TELECOM ITALIA

Patuano: “Vendita convertendo segnale che Telefonica non influenza la gestione TI”

Per l’Ad di Telecom Italia “è anche un messaggio mandato alle autorità brasiliane”. La possibilità che Telco si sciolga può essere un passaggio verso la public company

Pubblicato il 23 Giu 2014

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La vendita da parte di Telefonica del convertendo “credo debba essere interpretata nell’insieme come la dimostrazione che Telefonica sta dando alle autorità brasiliane della propria non influenza nella gestione di Telecom Italia“. E’ il commento dell’amministratore delegato di Telecom Italia Marco Patuano. In ogni caso, “è stato un ottimo investimento”, ha aggiunto Patuano, precisando che la vendita del convertendo decisa da Telefonica è “dimostrazione della loro buona fede nei confronti dell’ authority”. “Credo che Telecom Italia si stia muovendo molto decisamente nella direzione della pubblic company e la possibilità che Telco si stia sciogliendo ancora una volta va verso questa direzione”, ha concluso.

Telefonica il 16 giugno ha venduto oggi sul mercato per 139 milioni di euro il bond convertendo di Telecom Italia che aveva acquistato a novembre per 103 milioni di euro per mitigare la diluizione della sua quota dovuta alla conversione.

L’operazione è avvenuta in concomitanza con il primo giorno utile – il 16 giugno – per dare il via alla separazione. Un’operazione che porterà i soci di Telco a diventare azionisti diretti della compagnia telefonica con le seguenti quote: gli spagnoli al 15%, Generali al 4,3%, Intesa Sanpaolo e Mediobanca all’1,7% ciascuno. In questo scenario, è plausibile che il fronte italiano proceda in tempi rapidi alla vendita delle partecipazioni, andando contemporaneamente ad abbattere il debito che le accompagna. 
Il risultato finale sarà una Telefonica potenzialmente “sola” con in mano poco meno del 15% del capitale: troppo poco per dettare la linea, dato che dovrà fare i conti con il mercato, che all’ultima assemblea di Telecom Italia ha fatto capire di essere il nuovo socio forte della compagnia. D’altra parte, con quel pacchetto, il gruppo presieduto da Cesar Alierta sembra avere margini di manovra assai ridotti: non è rappresentato nel board; non ha i numeri sufficienti per dire la sua in tema di operazioni straordinarie perché non rappresenta una minoranza di blocco che richiede i due terzi del capitale.


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