LA RACCOMANDAZIONE

Mercati rilevanti Tlc, l’Europa al rush finale

Il Commissario vuol ridurre a quattro i mercati rilevanti. Ma i tempi stringono e il braccio di ferro fra gli interessi in campo si fa duro. Unbundling “tradizionale” e Vula sotto un’unica voce. In arrivo un nuovo mercato per i servizi business ad alta qualità

Pubblicato il 06 Mar 2014

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Un allungo sulla via della deregulation ci sarà. Fino a che punto è ancora tutto da vedere. Sulla nuova Raccomandazione Ue in materia di mercati rilevanti la partita è infatti ancora al primo tempo. Una bozza provvisoria è stata svelata dalla Commissione Ue il 24 gennaio, con l’obiettivo specchiato di tastare le prime reazioni del settore. Positive in alcuni casi, molto meno in altri, come del resto è emerso nel corso di un workshop tenuto la scorsa settimana a Stoccolma dal Berec. La versione definitiva del testo sarà per sua parte messa in pista entro fine marzo, quindi inviata prima al vaglio dello stesso organismo dei regolatori europei, e poi agli stati membri per l’approvazione finale.

Strano a dirsi. Ma quello che, in tutta probabilità, sarà l’ultimo sussulto legislativo del commissario per l’agenda digitale Neelie Kroes è stato sino ad oggi passato quasi sotto silenzio dalla stampa. Nonostante sia l’alfa e l’omega di tutte le normative del settore. Perché ha il compito di definire per quali segmenti del mercato delle tlc è giustificata l’imposizione da parte delle authority nazionali di paletti regolamentari per sventare il rischio di distorsioni alla concorrenza. E anche stavolta, come nel caso di quelle precedenti, si profilano cambiamenti significativi.

L’ultima occasione in cui Bruxelles aveva messo mano alla lista di mercati suscettibili di regolamentazione ex-ante era stato nel 2007. All’epoca li aveva ridotti ad appena 7, dai 18 individuati nel 2003. Con la nuova Raccomandazione dovrebbero scendere a 4. Le principali novità interesseranno i servizi voce. Sarà depennato dalla lista anche l’ultimo mercato al dettaglio, quello dell’accesso alla rete telefonica pubblica in postazione fissa. Sul versante wholesale cade anche l’obbligo di regolamentare la raccolta delle chiamate per il fisso (l’attuale mercato 2).

In parole povere, pur mantenendo nella lista il mercato della terminazione fissa, la Commissione sposa un’ampia prospettiva di deregolamentazione nel più tradizionale dei comparti delle telecomunicazioni. Questa scelta, si legge nel testo, è motivata sia dalla concorrenza sempre più serrata dei servizi VoIP (come Skype) sia dalla massiccia migrazione di utenti verso il mobile. Alcuni regolatori nazionali, in verità, avevano già intrapreso questo sentiero, a cominciare da quello finlandese. Ma, secondo alcuni, in un contesto come quello italiano dove, come più volte segnalato anche dalla Commissione, i prezzi della telefonia fissa sono in media tra i più alti d’Europa, potrebbero esserci ricadute negative sul lungo periodo.

L’altro tassello centrale della Raccomandazione concerne l’accesso wholesale alla banda larga. Contrariamente al passato unbundling fisico e virtuale (Vula), nella bozza di gennaio, vengono riuniti all’interno di un unico mercato (mercato 3). Si tratta, tuttavia, di una soluzione che ha sollevato perplessità tra molti operatori alternativi. Alcuni passaggi della Raccomandazione, quantunque edulcorati rispetto ad un draft precedente, sembrerebbero infatti incoraggiare le authority a imporre l’uso del Vula sull’unbundling fisico. Cosa che, secondo i critici, potrebbe dare un eccessivo potere contrattuale agli operatori dominanti nei confronti degli operatori a cui affittano la propria rete.

Viene infine introdotto un nuovo mercato per i servizi di alta qualità destinati alle utenze business (mercato 4), che andrà ad allargare l’ambito di quello già a regime (l’attuale 7) della fornitura all’ingrosso di segmenti terminali di linee affittate. Anche qui non mancano le controversie. L’Associazione Italiana Internet Provider (Aiip) è ad esempio dell’opinione che la fattispecie d’applicazione del nuovo mercato, che la raccomandazione limita alle aziende con più di 250 dipendenti, debba essere estesa anche imprese più piccole.

Inutile rammentare come la Raccomandazione abbia sino ad oggi raccolto opinioni contrastanti ed è già teatro di uno strisciante braccio di ferro tra i diversi interessi in gioco. Da un lato Etno la giudica un’opportunità unica per ridurre il fardello regolamentare sugli operatori e creare dunque un ecosistema più favorevole agli investimenti. L’associazione europea degl’incumbent è convinta che un’iniezione di deregulation sia necessaria per consentire agli operatori telecom di tenere il passo contro la concorrenza di OTT e cavo, entrambi non sottoposti ad alcun paletto regolamentare. Secondo il chairman Luigi Gambardella, “la Raccomandazione rivestirà un ruolo cruciale nell’orientare le decisioni degli operatori sugli investimenti futuri. Se il testo finale darà un forte segnale nel solco di una maggiore deregolamentazione, ne scaturirà un clima di fiducia”.

Di avviso diverso Ecta, la voce europea degli operatori alternativi. Per il suo chairman Tom Ruhan, “non ci sono valide ragioni a sostegno di un’ampia revisione del quadro regolatorio. Occorre scindere mito da realtà: l’Europa è sulla giusta strada. Siamo tra i leader mondiali nelle performance della banda larga e gli investimenti stanno aumentando a ritmo sostenuto. E allora perché cambiare un regime che sta funzionando così bene?”.

La Raccomandazione non ha natura vincolante. Il Berec dovrebbe votare un parere sul testo nel corso della plenaria di giugno. Ma l’ultima parola spetterà al Cocom, il comitato tecnico in cui siedono i rappresentanti dei paesi membri.

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