BILANCI

Lo streaming spinge i conti di Vivendi, utile a 1,17 miliardi

La media company registra nei primi 9 mesi un lieve aumento del fatturato che sale a 7,7 miliardi e un calo dei profitti (-620 milioni). : Traina Universal Music, il segmento pay soffre il calo degli abbonati. De Puyfontaine: “La bella addormentata Telecom si è svegliata”. No comment su Premium

Pubblicato il 10 Nov 2016

Andrea Frollà

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Calo dell’utile che resta comunque a livelli monstre, rinnovato ottimismo sul futuro di Telecom Italia e nessuna novità sul caso Premium. Sono questi gli elementi più interessanti che emergono dalla giornata trascorsa ieri da Vivendi, che ha reso noti i risultati del terzo trimestre 2016. Il Gruppo francese archivia il periodo luglio-settembre portando l’utile dei primi 9 mesi attribuibile agli azionisti a 1,17 miliardi (620 milioni in meno rispetto a settembre 2015), mentre l’utile adjusted è di 625 milioni, in crescita del 24%. Il fatturato del gruppo media francese è aumentato dell’1,3% a 7,7 miliardi, “sostenuto dall’insieme delle attività di Universal Music Group e in particolare da quelle legate agli abbonamenti e allo streaming in crescita del 64%”, mentre si fa sentire ancora la difficoltà di Canal+, che “soffre il calo di abbonamenti ai canali pay” anche se “le attività internazionali e l’offerta free registra buone performance”. Vivendi ricorda il “piano di ottimizzazione dei costi da 300 milioni di euro in Francia” messo in campo per Canal+, che produrrà “effetti completi nel 2018 e vantaggi per 60-80 milioni alla fine di quest’anno”.

Vanno bene anche Vivendi Village e Gamelof, entrambe con fatturato in aumento. L’insieme di questi risultati economico-finanziari spinge Vivendi a confermare le stime sull’intero 2016 e prevedere la distribuire nel 2017 di un dividendo pari 0,4 euro per azione. La Borsa, in apertura della giornata odierna, ha premiato questo trend spingendo su del 6,7% il titolo della media comapany.

Per quel che riguarda Telecom Italia, di cui Vivendi è socio forte al 24,6%, il Gruppo italiano ha contribuito a riportare al segno positivo l’utile netto adjusted di Vivendi (140 milioni nei 9 mesi 2016) con un apporto di 142 milioni nel periodo dal 15 dicembre 2015 al 30 giugno 2016. “Vediamo risultati sempre migliori in Italia – commenta Arnaud de Puyfontaine, amministratore delegato di Vivendi – Flavio Cattaneo, Giuseppe Recchi e il loro team stanno scrivendo nuovi capitoli per la crescita della società”, che l’Ad ha definito “una bella addormentata prima in attesa del principe chiamato a darle la sveglia, che ora è suonata”.

Vivendi resta invece abbottonata sulla disputa con Mediaset per il mancato acquisto di Premium, una vicenda per la quale il 23 novembre è fissata la prima udienza in Tribunale a Milano sulla richiesta del Biscione di sequestro cautelativo del 3,5% delle azioni del gruppo francese. “La nostra politica è quella di non commentare le dispute legali in corso”, ha tagliato corto de Puyfontaine che è invece soddisfatto dei “risultati solidi” del terzo trimestre. Rispetto al Gruppo di Cologno Monzese, gli analisti si mantengono cauti: Equita ha abbassato il prezzo obiettivo da 3,1 a 2,9 euro dopo i 50 milioni di costi ‘extra’ evidenziati per la questione Premium, Kepler Cheuvreux vede per l’intero 2016 una perdita netta di 16 milioni, Icbi afferma che i problemi su Premium “hanno oscurato la ripresa delle altre attività e le buone prospettive sul fronte della raccolta pubblicitaria”. Come di consueto più ottimista Mediobanca securities, i cui analisti hanno sì abbassato sotto i quattro euro il ‘target price’ sul titolo, ma stimano un valore di 405 milioni per Premium e ricordano come Mediaset rimanga “la più importante società media italiana, leader indiscussa tra le emittenti commerciali e tra le prime a livello di radio e web”.

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