Reding: ‘Non discriminare i servizi Voip’

In risposta a una lettera di Skype il commissario Ue alla Società dell’Informazione ribadisce l’importanza della telefonia Ip per rendere il mercato delle Tlc più competitivo

Pubblicato il 17 Lug 2009

Nessuno deve fermare il Voip. A dirlo Viviane Reding, commissario
Ue alla società dell’Informazione, rispondendo a una lettera
inviata a Bruxelles da Skype nei giorni scorsi. Nella missiva la
società poneva questioni riguardanti la Net neutrality e, in
particolar modo, alcune recenti iniziative di alcuni operatori
mobili messe in campo con l’obiettivo di ostacolare la diffusione
del Voip. Come quella di T-Mobile che ha prima bloccato e poi
riconsiderato sotto pagamento l'uso di Skype tramite le proprie
offerte di connettività mobile.
“Il Voice-Over-IP è una tecnologia innovativa con il potenziale
per cambiare radicalmente le esistenti strutture del mercato delle
telecomunicazioni, per aumentare la competitività e per rendere la
telefonia più efficiente, più flessibile e più vicina alle
esigenze degli utenti – ha risposto la Reding -. In più il Voip
non dipende da una location fissa, ma può essere usato ovunque, in
qualsiasi momento e può essere un importante volano per un mercato
singolo europeo senza barriere nell'Unione Europea”.

Nonostante il valore aggiunto che telefonia Ip dà al mercato delle
Tlc, il commissario non dimentica certo che qualcuno che "rema
contro" c'è. “Come principio generale, la
discriminazione dei servizi Voip da parte degli operatori con
significativo potere di mercato non può essere tollerato dalle
autorità di controllo nazionali e dovrebbe essere perseguito con
gli opportuni strumenti già disponibili”, ha tenuto a
ribadire.

In un contesto, come quello europeo, dove a breve sarà ancora più
facile passare da un operatore a un altro “l'uso di servizi a
valore aggiunto, quali il Voip, potrebbe favorire i carrier più
disponibili e punire coloro i quali operano chiusure – ha concluso
la Reding -. Sarà dunque il mercato a decidere per l'apertura,
non la Commissione Europea. A meno che non venga chiamata in causa
direttamente da nuove violazioni”.

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