LA POLEMICA

Rai Way, sindacati all’attacco: “Dal Governo scelte illegittime”

Slc Cgil e Uilcom Uil, insieme a Federconsumatori e Adusbef, contestano la decisione dell’esecutivo di tagliare di 150 milioni i fondi per la Tv di Stato e di cedere una quota di minoranza della società delle torri

Pubblicato il 10 Nov 2014

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La riduzione di 150 milioni dei finanziamenti alla Rai è “una nuova tassa occulta a carico dei cittadini”. E la quotazione in borsa di RaiWay, con la cessione di una quota di minoranza del capitale azionario, è “un’operazione di autarchia legislativa”, dove “il Governo affida a sé stesso funzioni che spettano esclusivamente al Parlamento”.

Con queste motivazioni Slc Cgil, Uilcom Uil, Federconsumatori e Adusbef, assistiti dall’avvocato Antonio Saitta, contestano la legittimità dell’articolo 21 del D.L. n.66 del 24 aprile 2014, che dispone le due misure nei confronti di Viale Mazzini.

“Non riversando alla Rai una quota dell’imposta di scopo (così è stato qualificato il canone dalla Corte Costituzionale) – sostengono sindacati e consumatori – dedicata al finanziamento del servizio pubblico si opera un trasferimento dalla fiscalità speciale a quella generale. Il Bilancio dello Stato potrà disporre di 150 milioni di euro da utilizzare a discrezione del Governo. I cittadini, tuttavia, hanno pagato il canone per un fine ben preciso: il finanziamento del servizio pubblico, e non per vedersi in sostanza modificata la propria aliquota Irpef, perché è ovvio che se il canone contribuisce alla fiscalità generale, il cittadino non paga più le aliquote conosciute ma una aliquota maggiore, non determinata per legge”. Una decisione, attaccano, che “offende la buona fede dei cittadini virtuosi occultando un tributo e viola le norme costituzionali in materia di imposizione fiscale e, in particolare, viola l’art. 7, comma 5, del D. Lgs. n. 177 del 2005 che consente di utilizzare il canone di abbonamento alla radiotelevisione, solo ed esclusivamente ‘ai fini dell’adempimento dei compiti di servizio pubblico generale’”.

Sulla base di queste motivazioni, e sottolineando che c’è “una esposizione del Mise nei confronti della Rai ingente”, “pari a un milione e 348mila euro”, Slc-Cgil, Uilcom Uil, Federconsumatori e Adusbef hanno presentato ricorso al Tar Lazio, per “obbligare il Mise al rispetto di quanto convenuto nel contratto di servizio 2013-2015 al fine di garantire gli standard qualitativi e quantitativi del servizio pubblico radiotelevisivo previsti dal Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici e alla tenuta degli impegni contenuti nel piano industriale, una parte dei quali riguarda l’occupazione dei lavoratori della Rai”.

Quanto a Rai Way, sindacati e consumatori contestano la decisione del Governo come un abuso, “una incredibile operazione di manipolazione legislativa, destinata a non superare l’esame dei giudici che potranno annullare o disapplicare il Dpcm, con gravi conseguenze sul mercato e sulla stessa Rai”.

“Per tutti questi motivi – affermano i promotori dell’iniziativa – le organizzazioni sindacali firmatarie dell’esposto del 22 settembre 2014 al presidente del Consiglio dei ministri si riservano ulteriori iniziative legali a tutela dei risparmiatori e dei lavoratori di Rai Way”.

In quell’appello i sindacati denunciavano al Presidente del Consiglio dei Ministri, alla Ministra dello sviluppo economico, al Presidente della Corte dei Conti, al Presidente della Consob, al Presidente della Borsa italiana, al Presidente della Commissione per l’indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, al Presidente dell’AGCOM, al Presidente dell’AGCM, “la violazione dell’art.21 l.n.112/2004 e dunque, la illegittimità della procedura di vendita delle azioni di Rai Way”.

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