LA BATTAGLIA SULLA RETE

Per chi tifi, Ott o telco?

La domanda è frequente di questi tempi nel mondo delle comunicazioni elettroniche (e non solo). Il punto però non è quello di schierarsi, ma di trovare soluzioni: senza bargain non si va da nessuna parte

Pubblicato il 23 Giu 2014

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Con chi stai? Una domanda frequente di questi tempi nel mondo delle comunicazioni elettroniche e non solo. Sei dunque dalla parte di Google ed Ott vari o sei con le telco? Sei per il nuovo che avanza o sei con chi proprio non ne vuol sapere?

Situazione ben rappresentata dallo scontro di qualche giorno fa alla Sapienza di Roma tra il ministro Dario Franceschini e il presidente di Google Eric Schmidt.

Attacca quest’ultimo: “Ai giovani italiani manca una formazione digitale”. Risponde l’altro: “Ogni paese ha la sua peculiarità, noi magari abbiamo giovani più competenti in storia medievale”. Intanto, mentre come al solito ci dividiamo anche nel commento di quest’epico dibattito, vengono pubblicati gli ennesimi sconfortanti dati sull’attuazione dell’Agenda digitale in Italia.

In Europa dal 2012 al 2013 il numero di cittadini che ha potuto contare su un accesso a una rete internet fissa con una velocità di almeno 30Mbps è aumentato dell’8%, raggiungendo mediamente il 62% della popolazione (con punte del 90% in Belgio, Danimarca, Lituania, Lussemburgo, Olanda e Regno Unito), in Italia restiamo al 20% della popolazione, in fondo alla classifica, dietro Grecia e Ungheria, con una situazione pressoché analoga anche per l’uso di internet.

Il punto dunque non è quello di schierarsi, ma di trovare soluzioni. Talvolta si ha l’impressione che due torti si incontrino: gli operatori tradizionali di telecomunicazioni che molto si lamentano, per non fare, dell’attività saprofita degli Over the top; le pretese di totale libertà di azione di questi ultimi. Quello che sta accadendo nella formidabile esplosione tecnologica in Asia dovrebbe invece insegnare qualcosa. La parola d’ordine a quelle latitudini è “bargain”. Senza un negoziato non si va infatti da nessuna parte. È illusorio pensare che una regolamentazione d’autorità sciolga il nodo (francamente è difficile pensare norme che possano obbligare gli Ott planetari). Non c’è dubbio invece che il mondo digitale può progredire grazie all’opera dei diversi soggetti che al suo interno operano, insieme non contro.

La ricetta forse è più semplice di quello che sembra e consiste nel promuovere la convenienza reciproca. Non è ragionevole pensare che agli Ott convenga il clima che si sta determinando in tutta Europa nei loro riguardi. Come non è pensabile che nelle comunicazioni elettroniche si possa tornare al sistema di profitti di dieci anni fa.

È una strada complessa, ma non mancano le opportunità. A fianco delle attuali attività complementari, nei prossimi anni si svilupperà enormemente il mercato degli oggetti connessi (qualcuno lo stima in 61 miliardi nel 2017).

Le telco avranno nuove occasioni, ad esempio nel ruolo di distributori, ma dovranno innovarsi rapidamente per non farsi relegare nuovamente al ruolo di semplici intermediari, come è successo nel mercato delle app.

Servono perciò infrastrutture di grande capacità, serve la cooperazione con chi lavora sulla rete. L’arretratezza italiana e in parte europea rischia al contrario di diventare un abisso da cui sarà difficile uscire. E allora meno scontro, meno fondamentalismo, e più intraprendenza e coraggio nel dialogo.

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