Il grande mondo delle piccole imprese nazionali: da qui passa il rilancio della nostra economia. Il 99% delle nostre aziende sono di micro, piccola e media dimensione, ma non è tutto. Il 70% del valore aggiunto dell’imprenditoria nostrana, oltre la metà dell’export e più dell’80% degli occupati vengono proprio da lì. È sufficiente per dichiarare che si tratta di un asse portante dell’Italia? Basta per poter dire che le manovre volte al rilancio della competitività devono indirizzarsi verso micro e Pmi?
Il nostro Made in Italy non è frutto solo di quei – pochi – grandi gruppi che siamo in grado di esprimere. Le nostre piccole e medie imprese non sono per forza la retroguardia dell’innovazione o l’espressione di un’Italia conservatrice e arretrata. Da tante esperienze di piccole dimensioni sono nate le fortune delle grandi aziende, segno che l’impresa non è un singolo soggetto, ma un sistema integrato. Con queste premesse e in virtù delle autonomie riconosciute alle singole Regioni, si comprende l’importanza di un’azione territoriale, volta a fornire strumenti per il rilancio delle “singole economie”. “È ora di far emergere le eccellenze, renderle più visibili anche per stimolare l’emulazione – afferma Raffaello Balocco, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Pmi e docente al Politecnico di Milano. Non dimentichiamo che le piccole imprese spesso sono fonte di innovazione per quelle di grandi dimensioni, che possono distribuire sulla rete dei loro fornitori una serie di attività, che producono non solo beni fisici, ma anche miglioramento nei prodotti e nei processi di lavoro”.
Se da una parte è legittimo pensare a una crescita culturale dell’universo Pmi, stimolandolo nell’adozione di strumenti e meccanismi gestionali più innovativi, dall’altra non si può dimenticare il contributo positivo all’economia regionale e nazionale da parte delle Pmi. “Con l’Osservatorio Pmi – continua Balocco – l’idea è di dare risalto a quelle realtà che negli ultimi cinque anni stanno ottenendo rilevanti performance economico-finanziarie. Ma non solo. Vogliamo individuare i settori in cui sono maturate queste esperienze eccellenti e, soprattutto, vogliamo dare un volto a queste aziende, farle uscire dalla loro notorietà settoriale, per portarle alla ribalta di un pubblico più vasto”.
L’Osservatorio si propone anche come punto di riferimento per le Regioni che hanno avviato un serio programma di Agenda digitale: con la nuova programmazione pluriennale, che fa capo a Horizon 2020, sono infatti chiamate a dotarsi di strumenti in grado di contribuire al rilancio del loro sistema economico territoriale. Dalla Ricerca, organizzata per singola Regione aderente, emergeranno i protagonisti del Made in Italy, quelli, però, un po’ meno abituati alle luci della ribalta. Ogni Regione potrà disporre di una mappatura delle best practice delle sue aziende e di una serie di “casi” a testimoniare che il successo è possibile anche in mancanza di grandi dimensioni.
Le Regioni, chiamate a utilizzare in modo intensivo ed efficace i diversi fondi messi a disposizione dall’Ue (NdA: Fse, Fesr), dovranno “mettere in circolo” questi capitali, anche per stimolare la formazione e lo sviluppo di nuove competenze, leve per una crescita duratura e per una competitività anche su palcoscenici internazionali. Inoltre, dai dati della Ricerca le Regioni potranno disporre di ulteriori elementi per identificare le specializzazioni territoriali, perfezionare i sistemi di misurazione dell’efficacia imprenditoriale, comprendere i gap digitali sul territorio e comunicare la bontà delle azioni intraprese e delle metodologie adottate. “Oltre agli indicatori di bilancio, che sono in grado di svelare solo una parte dei ‘segreti’ di un successo, raccoglieremo le interviste dei protagonisti, sentiremo gli imprenditori e i manager, coloro che, più di altri, possono spiegare il percorso seguito, le scelte effettuate, i fattori che hanno determinato la riuscita di un progetto avviato anni prima”. Verranno, perciò, approfonditi i temi delle tecnologie digitali, per capire quanto e come hanno pesato sul successo costruito. “L’obiettivo, ambizioso ma realistico – conclude Balocco – è di costruire una mappa delle Regioni italiane, comprendere i loro ‘settori di eccellenza’, individuare i singoli fattori di successo, verificando anche quanto e in che misura le tecnologie digitali stiano fornendo un contributo significativo allo sviluppo delle singole imprese”.