TELEVISIONE

Rai, Valerio Zingarelli: “Entro due anni saremo media company”

La strategia del nuovo chief technology officer: “Renderò più efficaci strutture finora separate e poco sinergiche. Ma non abbandoneremo il broadcasting. Web e mobile possono supportare nuovi progetti di sviluppo”

Pubblicato il 21 Ott 2014

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“La mia prima importante missione operativa è quella di integrare, coordinare e rendere ancora più efficaci strutture che fino ad ora hanno operato separatamente, con il rischio di non essere sufficientemente sinergiche per gli scopi della Rai. L’obiettivo strategico è di creare visione e progetti funzionali alla media company. E questo lo si può fare molto meglio quando c’è una responsabilità che integra le varie funzioni”.

A parlare è Valerio Zingarelli, neo Cto della Rai, in un’intervista a Sat Café, la pubblicazione online del gruppo Eutelsat. E dei tempi necessari per mettere in pratica il progetto Zingarelli si è già fatto un’idea abbastanza precisa: “Abbiamo fretta – afferma – entro due anni dobbiamo diventare una media company. Questo, però, non vuol dire abbandonare la broadcast company, ma affiancare a questa una media company. Iniziamo e poi, nel futuro, le evoluzioni dei contenuti e delle tecnologie ci guideranno opportunamente”. Sul percorso che porterà la tv di Stato a raggiungere l’obiettivo, secondo Zingarelli, quello delle risorse “non è il problema principale: con la media company – sottolinea – l’obiettivo è aumentare la raccolta sul web e mobile che può anche supportare nuovi progetti di sviluppo”.

Poi il discorso si sposta sulle criticità del digitale terrestre: “E’ una delle cose che ho iniziato ad affrontare e che nel giro di non molto tempo verrà risolta – afferma il Cto della Rai – Per esempio, voglio eliminare le immagini ‘pixellate’, oppure il messaggio che qualche volta compare sul televisore dicendo: ‘segnale debole controllare l’attacco del cavo d’antenna’.

Il DVBT2 sarà fondamentale, perché moltiplica l’efficienza dello spettro e ci permette di portare tutta la nostra offerta in HD. La mia posizione è che non bisognerebbe rendere obbligatoria la produzione e la vendita di televisori in T2 di prima generazione a metà 2015, ma aspettare la seconda generazione del T2 con lo standard HEVC, che arriverà poco dopo. La seconda generazione del T2 ha un codec per la visualizzazione delle immagini, chiamato HEVC, che permette di ottenere un’efficienza spettrale tripla. Solo che sarà introdotto nel mercato non prima del 2016 e non è retro compatibile. Quindi nel 2015 – conclude Zingarelli – i consumatori italiani che decideranno di comprare un nuovo apparecchio lo compreranno della prima generazione”.

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