LA NOSTRA INCHIESTA

Pileri: “Agenda digitale, spingere sull’operatività”

Per l’Agenda digitale si apre una nuova fase, ma l’Italia rimane fanalino di coda nei primi segnali di ripresa e nell’uso delle tecnologie. E’ sufficiente concentrarsi sulle priorità individuate dal Crescita 2.0 o politica e istituzioni devono fare di più? Ecco cosa ha risposto al Corriere delle Comunicazioni l’Ad di Italtel

Pubblicato il 24 Gen 2014

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Trasformare i piani enunciati dall’Agenda digitale in progetti operativi è il primo passaggio per dare al nostro Paese una reale opportunità di crescita, innovazione e occupazione e le tre priorità citate sono importanti ma di sicuro largamente insufficienti se confrontate con gli obiettivi dell’Agenda digitale. Abbiamo cooperato nel progetto della Digital Agenda for Europe e poi lo abbiamo fatto nostro con l’Agenda digitale italiana: questo è l’obiettivo di riferimento, non ci sono scorciatoie. Fortunatamente anche il Governo sta maturando questa consapevolezza in quanto ha intrapreso l’analisi della compatibilità dei piani attuali di sviluppo delle reti Ultra Broadband agli obiettivi previsti dall’Agenda digitale al 2020. Ripeto per l’ennesima volta che dobbiamo realizzare velocemente gli obiettivi dell’Agenda digitale e ciò è possibile. Al 2020 dobbiamo aver realizzato reti che consentano connessioni a 30 Mbit/s per tutti (accessi fissi e mobili senza sostanziali limitazioni di contemporaneità) e che gestiscano connessioni a 100 Mbit/s per metà della popolazione.


Occorre procedere con le semplificazioni burocratiche per i permessi allo sviluppo di infrastrutture: semplificare ancora i regolamenti scavi ed i permessi per i siti per le antenne. E’ stato fatto un passo avanti ma non sufficiente sugli scavi. Occorre che l’Autorità delle Telecomunicazioni, in Italia ma più in generale in Europa, tenga alto il valore delle reti di accesso in fibra ottica ed in generale il valore delle reti di accesso. Questo porta a riconoscere un premium price che potrà in parte finanziare gli investimenti necessari che come ormai sappiamo a memoria sono circa 10 miliardi di euro (che non è una cifra impossibile).
Occorre stimolare la condivisione degli investimenti sulle infrastrutture e non invece aumentare la competizione sulle infrastrutture come stupidamente sta avvenendo in Italia. Ciò che sta accadendo in Italia è che avremo 4 reti mobili Lte e 3 reti fisse Ultra Broadband Fttc.

È assurdo! Rimarranno dei piani sulla carta e non si realizzeranno! Il mondo va in una direzione diversa da questa. È necessario continuare ad utilizzare i fondi europei 2007- 2013 non spesi (nei prossimi due anni almeno) per realizzare infrastrutture velocizzando quello che si sta facendo con i bandi Infratel. Occorre adottare un approccio a rete nella PA per superare la frammentazione che vede ancora la presenza di 40 reti nazionali e oltre 20 regionali interconnesse tramite il “vecchio” protocollo Isdn e attraverso le reti di molteplici Operatori. Serve facilitare e velocizzare lo sviluppo delle Infrastrutture di Telecomunicazioni in particolare quelle che realizzeranno le reti di nuova generazione senza il timore di accettare una più incisiva presenza di capitali ed iniziative pubbliche e di partnership pubblico-privata.

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