classifica per tre anni consecutivi e il 2013 non fa eccezione. Sui mercati sviluppati, l’iPhone 5S ha consumato il 684% più dati dell‘iPhone 3G, mentre il secondo classificato, l’Htc Sensation, ne ha consumati il 641% in più.
“Non è cambiato niente”, osserva Flanagan, “anche se Android ha compiuto notevoli passi in avanti l’anno scorso”. Ma i device Apple restano quelli da cui si consumano più dati, probabilmente, nota l’esperto, per la grande usability dei prodotti della Mela. E anche se la semplicità d’utilizzo è solo in piccola parte più alta del miglior device Android, applicata a milioni di consumatori “le piccole differenze si trasformano in un distacco notevole”, sottolinea Flanagan.
Lo stesso discorso vale non solo per gli smartphone ma anche per i tablet di Apple: nella classifica di Jdsu, l’iPad di terza e quarta generazione batte il Samsung Galaxy Tab 2, sempre in termini di consumo di dati da parte dei suoi utenti.