MOBILE

Network sharing sull’ultimo miglio, così il 5G spingerà il business delle telco

Secondo un’analisi del Wef, nell’era della quinta generazione mobile gli operatori si differenzieranno per l’innovazione sul fronte del software, meno importanti parametri come la copertura e la capacità di rete. Spetta al regolatore creare un quadro favorevole per la condivisione dell’infrastruttura

Pubblicato il 07 Nov 2018

Patrizia Licata

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Le aziende telecom potranno rendere profittevole il 5G aprendosi al network sharing e puntando sul software per ritagliarsi un vantaggio competitivo. In questo radicale cambio di prospettiva dovranno essere sostenute dal regolatore, finora propenso a favorire la tutela della concorrenza di mercato rispetto al risparmio sui costi che si ottiene con la condivisione. E’ quanto scrivono Peter Lyons, Community Lead, Technology, Media, and Digital Industries del World Economic Forum, e Frank Rayal di Xona Partners in un’analisi pubblicata sul sito del Wef.

In una rete condivisa più operatori mobili possono usare la stessa infrastruttura di accesso all’ultimo miglio, tra cui torri e antenne, mentre ciascuno continua a gestire in modo separato e autonomo la rete core, spiegano gli analisti. In questo modo si bilanciano le due opposte ma ugualmente fondamentali esigenze di ridurre i costi e salvaguardare la concorrenza.

Proteggere investimenti e profittabilità è oggi fondamentale rispetto ai primi anni dell’era mobile: nel 2017 per la prima volta le vendite globali di nuovi smartphone non sono cresciute affatto e le nuove Sim sono aumentate solo del 3% anno su anno (nel 2012 i due parametri si collocavano rispettivamente a +40% e +9%).

Le telco hanno cercato di far fronte al brusco rallentamento della crescita cercando di monetizzare l’uso del traffico dati: nel 2017 i minuti passati da ogni utente mobile a guardare video sullo smartphone sono aumentati del 30%. La strategia non ha pagato: l’anno scorso le entrate degli operatori sono salite non più dell’1%.

La risposta è un’altra, si legge nell’analisi del Wef. Nonostante i miliardi spesi nelle torri radio le telco non possono più permettersi di chiudere le porte alla condivisione dell’infrastruttura. Il nuovo standard mobile offre l’opportunità di adottare modalità di network sharing senza danneggiare la competitività, perché questa col 5G si sposta dalla rete al software.

Il 5G permette infatti di fornire in modo efficiente e affidabile servizi diversi a utenti e dispositivi diversi da una stessa rete, grazie alla tecnica dello slicing. I clienti potranno avere anche connettività “su misura” con configurazioni ottimali per specifiche applicazioni senza che si produca un impatto sulla più generale prestazione di rete. Una rete 5G potrebbe, per esempio, erogare un’esperienza iper-realistica e real time a chi gioca online e al tempo stesso fornire applicazioni strategiche di pubblica sicurezza.

Questa capacità del 5G di offrire livelli predefiniti di user experience, qualità, affidabilità e sicurezza a tanti utenti diversi dipende dallo strato software della rete ed è qui che gli operatori mobili si potranno differenziare e emergere sui concorrenti. Lo strato infrastrutturale conterà meno, perché la competizione non si giocherà sulla copertura e la capacità determinata semplicemente dall’infrastruttura.

Poiché il 5G richiederà un uso sinergico degli asset infrastrutturali di rete, conclude l’analisi del Wef, i regolatori dovranno dare il giusto peso al risparmio sui costi e non solo proteggere la concorrenza. E’ un appello a creare un contesto favorevole alla condivisione di parte dell’infrastruttura fisica: lo sharing renderà più gestibile il costo delle reti 5G e la competizione non sarà danneggiata, perché il terreno di scontro si è spostato su applicazioni e servizi.

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