BANDA LARGA

Open Sky, così l’Internet dallo spazio cancella il digital divide

Grazie al satellite Ka-Sat messo in orbita da Eutelsat l’operatore garantisce connessioni ad alta velocità e affidabilità. Dallo spazio un supporto concreto alla realizzazione del piano banda ultralarga

Pubblicato il 03 Mag 2016

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Con la spinta del Governo l’Italia sta compiendo importanti sforzi per raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020 e per superare l’antica arretratezza dotandosi di una connessione internet a banda larga e ultralarga di qualità capace di prestazioni a livello europeo. Per quanto importante, questo impegno non è ancora sufficiente per garantire oggi l’accesso ad una rete veloce, stabile, affidabile a tutti i cittadini e a tutte le attività economiche.

Secondo i dati forniti da Infratel il digital divide è infatti ancora un problema evidente per l’Italia: più di due milioni di cittadini non hanno accesso ad alcun tipo di connessione sopra i 2Mbps, mentre la rete in fibra lascia scoperto oltre il 73% delle unità immobiliari. Il più dolente dei tasti riguarda il comparto produttivo: le aziende italiane perdono ogni anno punti di competitività rispetto a realtà estere meglio connesse (l’Italia è al 52° posto al mondo per la velocità media di navigazione con 6,2 Mbps, stime Akamai). Senza dover attendere il compimento dei lavori di posa della fibra, già oggi esiste la connessione via satellite che assicura la copertura integrale del territorio con una velocità fino a 22 Mbps.

In Italia la connessione sat è principalmente offerta dall’operatore Open Sky grazie al satellite Ka Sat, progettato appositamente per tale scopo e messo in orbita dalla multinazionale francese Eutelsat. Proprio Open Sky fa tappa mercoledì 4 maggio a Roma, alle Officine Farneto, presentando alla platea professionale i servizi e le novità del suo catalogo. Con oltre 20 mila antenne attive su tutto il territorio, il satellite Ka Sat ha reso possibile il compimento di un salto di qualità in termini di innovazione introducendo la tecnologia VNO (Virtual Network Operator), sviluppata grazie a un bando ESA e ingegnerizzata da Open Sky. VNO è una sigla che significa sostanzialmente la capacità di adattare le connessioni alle singole esigenze, cosa che Open Sky ha brillantemente dimostrato di saper fare, specie con i suoi servizi business.

Fintanto che il digital divide rimarrà un vistoso problema, la possibilità di collegarsi a internet via satellite resta perciò una validissima opzione. In proposito, anche l’Agenzia Spaziale Italiana ha un progetto: un satellite tutto italiano capace di portare la banda ultralarga sull’intera penisola, con performance e prezzi a livello delle connessioni in fibra. Questo progetto, al vaglio ora degli aspetti tecnici e commerciali, ha le caratteristiche necessarie per rientrare nei finanziamenti stanziati per raggiungere gli obiettivi 2020. Anche il Mise ha compreso nei suoi piani il satellite. Con il Bando Infratel, pubblicato lo scorso anno ed ora in fase di avviamento, il Ministero ha destinato a famiglie e aziende localizzate in zone a fallimento di mercato, che difficilmente verranno raggiunte dalle reti terrestri nel medio periodo, oltre due milioni di euro in contributi per l’attivazione di apparati di connessione internet via satellite.

Ma non c’è solo l’Italia che pensa alla soluzione satellitare. Anche in altri Paesi il digital divide costituisce un freno allo sviluppo economico. La società americana Viasat ha infatti l’intenzione di produrre e lanciare in orbita entro il 2020 un potente satellite
che porti dal cielo la banda ultralarga. Ed ancora: Francia e Inghilterra si stanno mobilitando in questo senso, e studiando
alleanze e sinergie. È dunque evidente che la complementarietà del satellite con le altre tecnologie di connessione – Adsl, fibra e wireless – renda possibile raggiungere ogni metro quadrato del territorio italiano.

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