Open Access supera l’esame del primo anno

L’Organo di vigilanza ha presentato oggi i risultati del primo rapporto sugli impegni presi da Telecom Italia per garantire parità di accesso alla rete fissa da parte degli Olo. Il presidente Napolitano: “Impegno a garantire l’effettiva parità di trattamento a vantaggio di operatori e consumatori”

Pubblicato il 23 Feb 2010

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Promosso, con quasi due mesi di anticipo dal compleanno effettivo,
il primo anno di lavoro dell’Organo di Vigilanza. Si tratta
dell’organismo presieduto da Giulio Napolitano (gli altri membri
sono Francesco Chirichigno, Sergio Fogli, Claudio Leporelli,
Gérard Pigorel), deputato a vigilare “al fine di garantire
l’effettività del rispetto del principio di parità di
trattamento interna/esterna nella fornitura dei servizi di accesso
all’ingrosso”. Insediatosi nell’aprile 2009, questa mattina
è stata presentata da Napolitano a Roma la prima relazione
sull’attività svolta nel 2009.
È stato un anno di rodaggio, ma anche di risultati raggiunti.
“L’organo di vigilanza ha monitorato l’effettiva attuazione
degli Impegni da parte di Telecom Italia, nei modi e nei tempi
previsti, adottando una serie di Determinazioni e formulando
Raccomandazioni finalizzate a migliorare l’efficacia degli
Impegni stessi in termini di trasparenza, flessibilità e non
discriminazione”, ha sottolineato Napolitano.
In effetti l’istituzione e l’attività dell’organismo, una
specie di struttura di raccordo fra Telecom Italia, Agcom e Olo, ha
sensibilmente mutato il clima ed il confronto tra gli i diversi
operatori, rendendo più facile il dialogo e meno aspri gli in
evitabili scontri.

Lo testimonia il fatto che “la maggior parte degli interventi è
stata adottata a seguito di procedure informali, grazie
all’ascolto dei diversi attori e dell’interlocuzione continua
con le funzioni aziendali”. Meno avvocati in campo e più
mediatori, insomma.
Da questo punto di vista, “è significativo che gli Operatori
alternativi abbiano riconosciuto, anche nei ripetuti incontri con
l’Organo di vigilanza, la serietà degli sforzi compiuti dai
tecnici di Open Access per superare le difficoltà via via
manifestatisi”.
Ovviamente, non mancano i contenziosi aperti e c’è ancora molto
da fare, anche in vista del dispiegamento delle reti di nuova
generazione. Napolitano ne è ben consapevole, ma osserva come
l’organo da lui presieduto sia attivo da appena un anno:
l’esperienza inglese di Openreach ha mostrato che “soltanto al
termine del primo triennio dall’assunzione degli undertakings da
parte di British Telecom è stato possibile cominciare ad
apprezzare il loro positivo impatto sulla concorrenza e sulla
parità di trattamento tra gli operatori e ragionare su eventuali
aggiornamenti e integrazioni a quanto originariamente
pattuito”.

In Italia, dunque, si corre più veloce, anche l’anno chiave
sarà il il 2010: "un importante banco di prova
dell'efficacia degli impegni e delle loro effettive ricadute
sul sistema italiano delle comunicazioni elettroniche anche in
relazione allo sviluppo delle reti di nuova generazione".
"Servirà tempo per valutarne gli effetti: 'i risultati –
ha detto Napolitano  – potranno essere apprezzati solo nel tempo
mantenendo un quadro normativo e regolatorio stabile".
L’obiettivo è di ottenere “parità di trattamento fra Telecom
Italia e i suoi competitor, la soddisfazione degli operatori e dei
consumatori insieme allo sviluppo e al miglioramento della
rete”.
“Siamo stati anticipatori anche del quadro regolamentare
europeo”, ha osservato l’amministratore delegato di Telecom
Italia, Franco Bernabè che da quando è al timone dell’azienda
ha cercato di improntare al dialogo rapporti con Agcom e competitor
prima assai più tesi.  “E abbiamo fatto meglio e più in fretta
dell’esperienza inglese”. Secondo Bernabè, poi, una lezione
che si può trarre dall’esperienza italiana è che la concorrenza
fra infrastrutture, almeno nel fisso, in Italia non ha funzionato.:
“Alle asimmetrie a vantaggio dei nostri competitor non ha
corrisposto uno sviluppo di reti di accesso alternative”.

Soddisfazione, ma più moderata da parte degli operatori
alternativi. “C’è ancora molto da fare. Siamo ancora al
rodaggio e vi sono parecchi problemi, come i ko di rete e cliente
da superare. In vista delle Ngn si tratta di andare oltre al
modello degli impegni e di Open Acces, verso il modello di una
società della rete in grado di coniugare qualità, apertura e
parità di condizioni”, osserva Bianca Martinelli, direttore
degli affari pubblici e legali di Vodafone Italia.
Anche Mario Mella, Chief technology officer di Fastweb, e Romano
Righetti, direttore Regulatory affairs & institutional relations di
Wind riconoscono che Open Access rappresenta un passo avanti, ma
c’è altro cammino da compiere per realizzare concretamente gli
obiettivi di trasparenza nella gestione e parità di accesso ai
servizi di rete che Open Access si è posto.
L’organismo, però, incassa intanto un successo di immagine a
livello internazionale, dopo le titubanze e i dubbi emersi alla sua
nascita. Il cammino verso un “commitment-driven approach”
invece di un più tradizionale “regulatory approach” è nello
spirito del nuovo quadro regolatorio a livello europeo, ha
osservato Reinald Krueger, head of Unit, procedures related to
National regulatory measures della direzione Information society
dell’Ue. Proprio quell’Ue che all’inizio, più critica era
stata nei confronti delle scelte del presidente di Agcom Corrado
Calabrò.

Il quale può così permettersi di chiosare: “In sede di
regolatori europei la regolazione italiana è diventata una best
practice. Si temeva che il mercato sfuggisse al controllo delle
autorità regolatorie, ora si conviene sulla bontà della nostra
soluzione”.

  
 SCARICA
QUI il rapporto completo

SCARICA QUI la relazione del presidente Giulio Napolitano
 

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