SERVIZIO PUBBLICO

Missione “Manzi 2.0”, Gubitosi: “Il digitale contagerà tutta la Rai”

Operazione alfabetizzazione digitale per la Tv pubblica in accordo con Agid, Confindustria digitale, Anica. Il dg: “Diamo il via a un processo di rinnovamento in linea con quanto accade nel mondo”. Nuovi processi e linguaggi innovativi trasversali a tutti i palinsesti, h24, dalle fiction ai talk show

Pubblicato il 19 Dic 2014

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Attenzione a dire “Non è mai troppo tardi”, perché sulla scalinata dell’alfabetizzazione digitale gli italiani sono ancora alla base e potrebbe essere “troppo tardi” prima che raggiungano i cittadini europei. Per recuperare questo grande gap culturale la Rai ritrova la sua vocazione educativa, cinquant’anni dopo e con diverse modalità, e dà il via al progetto “Manzi 2.0”, la Rai per l’alfabetizzazione digitale”. Come il mitico Maestro Manzi, che negli anni ’60 con la trasmissione “Non è mai troppo tardi” sull’allora unico canale Rai insegnò a leggere e a scrivere agli italiani, così a fine 2014 la tv pubblica torna a farsi “maestra” per promuovere la cultura digitale del Paese. Perché, se negli anni ’60 un terzo della popolazione era analfabeta, nel primo decennio del 2000 un terzo di italiani è un “analfabeta digitale”, il 37% – stando ai dati rilasciati dall’Istat – non si è mai connesso a Internet.

“Manzi 2.0” non sarà uno specifico programma tv, ha spiegato il direttore generale Rai, Luigi Gubitosi, illustrando il progetto a viale Mazzini, bensì una contaminazione dell’intero palinsesto 24 ore su 24, gocce di cultura digitale “a pioggia” in tutti i programmi, dalle fiction ai talk show, per cercare di portare il tasso di analfabetismo digitale al 15% nel 2020, in linea con l’obiettivo dell’Agenda Digitale. “Torniamo alle origini con il maestro Manzi – ha spiegato il dg -. I big data e la digitalizzazione stanno cambiando il mondo e, per prima cosa, stiamo applicando questo cambiamento a noi stessi”, infatti la formazione è partita dai team editoriali Rai -. Il processo di digitalizzazione della Rai cominciato due e anni e mezzo fa – prosegue Gubitosi – sta andando avanti come previsto e a fine 2016 sarà un fatto compiuto per la tv pubblica”. In questi giorni è completato anche nella testata regionale siciliana. Il progetto “Manzi 2.0” ricalca quello voluto dalla Bbc e comprende la digitalizzazione delle Teche, la promozione di un uso responsabile della rete e la comunicazione delle strategie previste con l’Agenda Digitale.

Ma per superare i tanti ritardi che schiacciano l’Italia al penultimo posto in Europa per la digitalizzazione, Marianna Madia, ministra della Pubblica amministrazione, sottolinea la parola “scelta”, perché come governo “sulla cittadinanza digitale ci giochiamo il cambiamento”. Un’urgenza tale che “sarebbe meglio parlare di come colmare i ritardi sul digitale che parlare di chi andrà al Quirinale prima che sia il tempo giusto” afferma Madia punzecchiando la classe politica.

Superare il digital divide in Italia non è facile, a cominciare dalle rivalità nelle pubbliche amministrazioni, spiega la ministra che annuncia: “Stiamo rivoluzionando i servizi pubblici, la previdenza, la sanità , la scuola, perché la digitalizzazione vuole dire più diritti per i cittadini”. In una parola, “democrazia”. Così si sta accelerando il processo, il 9 dicembre è stato approvato il decreto attuativo del Sistema Pubblico dell’Identità Digitale (lo Spid) per arrivare anche all’anagrafe unica che “consentirà con un unico Pin a tutti i cittadini di accedere ai servizi della P.A.”, ha concluso Madia.

All’evento a viale Mazzini, presente anche la presidente Rai Anna Maria Tarantola, hanno partecipato il direttore dell‘Agenzia per l’Italia Digitale, Alessandra Poggiani e Riccardo Luna, Digital Champion per l’Italia, che ha istituito questo ruolo in molti comuni. Ora i volontari che porteranno in giro la cultura digitale “sono già mille”, anzi sono “mille e uno”, perché si è aggiunto Gubitosi. Promossi a “digital champion” anche Fiorello, che si definisce “tardivo digitale” e Benigni, grazie al quale a viale Mazzini ancora godono la boccata di ossigeno di ascolti. Certo i ritardi sono tanti, ma non mancano le eccellenze, perché “in Italia ci sono più startup che nella Silicon Valley”, scherza Luna presentando quattro esempi di successo: dal ventenne che produce mini turbine eoliche domestiche a chi ha inventato una app per non fare la fila e avere il numeretto sul cellulare, a chi fa concorrenza ai traduttori Google. Qualcosa si muove: ora, oltre all’accordo con Confindustria digitale, la Rai ha siglato un protocollo con Agid, Anica, Apt e l’Associazione Digital Champion per lo sviluppo di iniziative congiunte volte alla alfabetizzazione.

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