INCHIESTA HARD&SOFT

Pasquali: “E’ l’era della semplificazione”

Siamo a un punto di svolta, dice la docente di Sociologia della comunicazione all’Università di Bergamo. “La dimensione sociale dell’uso tecnologico ha cambiato faccia al mercato”

Pubblicato il 18 Mar 2013

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Ci sono gli aspetti economici e quelli tecnologici che regnano sovrani soprattutto dal punto di vista degli economisti e dei tecnologi. E poi c’è un aspetto indefinibile, difficile da catturare, che sta ai margini di queste due aree ma che si sta rivelando sempre più importante. È la dimensione sociale nell’uso delle tecnologie, che negli ultimi sei anni però è stata la leva grazie alla quale il mercato ha completamente cambiato faccia. Un’area nella quale si sta preparando una nuova rivoluzione.

“Se vogliamo guardare da questo punto di vista – dice Francesca Pasquali, docente di Sociologia della comunicazione all’università di Bergamo – in passato sono stati presi tutti in contropiede da un’unica azienda e da un unico prodotto, che ha creato una esperienza d’uso completamente diversa, superiore. Apple è stata la prima a capitalizzare, e a farlo in maniera spettacolare, il cambiamento di paradigma dell’informatica personale che incontrava la mobilità. Non è stata la tecnologia, non è stato il modello economico: è stata l’esperienza d’uso”. Con l’iPhone Apple ha creato un nuovo mercato ma sopratutto un nuovo modo di intendere l’informatica: “Non dimentichiamo – dice Pasquali – che l’iPhone e gli altri smartphone, e a seguire iPad e tablet, non solo hanno trasformato il modo con il quale interagiamo con la tecnologia, ma hanno allargato e cambiato la demografia degli utenti”.

Navigano e scaricano app persone che non avrebbero mai usato un pc fuori dal posto di lavoro (e in alcuni casi, neanche al lavoro). Le vendite di smartphone stanno pareggiando quelle dei telefoni cellulari “tradizionali” e hanno già superato quelle dei pc, mentre in quel mercato il tablet regna sovrano. Da noi la bassa penetrazione dei pc e della larga banda è in parte compensata dagli smartphone.

“Il punto è – dice Pasquali – che adesso siamo arrivati a un nuovo punto di svolta, visto che non è cambiato solo il tipo di strumenti e di interazione con le tecnologie, ma anche gli usi e le abitudini”. È l’era della semplificazione e del consolidamento, che avrà conseguenze profonde.

La situazione di oggi è complessa. Assieme agli smartphone infatti sono arrivati anche Twitter e Facebook in mobilità, l’app di Amazon per fare acquisti ovunque, confrontando in tempo reale i prezzi dei prodotti nei negozi con quelli online e chiudendo comunque la transazione sul posto. Ci sono i social media per condividere foto, posizione, stati d’animo. L’offerta negli app store è enorme, la gestione complicata.

“Se cambi il telefono – dice Pasquali – migrare app e dati è facile. È difficile portarsi dietro le configurazioni, i settaggi delle singole app. E non parliamo poi di Facebook, che continua a cambiare i parametri della privacy, i settaggi delle condivisioni: un incubo per gli utenti più pigri o frettolosi”.

L’integrazione tra hardware, software e servizi che già è avvenuta, dice Pasquali. Adesso la frontiera è un’altra: “È un discorso in cui rientra la consumerizzazione e l’evoluzione dei computer verso qualcosa di più semplice da usare, di più immediato. È una sfida di complessità: oggi la vita quotidiana sta diventando faticosa da gestire con le attuali piattaforme. Cambiano i parametri di un servizio nel cloud e tu devi rialfabetizzarti da capo per gestirlo. Inoltre, apparteniamo a troppe reti: Facebook, Twitter, Instagram e altre. È un mondo sempre più complesso”.

Pasquali osserva il rapporto delle persone con le tecnologie. I risultati sono sorprendenti: ad esempio su Facebook le funzioni relative alla privacy o la possibilità di organizzare in cerchie i contatti sono utilizzati meno di quanto si potrebbe pensare. “Il motivo – dice Pasquali – non è perché non interessi la propria privacy, ma perché i parametri di settaggio sono diventati troppi e troppo complessi internamente a Facebook e ancora di può quando Facebook diventa l’hub della nostra vita online”. Il risultato è che si lavora in un’altra direzione: adesso le persone mettono in rete cose meno personali che vadano bene per tutti. Si rinuncia cioè a usare nella loro totalità gli strumenti e i settaggi della privacy, risolvendo sul piano delle pratiche d’uso i rischi connessi al complessificarsi della propria vita online. “Certo si tratta di un segnale che la sbornia espressiva e identitaria di Facebook è forse passata, ma anche di un sintomo di una più ampia domanda di semplificazione della tecnologia a fronte del moltiplicarsi degli usi che ne facciamo e delle relazioni e consumi che attraverso essa sviluppiamo”.

Le conseguenze sono notevoli e centrano appieno il tema della convergenza, conclude Pasquali: “Semplificare vuol dire anche consolidare e avvicinarsi sempre più a singole piattaforme che fanno tutto. C’è stata la convergenza e adesso stiamo entrando nell’era della semplificazione, che viene chiesta dagli utenti. Presto, con il fenomeno della consumerizzazione, le aziende seguiranno”.

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