Nel 2014, dopo 11 anni, l’Italia assumerà la Presidenza dell’Unione europea, che coinciderà con le scadenze di mandato del Parlamento e Commissione. L’opportunità principale che offrirà la presidenza sarà quella di porre all’attenzione delle rinnovate istituzioni una serie di temi chiave. Condizione necessaria perché questa operazione possa riuscire è arrivare al semestre con idee chiare, per proporre una nuova visione di Europa, in alcune aree prioritarie. Stabilità e crescita dei Paesi sono sia condizione sia effetto di buone politiche nazionali e comunitarie.
L’Italia è sulla buona strada, ma oggi i mercati richiedono programmazione e misure esecutive. Trasparenza, efficienza e sviluppo rimandano ad una politica industriale basata sull’innovazione digitale per rimuovere la burocrazia di cui il Paese è ostaggio. Oggi servono meno dibattiti e più progetti per realizzare infrastrutture per la banda larga, una nuova offerta formativa, una reale politica di crescita competitiva nella ricerca e sviluppo e un’armonizzazione della tassazione delle aziende e del mercato del lavoro a livello europeo.
La crisi non può essere un alibi per ripiegare verso atteggiamenti conservativi, soprattutto verso la macchina burocratica, ma deve rappresentare un’occasione affinché servizi e reti di nuova generazione diano all’economia lo slancio necessario. I privati sono pronti agli investimenti, ma per questo è indispensabile che la politica faccia la sua parte con norme attuative e tempi certi.