L’Italia alla sfida del broadband

L’Italia alla sfida del broadband. Parola al mercato. Ecco come la pensano gli Ad delle maggiori aziende di Telecomunicazioni in attesa delle scelte dell’esecutivo anche sulla base del Piano Caio.

Pubblicato il 08 Giu 2009

"L'impegno prioritario è alfabetizzare gli
italiani"

Franco Bernabè, Ad Telecom Italia

"Non è affatto vero che l'Italia è indietro sulle
infrastrutture broadband né sulla qualità delle connessioni.
Semmai siamo indietro sull’uso dei servizi. La rete italiana è
sufficientemente robusta per sostenere il traffico attuale e non
solo. Ma è necessario un coordinamento delle risorse pubbliche e
private per risolvere il vero problema nazionale: la scarsa
alfabetizzazione informatica. Telecom Italia sta facendo il massimo
per assolvere ai fabbisogni della domanda futura: il nuovo piano
industriale prevede investimenti per 6,7 miliardi di euro di cui il
40% destinati all’ammodernamento della rete di accesso e il 30% a
quello delle piattaforme di controllo. Già entro la fine del 2010
il 97% della popolazione sarà raggiunto dalla banda larga, l’11%
in più rispetto al 2005. Ma restano quattro nodi da sciogliere: il
3% delle linee fisse rimarrano escluse dal piano anti digital
divide; resta da potenziare la capacità di banda garantita sul 4%
delle linee fisse; alcuni apparati di rete non sono evolvibili con
la banda larga; il 10% della popolazione non sarà abilitato al
broadband mobile. Per sciogliere questi nodi sono necessari un
miliardo e mezzo di euro in tre anno: una quota prevalente di
investimento deve fare capo al pubblico e diventa sempre più
necessario lo stanziamento, da parte del Governo, degli 800 milioni
di euro destinati al broadband".

"Bisogna investire ora: pericoloso aspettare che
si crei la domanda"

Paolo Bertoluzzo, Ad vodafone Italia

"L’utilizzo della banda larga in Italia si sta evolvendo. E
diventa sempre più urgente portare il minimo garantito di banda a
tutti: 2 Mb è un obiettivo corretto per far fare un passo avanti
alla società. Ma serve un coordinamento Stato-Regioni per
velocizzare l’allocazione delle risorse pubbliche e soprattutto
è necessario che l’intervento pubblico si concentri sulle
tecnologie che possono garantire l’attivazione dei servizi a
banda larga in tempi brevi soprattutto nelle aree a digital divide.
Non bisogna aspettare che si crei la domanda per i servizi evoluti:
se lo facessimo rischieremmo di rimandare di anni la partita della
realizzazione di reti nuove e più efficienti. Con il rischio di
ritrovarci fra un decennio a dover colmare un ritardo
infrastrutturale enorme nei confronti degli altri Paesi
europei".

"Politiche bipartisan per la
competitività"
Luigi Gubitosi, Ad Wind

"La questione della banda larga è un tema di politica
economica che deve essere nell’agenda di Governo. Ma sarebbe
auspicabile che ci fosse una linea bipartisan. Gli investimenti
necessari per la realizzazione delle nuove reti sono ingenti e non
basterà certo una legislatura per portare a compimento il
percorso. Ecco perché diventa necessario ragionare in un’ottica
di lungo periodo e sganciare la questione dalle mere battaglie
politiche. Il lavoro più consistente va fatto senza dubbio sulle
reti fisse: il settore del mobile continua ad investire, e molto,
per l’evoluzione della rete. Certo non si investe per
filantropismo. La domanda continua a essere sostenuta e ciò spinge
gli operatori ad organizzarsi per soddisfare le esigenze. Al
contrario il mercato del fixed si è arenato: la domanda scarseggia
e si attende un quadro regolatorio chiaro. Ciò anestetizza la
capacità di competere. Gli investimenti sono imprescindibili: è
vero che in Italia l’alfabetizzazione informatica langue ma non
si può per questo decidere di rimandare investimenti necessari al
miglioramento delle infrastrutture che serviranno a sostenere il
lancio e lo sviluppo di servizi realmente innovativi".

"Per le Ngn agire in ottica
concorrenziale
"
Stefano Parisi, Ad fastweb
"In Italia c’è un
problema più urgente dell’abbattimento del digital divide: il
problema vero è che in Italia si può ancora fare a meno di
Internet. Ciò non dipende dall’offerta, né dalla qualità dei
servizi di connettività: il 50% degli italiani non ha il pc
perché non ne sente il bisogno. E non si risolve la questione con
politiche votate alle agevolazioni fiscali. L’industria deve fare
la sua parte come il Governo: bisogna portare Internet dappertutto
a cominciare dalle scuole. Altrimenti come si fa a fare
alfabetizzazione informatica? E non bastano 2 Mb per aiutare il
Paese a crescere. Non vorrei che il Governo opti per la parte
“debole” del Piano Caio, ossia per l’ipotesi che necessita
meno investimenti. Lo sviluppo delle reti di nuova generazione è
importante e deve essere portato avanti. E il tema deve essere
affrontato in una logica concorrenziale. Non bisogna creare un
secondo caso Alitalia con Telecom: i debiti dell’azienda non sono
certo colpa di Bernabè ma neanche degli operatori concorrenti.
Telecom ha generato nel 2008 1,7 miliardi di cash flow. E nel
frattempo gli Olo continuano a investire circa il 30% dei ricavi
per il miglioramento di reti e servizi".

"Serve fibra per sostenere il mobile
broadband
"
Cesare avenia, Ad ercisson italia

"L’investimento in banda larga è improcrastinabile. Gli
altri Paesi, a partire dagli Usa di Obama, si stanno adeguando
velocemente alla sfida broadband che dà un nuovo volto alla
globalizzazione. La crisi finanziaria è dovuta al fatto che sono
stati sottovalutati gli effetti della globalizzazione.
Sottovalutare gli investimenti in banda larga significa rischiare
di perdere competitività con il resto del mondo. Il quadro
regolatorio europeo è molto preoccupante: non è stato approvato
il framework che avrebbe riformato il settore delle
telecomunicazioni a causa di cavilli che mostrano la debolezza
dell’Europa nel mettere in piedi un quadro di certezze necessario
agli operatori del settore per affrontare gli investimenti a medio
lungo termine. In Italia siamo stati pionieri negli investimenti in
banda larga mobile, ma senza la fibra non potremo garantire il
successo dei servizi in mobilità. La sfida è importantissima: con
il mobile non solo si porta la banda larga nelle case ma la si
porta nelle tasche di tutti gli italiani. Biosgna agire e
subito".

"Il punto di partenza è lo sviluppo dei
servizi"

Stefano Lorenzi, Ad Alcatel Lucent Italia

"Le modalità dello sviluppo della rete a banda larga sono un
tema che tocca non solo l’Italia ma tutta l’Unione Europea e
molti paesi nel mondo, dagli Stati Uniti all’Australia fino al
Giappone. Per una prospettiva realistica, soprattutto in un periodo
di difficoltà per i mercati, il punto di partenza è lo sviluppo
dei servizi, nei cui confronti la rete diviene l’asset
abilitante. Nel momento in cui una parte preponderante dei servizi
al cittadino e alle imprese prende la strada dell’online, è
giocoforza ragionare in un’ottica di servizio universale. La
soglia minima dei 2 Mbit può essere un riferimento
ragionevole”iniziale”.
Ma sarà solo una tappa verso un’infrastruttura in grado di
supportare traffico di più alta qualità. Un nuovo quadro
normativo, lo sviluppo di servizi pubblici, il sostegno della
domanda saranno le premesse per lo sviluppo delle reti. Tuttavia si
dovrà fare i conti con le prospettive di ritorno
dell’investimento. La nuova rete, basata su tecnologie
complementate da nuove generazioni wireless, dal WiMax all’Lte,
costituisce l’opportunità per una filiera tecnico-industriale
ben radicata".

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