IL CASO

La provincia di Trento esce da Trentino Ngn: “Troppa inoperatività”

Per mettere fine all’indagine aperta nel 2012 dalla Commissione Ue sugli aiuti di Stato l’ente abbandona il progetto avviato con la joint venture che vede in campo Telecom Italia, McLink e La Finanziaria Trentina. Entro febbraio la decisione sulla permanenza degli altri soci

Pubblicato il 04 Feb 2014

Federica Meta

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La Provincia Autonoma di Trento esce dal capitale di Trentino Ngn, la società pubblico-privata costituita nel 2011 per realizzare una rete in fibra ottica nel territorio trentino. Lo annnuncia una nota di Telecom Italia, presente nel capitale della jv. “La decisione è stata presa considerato il prolungato periodo di attesa e di non operatività a seguito dell’indagine della Commissione Europea, avviata a luglio 2012 (su presunti aiuti di stato ndr.) – spiega una nota – L’uscita della Provincia Autonoma di Trento dal capitale è stata comunicata alla Commissione Europea e, pertanto, vengono meno le ragioni che hanno determinato l’apertura del procedimento”.

In base agli accordi tra le parti, si procederà alla liquidazione della quota di partecipazione detenuta dalla Provincia Autonoma di Trento (52,2%). “Entro il mese di febbraio – fa sapere Telecom – si valuterà con gli altri soci, McLink e La Finanziaria Trentina, il mantenimento o meno delle loro rispettive quote e la definizione di una nuova governance della società.

Nel luglio 2012 la Commissione europea aveva avviato l’indagine per valutare se la joint venture tra Telecom Italia e Provincia di Trento violasse o meno la normativa Ue in materia di aiuti di Stato. La Commissione aveva dubbi sul fatto che il progetto venga realizzato a condizioni che un investitore privato operante in condizioni di mercato avrebbe accettato.
“Gli investimenti pubblici nelle reti a banda larga ultraveloci favoriscono la crescita e contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda digitale dell’Ue – spiegava Joaquin Almunia, commissario alla Concorrenza – E’ tuttavia fondamentale garantire che i fondi pubblici non vengano utilizzati per favorire un particolare operatore del mercato, per alterare le condizioni di

L’indagine era stata avviata dopo l’esposto di Fastweb, Vodafone e Wind Bruxelles che hanno espresso più volte il proprio concreto interesse a partecipare all’iniziativa, presentando alla Provincia dettagliati business plan a cui – secondo gli operatori – non sarebbe stato dato riscontro nonostante il progetto sia sempre stato dichiarato come “aperto”.

L’inchiesta puntava ad analizzare il conferimento di capitale di 50 milioni di euro da parte della provincia di Trento a favore della jv con Telecom Italia, che avrebbe dovuto partecipare con un semplice contributo in natura, consistente nel trasferimento dei diritti relativi alla sua infrastruttura in rame esistente.

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