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Quella lunga battaglia di Neelie

Il Commissario europeo Kroes si appresta a chiudere il mandato quinquennale. Tante battaglie per la riforma Tlc. Ma anche una lunga “guerra fredda” con le 28 authority nazionali. Al successore un’eredità conflittuale da sciogliere

Pubblicato il 23 Giu 2014

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Nelle alte sfere delle telecomunicazioni europee si è a lungo vociferato di ripetute tensioni diplomatiche tra la Commissione Ue e il Berec, l’organismo che raggruppa i regolatori per le Tlc dei 28 paesi membri. I diretti interessati smentiscono o minimizzano. I documenti pubblici e le dichiarazioni distillati negli ultimi 24 mesi da una sponda e dall’altra parlano però con eloquenza, fotografando un chiaro disallineamento tra le due istituzioni. Certificano, come ragiona Bruno Basalisco della società di consulenza Copenhagen Economics, “un’inevitabile diversità di vedute” sulle terapie da somministrare al sofferente settore delle tlc europee.

Da un lato, il commissario per l’agenda digitale Neelie Kroes ha profuso i due anni conclusivi del proprio mandato in un generoso sforzo di riforma dell’ecosistema normativo per le telecomunicazioni dell’Ue. Dietro l’operazione s’intrecciavano due aspirazioni: accelerare l’integrazione regolamentare sul piano comunitario e smussare alcune rigidità del quadro vigente con una spolverata di deregulation.

Solo che per portare a compimento il progetto, rimarca una nota della banca JP Morgan, il commissario olandese “non poteva non tenere in considerazione le opinioni dei regolatori nazionali, sui quali in ultima analisi riposa il compito di assicurare l’attuazione delle normative europee”. Il problema è che forse non lo ha fatto a sufficienza. Perché pur “condividendo gli obiettivi della Commissione”, le Authority nazionali hanno sin dal 2012 riversato un fiume di riserve sul merito della strategia targata Kroes. La bocciatura più dura e clamorosa è quella servita nel settembre 2013 contro il pacchetto sul mercato unico delle tlc. Ma non è un caso isolato.

In precedenza, il Berec aveva già preso di mira anche un altro pezzo di pregio del programma di riforma della Kroes, la raccomandazione europea sugli obblighi di non discriminazione e metodologia dei costi per l’accesso alle reti di comunicazione elettronica. Appena un mese fa, è ancora un’altra raccomandazione comunitaria, quella sui mercati rilevanti, ad aver raccolto un giudizio tiepido da parte dei 28 regolatori. In proposito, spiega Basalisco, “il Berec ha adottato un parere che pur supportando la bozza della Commissione resiste alla deregolamentazione in alcuni mercati fissi sulla base delle differenze nazionali e pone una serie di dubbi sui mercati dell’accesso per la banda larga”. Insomma, ancora obiezioni.

Secondo diversi analisti le ripetute ammonizioni del Berec sarebbero tuttavia potute rientrare se la Kroes non avesse parallelamente tentato di promuovere la sua linea facendo leva con eccessivo zelo sulle prerogative di commissario. Ossia moltiplicando i richiami ufficiali, e le minacce di sanzioni contro una serie di decisioni licenziate dalle Authority nazionali, in particolare in materia di tariffe di unbundling e terminazioni mobili. Lo scontro tra Agcom e la Commissione proprio sui canoni dell’Ull per il 2013 fa il paio con analoghe dispute sorte tra Bruxelles e i regolatori di Estonia, Finlandia, Austria e Germania. Troppe da non irritare il Berec. E troppe da non alimentare l’impressione che la partita con Bruxelles stesse assumendo i contorni “di una lotta di potere”, come scritto dal portale di affari europei Euractiv. Con la Commissione determinata ad avocare a sé nuove competenze, pur di promuovere più convergenza regolamentare, a spese di quelle gelosamente custodite dalle stesse Authority.

A scrivere il primo atto della tenzone inter-istituzionale è stato proprio un affare di unbundling. Pubblicata a dicembre 2012, la prima bozza della raccomandazione della Commissione su obblighi di non discriminazione e metodologia dei costi per l’accesso alle reti di comunicazione elettronica prevedeva originariamente che tutti i paesi membri portassero entro il 2016 i prezzi dell’Ull in una banda compresa tra 8 e 10 euro, A stretto giro il Berec aveva rintuzzato la misura, “esigendo” che fosse convertita da vincolante a facoltativa.

Al termine di uno strisciante braccio di ferro i regolatori sono riusciti a spuntarla. Poco dopo, tuttavia, è entrato in scena il pacchetto sul mercato unico delle tlc. E qui le strade di Commissione e regolatori sono tornate a divergere. Nel suo parere pubblicato a pochi giorni dalla presentazione della proposta “Connected Continent”, il Berec l’ha bollata come “una minaccia all’integrità del quadro regolamentare europeo”.

Ancora una volta la linea dei regolatori ha avuto la meglio, complice la pioggia di emendamenti al testo presentati dal Parlamento europeo. Nel frattempo la Commissione ha cominciato a deporre le armi anche nelle singole dispute con i regolatori. A cominciare da quella con Agcom. Qualcuno sostiene che, di fronte ai ripetuti “niet” del Berec e approssimandosi la fine del mandato, Neelie Kroes si sia risoluta a imboccare con discrezione la via della riconciliazione. Se non altro per non lasciare al suo successore la scomoda eredità di uno scontro istituzionale.

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