IL PROGETTO

L’Asi svela Closeye: tecnologia made in Italy per controllare i mari europei

Il progetto dell’Agenzia Spaziale, realizzato con la Marina e il Viminale, integra due sistemi spaziali duali con un software che riconosce il tipo di imbarcazione. Battiston: “Innovazione per il contrasto dell’emergenza migratoria”

Pubblicato il 28 Giu 2016

Andrea Frollà

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Dotare l’Unione Europea di un sistema tecnologico innovativo dedicato al monitoraggio dei confini marittimi meridionali dell’UE, migliorando la capacità di reazione e l’efficacia delle operazioni da parte delle autorità competenti nel controllo delle frontiere marittime europee. È questo l’obiettivo di Closeye, progetto di ricerca presentato all’auditorium dell’Agenzia Spaziale Italiana e realizzato con la Marina Militare italiana in collaborazione con il Ministero dell’Interno.

Il progetto, basato sull’integrazione tra sistemi satellitari e le unità operative per sorveglianza e l’intervento nel Mar Mediterraneo, è stato finanziato nell’ambito del 7° programma quadro. Ad oggi il sistema è un prototipo che integra l’utilizzo dei sistemi spaziali duali italiani, come Cosmo SkyMed per la raccolta delle immagini e Athena Fidus per la trasmissione dei dati processati, con un software di riconoscimento della tipologia delle imbarcazioni osservate dallo spazio. Un meccanismo che permettere di da ampliare l’orizzonte operativo delle unità marittime che operano gli interventi nei casi di emergenze migratorie.

“Il punto di forza di questo progetto è la parola integrato – commenta il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston -. Un sistema dalla a alla z, un prototipo di quello che deve diventare domani la possibilità di fornire un servizio integrato che sfrutti le capacità che abbiamo, in mare, sulla terra e nello spazio gestire al meglio, anche in maniera preventiva, l’emergenza migratoria che l’Europa sta vivendo”.

Applicazioni tecnologiche molto avanzate che, sottolinea Battiston, “ci porteranno a delle ricadute economiche molto importanti” e che permettono all’Italia di “dimostrare la capacità di integrare tra loro sistemi difficilmente disponibili in Europa e essendo tra i primi le nostre industrie potranno proporre le soluzioni sviluppate ai mercati europei e internazionali”.

Il progetto dura da un paio d’anni e, oltre a coinvolgere una ventina di realtà istituzionali e industriali e fare parte del progetto europeo Blu Mass Med, “sarà parte di un nuovo progetto europeo che partirà a breve”.

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