Ennesima battuta d’arresto per il pacchetto sul mercato unico europeo delle tlc. Mentre si moltiplicano le incognite su quando gli stati membri apriranno i negoziati sulla proposta legislativa (comunque, non prima di giugno), anche il Parlamento europeo ha deciso di prendere tempo. Così allontanando seriamente la prospettiva che il testo possa essere adottato da Strasburgo entro fine legislatura. Ieri sera, a sorpresa, la commissione ITRE (Industria, Ricerca e Energia) dell’assemblea europea ha infatti deciso di rinviare l’atteso via libera al pacchetto, una tappa fondamentale che avrebbe spianato la strada al voto della plenaria in aprile.
Ufficialmente, lo slittamento sarebbe dovuto a ragioni procedurali, in quanto i servizi dell’Europarlamento non avrebbero fatto in tempo a tradurre tutti gli emendamenti. Ma stando a quanto riferiscono al Corriere delle Comunicazioni diverse fonti, in ballo vi sono ragioni ben più sostanziali. Vedi alla voce norme della proposta su net neutrality. Che continuano a dividere i deputati europei, scatenando veti incrociati. Tanto da averli convinti a temporeggiare nella speranza di trovare un difficile compromesso. Sugli altri profili del corposo regolamento, che spaziano dallo spettro all’abolizione roaming, era stato invece raggiunto un accordo già nelle settimane scorse.
Il commissario europeo per l’Agenda digitale Neelie Kroes, che aveva presentato la proposta in settembre, non ha potuto far altro che incassare il colpo rinnovando il proprio appello ad accelerare i tempi: “Sono sicura che il rinvio – ha spiegato ieri sera in una nota – non distrarrà i deputati da questo voto importantissimo”.
Il guaio è che lo scenario che sta prendendo corpo minaccia di sbriciolare le ambizioni del commissario olandese. Da un punto di vista strettamente procedurale, non vi sarebbero infatti più margini per far votare il pacchetto da Strasburgo entro l’ultima sessione di aprile. Le commissioni parlamentari sono in genere tenute a dare semaforo verde ai testi almeno due mesi prima dell’adozione finale in plenaria. E tenuto conto che ITRE non potrà tenere il proprio voto prima del 17 marzo, appare improbabile che si riesca poi a inserire il pacchetto nell’agenda dei lavori dell’ultima plenaria. A meno che i servizi del Parlamento europeo non facciano le capriole, uno scenario che non è da escludere dato il pressing della Commissione. E tuttavia, se il cerino verrà passato al prossimo Parlamento, che sarà eletto in maggio, i giochi potrebbero oltremodo complicarsi. La nuova assemblea dovrebbe infatti riesaminare la proposta, e non è peregrino che chieda alla Commissione di modificarla, nei fatti affossandola.
Intanto anche dal fronte Consiglio, ovvero l’altro ramo legislativo europeo con cui l’Europarlamento dovrebbe successivamente concertarsi per chiudere il dossier, continuano ad arrivare notizie tutt’altro che rassicuranti. I negoziati tra gli stati membri sono al momento fermi. La presidenza di turno dell’Ue, in capo alla Grecia, che dovrebbe coordinarli, pare non nutrire particolare interesse a bruciare le tappe. E non dovrebbero registrarsi progressi prima del prossimo vertice dei ministri delle tlc europei, previsto per giugno. Come è noto, diversi paesi membri sono piuttosto scettici nei confronti di alcuni passaggi della proposta, in particolare le norme che interessano lo spettro ma, come nel caso della Germania, anche quelle diretta a istituire un regime paneuropeo unico per gli operatori.
Ma il vero pomo della discordia restano le regole sulla net neutrality. E’ la prima volta che questo principio viene esplicitamente aggredito da una normativa europea. La proposta originaria della Commissione pur proibendo a tutti gli effetti agli operatori di bloccare o restringere il traffico, lasciava loro aperta la possibilità di erogare “servizi speciali”, in pratica “prioritari”, fin tanto che la pratica non perturbasse la velocità di connessione promessa al consumatore. L’ultimo testo di compromesso sul quale doveva votare la commissione ITRE aveva in effetti riveduto in chiave fortemente restrittiva quest’ultima norma. Ma per diversi parlamentari non a sufficienza, mentre altri lamentavano regole troppo stringenti. Anche le big telco del continente si sono fatte sentire. In una lettera aperta indirizzata proprio ieri a Neelie Kroes e alla relatrice della proposta del pacchetto, l’eurodeputato spagnolo vera Pilar del Castillo, Etno (l’associazione europea degli incumbent) ha criticato aspramente le nuove regole sulla net neutrality, in quanto “imporrebbero un fardello senza precedenti agli operatori”.
Nella versione di compromesso che avrebbe dovuto essere votata da Strasburgo, il pacchetto prevede tra gli altri la soppressione dei costi di roaming entro il 2016, una più marcata armonizzazione a livello europeo dei diritti dei consumatori e delle modalità e tempistiche per l’assegnazione delle licenze (il PE vuole elevare la durata delle concessioni a 25 anni).