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“Lo spettro: asset strategico per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Digitale”

Il testo integrale dell’Intervento di Antonio Preto, commissario di AgCom

Pubblicato il 24 Ott 2013

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· 4 italiani su 10 non sanno cos’è il web. Questo è il dato più scioccante emerso lunedì mattina nel corso del Forum annuale di Confindustria Digitale. E che ruolo gioca lo spettro in questo shock? Lo spettro gioca un ruolo determinante. Perché l’apertura delle frequenze alla banda larga consentirebbe di colmare questo drammatico digital divide. Lo spettro, infatti, è una risorsa che ci permette di liberare risorse, le risorse dei nostri cittadini e delle nostre imprese. Significa ad esempio broadband e cloud computing per le imprese; internet veloce per tutti; una pubblica amministrazione moderna.

· Avere una strategia efficiente di assegnazione, utilizzo e gestione di questo asset è, dunque, un vantaggio competitivo di cui il nostro Paese non può fare a meno.

· Infatti da una strategia consapevole sullo spettro dipende l’influenza che questa risorsa può avere sullo sviluppo e, in ultima analisi, sul raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale.

· Lo spettro è una risorsa scarsa e come tale va trattata, in funzione di tre obiettivi: 1) la tutela degli investimenti; 2) la convivenza fra telco e broadcaster; 3) un’offerta di broadband e di contenuti di qualità, penso al 4K, al 3D e all’ultra HD, per cittadini e imprese.

· È importante quest’ultimo punto. Non dimentichiamoci che lo spettro radio non è una risorsa nostra, delle telco o dei broadcaster. È una risorsa dei cittadini e delle imprese. È una risorsa a servizio del Paese.

***

· Inquadriamo brevemente il contesto in cui ci muoviamo, in particolare la domanda dei servizi che utilizzano lo spettro. È incontrovertibile: esplode la domanda di dati in mobilità. Lo evoca il titolo di questo convegno. Secondo quanto pubblicato dall’Agcom questo mese, se confrontiamo il primo semestre 2013 con il primo semestre 2012 il traffico dati è aumentato in Italia del 33%, così come è aumentato in modo esponenziale l’uso di smartphone e tablet. Audiweb ci dice che dei 38 milioni di italiani che accedono ad internet, 6 lo fanno attraverso un tablet e 21 attraverso uno smartphone. Ma, nello stesso tempo, la gente continua a guardare e molto la televisione.

· L’11° Rapporto Censis/UCSI sulla comunicazione di qualche giorno fa ci dice che il 98% degli italiani guarda la TV, l’86,4% si informa attraverso i telegiornali, percentuale quest’ultima in aumento del 5,5% nell’ultimo anno.

· È in questo scenario, proiettandoci nel medio-lungo periodo, che bisogna analizzare il problema dello spectrum crunch. Dobbiamo permettere all’offerta di seguire il trend della domanda e tutelare allo stesso tempo gli investimenti delle imprese. La nostra risposta al fantasma dello spectrum crunch non può che essere duplice:

1. Maggiore efficienza nell’uso dello spettro.

2. Adattamento dell’uso delle frequenze per dare spazio al broadband.

· Questa risposta la troviamo già nel nostro Codice delle Comunicazioni Elettroniche. Il testo definisce, in maniera omogenea, le regole per l’uso dello spettro grazie all’aggiornamento introdotto dal decreto legislativo 70 del 2012. Questa omogeneità di approccio ci permette di affrontare, con i giusti strumenti, l’aumento della domanda di wireless broadband.

· Come previsto dal Codice, l’attività di regolamentazione di AGCOM, e del Ministero, deve essere ispirata dal principio di neutralità tecnologica, e da quello di concorrenza e non discriminazione tra imprese. Ma l’obiettivo non ha soltanto una connotazione economica. Lo stesso Codice ci invita a promuovere la diversità culturale e linguistica e il pluralismo dei mezzi di comunicazione.

· Con questi principi, AGCOM partecipa alle attività del Radio Spectrum Policy Group. Dobbiamo rispondere alla domanda europea di servizi wireless broadband prevista per il 2020 e centrare l’obiettivo intermedio per il 2015: trovare 1.200 megahertz di spettro per le comunicazioni elettroniche.

· Voi sapete, ciascuna banda ha caratteristiche tecniche peculiari. In molti casi le bande dovrebbero essere soggette a cambio di utilizzazione e/o refarming. Le maggiori attenzioni si concentrano sulla banda 700 (megahertz), ora destinata all’utilizzo televisivo. In Europa solo Finlandia, Inghilterra e Francia hanno già manifestato la propensione coll’utilizzazione della banda 700 per il mobile.

· In ogni caso è alla prossima Conferenza Mondiale delle radiocomunicazioni WRC (World Radio Conference) dell’ITU prevista per novembre 2015 che si identificheranno nuove porzioni di spettro da destinare al servizio mobile. Lì si dovrebbe procedere alla definizione dell’utilizzo della banda 700 con statuto co-primario tra servizi di radiodiffusione e mobile.

· Seguiremo quindi gli sviluppi normativi internazionali affinché l’Autorità possa eventualmente definire regole e procedure di assegnazione. Ma è giusto ricordare che il mobile ha permesso all’Italia di essere all’avanguardia nel settore e siamo stati tra i primi ad assegnare le frequenze per l’LTE. Inoltre, la gara ex-beauty contest ha ridotto i multiplex offerti da sei a tre per dare spazio agli sviluppi futuri del wireless broadband, proprio nella banda 700.

· Tuttavia, un uso efficiente dello spettro ci impone una pianificazione attenta, razionale, che parte dall’esistente per guardare al futuro, cercando di contemperare gli interessi di tutte le parti. Questo significa adottare un approccio che sposi diversi obiettivi:

1) In primo luogo, lo spettro dovrà andare a chi lo usa effettivamente e non sono consentite rendite di posizione per chi non lo usa.

2) In secondo luogo, lo spettro può essere una risorsa economica per lo Stato ma bisogna considerare che, attraverso esso, devono essere promossi “la diversità culturale e linguistica ed il pluralismo dei media, anche mediante prestazione di servizi di radiodiffusione o telediffusione”. (art. 14 comma 5 lettera d del CCE). E anche sulle risorse che si possono ottenere da una gara, bisogna sempre fare stime realistiche e meno immaginarie. Per le frequenze ex beauty contest si era parlato addirittura di 2,4 mld di euro. Oggi ci accontenteremmo del 10% di tale somma.

3) In terzo luogo, la co-primarietà della banda 700 richiede una progressività, tenuto conto che c’è una maggiore richiesta di contenuti on line.

4) Infine, questa gradualità è anche necessaria per evitare che le interferenze vanifichino tanto il servizio di broadcasting quanto quello di telecomunicazione causando un danno all’utente finale.

· Ricordiamoci che già oggi gli operatori mobili italiani hanno a disposizione un pacchetto abbastanza ampio di frequenze, grazie alla politica di gestione dello spettro per il rilascio dei diritti d’uso per i servizi mobili di comunicazione elettronica (da ultimo in banda 800 megahertz e 2.6 gigahertz) o di refarming, per esempio, delle bande GSM (900 e 1800 megahertz).

· Vorrei darvi un altro chiaro messaggio: in attesa di rispondere all’esplosione della domanda mobile con nuove frequenze, operatori e produttori di tecnologia devono lavorare insieme per sfruttare il più possibile gli spazi disponibili nelle frequenze già assegnate. Non dimentichiamoci della gara per la banda 800: così recente che non abbiamo ancora una visione concreta del ritorno sugli investimenti fatti dagli operatori.

· Parlando sempre di maggiore efficienza nell’uso dello spettro, penso all’off-loading del traffico LTE che può essere garantito dal wireless licensed e unlicensed e dall’uso condiviso dello spettro.

· Ricordo che nel 2012 il 71% di tutto il traffico dati wireless degli smartphone e dei tablet nell’UE è stato generato utilizzando il Wi-Fi. Il Wi-Fi e l’LTE sono complementari e destinati a coesistere. Associando le due tecnologie si contribuisce a massimizzare l’uso dello spettro disponibile e a minimizzare i costi utilizzando funzionalità di backhaul e altre infrastrutture comuni dei siti. Il Wi-Fi, infatti, nelle distanze brevi è più efficiente perché permette un maggiore riuso dello spettro.

· Inoltre le reti ibride, che combinano reti macro e micro-cellulari, potranno rispondere al meglio alle future esigenze degli operatori ed in definitiva degli utenti finali. Questo grazie all’impiego contemporaneo di più gamme di frequenza, ciascuna con le proprie peculiarità. Si può pensare ad un uso delle frequenze basse nelle zone rurali. Mentre per le città, immagino l’uso delle frequenze superiori per l’off-loading delle frequenze più basse.

· Con riferimento all’efficienza, vedo con favore un uso condiviso dello spettro, ovvero quando diversi utilizzatori hanno il diritto di accedere, a determinate condizioni, alla stessa gamma di frequenze.

· Ma penso anche ad una condivisione infrastrutturale, in una logica pre-competitiva che rispetta ambiente e salute pubblica, riducendo le emissioni e risparmiando risorse economiche.

· Ma penso che efficienza è anche compressionedei dati trasmessi e l’LTE risponde a questa necessità. Ma anche per la radiodiffusione vale la regola dell’efficienza. Agcom assieme agli operatori sta infatti lavorando alla transizione dal DVB-T al DVB-T2 con standard MPEG4 e HEVC.

· Certo lo studio delle best-practice internazionali potrà essere fonte di ispirazione.

· Ma non possiamo importare in Italia modelli stranieri ex-abrupto soprattutto se consideriamo che il caso italiano è peculiare per l’assenza della TV via cavo. Siamo d’accordo con l’armonizzazione ma che si tenga conto di un fatto: il digitale terrestre. Non possiamo ignorare che la principale piattaforma in Italia è il digitale terrestre. Si tratta di una scelta ben precisa legata a caratteristiche del nostro Paese. Lo sforzo per passare a questa piattaforma è stato non indifferente, ma rappresenta un successo. Ammettiamolo, riconosciamolo! Questa piattaforma sta dando un’offerta vasta, di qualità e assolutamente gratuita che migliorerà sempre più con il nuovo LCN e l’EPG. E i principi e gli obiettivi europei devono tenerne conto.

· Su questo punto permettetemi un passaggio sulla recente proposta di regolamento della Commissione Europea sul mercato unico delle comunicazioni elettroniche. È benvenuta ogni proposta che possa ridurre i costi per gli operatori che offrono i loro servizi nel mercato unico. Io sono un militante del mercato unico: ho dedicato vent’anni della mia vita alla sua costruzione. Quindi è giusto creare una maggiore armonizzazione in materia di spettro ma a medio-lungo termine. Oggi, infatti, è dubbio che esista una domanda di servizi pan-europei. E poi, per quanto riguarda le reti televisive, dove a causa di differenze linguistiche e culturali, è quasi certo che una tale domanda pan europea non esista, non è detto che l’armonizzazione conduca a maggiori investimenti nella produzione dei contenuti. Come sostiene il BEREC, nel parere sulla proposta di regolamento, sembra un’operazione fatta a favore degli operatori più grossi, che condurrà a maggiore concentrazione e minore concorrenza.

· Non possiamo certo dimenticarci delle specificità nazionali che hanno portato alla previsione del principio di sussidiarietà nel Trattato. Il ruolo delle Autorità nazionali di regolazione va preser vato a garanzia di tali specificità. Così si è espresso anche il Parlamento europeo in una sua risoluzione del 12 settembre 2013 sull’Agenda digitale. Così come il ruolo dell’Unione in questa partita va studiato: siamo certi che l’Unione abbia il potere di decidere sull’opportunità di scelte allocative che riguardano risorse nazionali scarse? Ed è sempre il BEREC a insinuarci questo dubbio, preoccupandosi di uno sconvolgimento del “balance of powers” fra Unione e Stati Membri.

· Concludendo, per fortuna l’innovazione non dorme mai. Per rispondere alla domanda di spettro, oltre alla disponibilità di bande di frequenze, possiamo utilizzare nuovi e ancora più efficienti standard di compressione, sistemi di condivisione anche dinamici e tutti gli altri apporti tecnologici che voi operatori del settore sarete così bravi da sviluppare. Così telco e broadcaster industrie entrambi in espansione come abbiamo visto dai dati presentati all’inizio del mio intervento, potranno entrambi trovare adeguati spazio e strumenti per le loro attività.

· AGCOM lavorerà con l’obiettivo di liberare le bande già armonizzate in funzione della domanda prevista e sarà attiva in ambito europeo e internazionale per favorire l’armonizzazione e valorizzare al massimo lo spettro radio quale risorsa pubblica fondamentale per il futuro delle comunicazioni elettroniche, telco e broadcaster e della nostra società.

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