Per la Banca Mondiale, un incremento del 10% della penetrazione
della banda larga fa aumentare il Pil dell’1,3 %. Tanto più in
un Paese come il nostro, dove la banda larga è in ritardo rispetto
ai paesi europei più avanzati. Il governo Monti ha al suo interno
le competenze e la visione per fare dell’Ict una leva di sviluppo
per il Paese, a partire dalla dematerializzazione della PA, della
sanità, della giustizia, per arrivare ad una più spinta
internazionalizzazione del sistema produttivo italiano, che oggi
non sa ancora usare la Rete per allargare i suoi mercati.
Ci sono misure invece meno ovvie, come la riduzione delle barriere
all’accesso da parte dei consumatori (in questo ambito,
l’assetto trovato dall’Agcom in materia di terminazione
rappresenta sicuramente un’occasione perduta) e l’ampliamento
delle risorse destinabili alla banda larga mobile, per esempio
attraverso una liberalizzazione delle frequenze televisive, oggi
sovradimensionate rispetto a quelle destinate alle Tlc.
L’adozione rapida del “bill and keep”, per esempio, ovvero la
ridefinizione del modello economico su cui si basano le interazioni
tra operatori, con l’eliminazione della terminazione,
consentirebbe di rivoluzionare l’offerta per i consumatori,
aprendo a formule “a forfait” più coerenti con un ruolo
decisamente più propulsivo delle telecomunicazioni.