CONFINDUSTRIA DIGITALE

Parisi: “Agenda digitale, è ora di dare il via”

L’appello del presidente di Confindustria digitale: “Anagrafe unica, fascicolo sanitario elettronico e infrastrutture di base le priorità”. E sul versante Tlc dice: “Il deal Vodafone-Verizon avrà ricadute importanti anche in Italia”

Pubblicato il 04 Set 2013

parisi-confindustria-digitale-120126152057

Dare il via a quell’Agenda digitale di cui si parla da tanto (troppo tempo), permettendo inoltre investimenti privati nelle reti di telecomunicazioni. È l’appello che Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale, lancia dalle colone de Il Mattino. “Finalmente, grazie al governo Letta, abbiamo una governance, ruoli e responsabilità certi: bisogna solo realizzare i progetti già in cantiere – evidenzia Parisi – L’anagrafe unica dei cittadini e il fascicolo sanitario elettronico sono le infrastrutture di base per realizzare tutto il resto. Poi c’è l’integrazione di tutte le banche dati della pubblica amministrazione, a cominciare dai dati fiscali, per una lotta più efficace all’evasione”.

Secondo Parisi queste tre cose possono essere realizzate in pochi mesi. “Se a questo –sottolinea – aggiungiamo gli investimenti importanti che le imprese private stanno facendo nelle reti, dalla fibra ottica all’Lte, possiamo prevedere, da qui al 2015, un profondo cambiamento per l’Italia che potrà essere la chiave per accelerare l’uscita del Paese dalla recessione e la ripresa dell’occupazione”.

Riguardo le grandi manovre in atto nel mercato Tlc, Parisi spiega che – a suo avviso – Vodafone non utilizzerà la grande liquidità di cui dispone grazie all’operazione Verizon per scalare Telecom Italia ma che certamente le ricadute dell’operazione saranno significative anche nel nostro Paese. E sull’Italia chiosa: “Se abbiamo attratto tutti questi investimenti esteri è perché in questo campo abbiamo una grande tradizione tecnologica e manageriale: a guidare Vodafone, che è l’azienda star del settore nel mondo, ad esempio, è l’italiano Colao. In Italia c’è, quindi, un problema di capitali, ma quello che conta di più è che il mercato sia interessante, e che ci siano sviluppo, crescita degli investimenti, dell’occupazione e dei servizi”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati