EUROPA

Rischia grosso il pacchetto Kroes, ma Barroso ci prova

Si allontana la possibilità di approvare il single digital market entro maggio 2014: troppi Paesi contrari. Il presidente della Commissione non si arrende: “Serve un impegno forte”

Pubblicato il 24 Ott 2013

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Difficilmente le nuove regole sul mercato unico delle Tlc presentate dalla Commissione europea potranno essere adottate in questa legislatura. E’ quanto emerge dalle ultime discussioni tra i governi a livello tecnico. C’è accordo sulla necessità di fare presto, ma le implicazioni per il settore sono talmente tante e complesse che secondo molte capitali è praticamente impossibile trovare una intesa in pochi mesi. Ciononostante; oggi il presidente della Commissione Josè Barroso ci ha riprovato: “Vorrei oggi dai Capi di Stato e di Governo un chiaro impegno ad adottare le legislazioni chiave su telecomunicazioni, banda larga, pagamenti online e protezione dei dati se possibile prima dello stop per le elezioni europee di maggio”. L’invito resterà con ogni probabilitaà lettera morta: almeno questa è opinione generale al Consiglio.

L’obiettivo dichiarato del piano Kroes sul mercato unico è di provare a cancellare attraverso un mix d’incentivi e obblighi regolamentari la persistente frantumazione su basi nazionali del mercato delle tlc europeo. Frantumazione che, secondo un giudizio diffuso, è all’origine delle sue malinconie economiche e dei ritardi d’innovazione accumulati al cospetto di altre regioni del pianeta, Stati Uniti e Asia in testa.

Tra le misure più significative figura innanzitutto la creazione di un regime unico di autorizzazioni per gli operatori votato ad agevolarne l’espansione delle proprie attività su altri mercati europei. “Il diritto a operare ovunque in Europa non diventerà realtà sino a che non lo si applica concretamente”, ha dichiarato al riguardo la Kroes. Di fianco, il piano prevede una riduzione nel numero dei “mercati rilevanti” e regole più uniformi per l’accesso alle reti possedute da altri operatori. Il perno di tutte queste misure è un’iniezione di semplificazione nella giungla di regole e regolamenti che innerva i differenti mercati. “Vogliamo ridurre la burocrazia per normalizzare il settore. Gli operatori non dovrebbero più essere soggetti ai capricci o alle incoerenze delle regole nazionali”, è l’opinione del commissario per l’agenda digitale.

Altrettanto rilevante è l’ulteriore giro di vite sul roaming. A partire dal 1 luglio 2014 sarà soppresso per legge l’obolo pagato dagli utenti che ricevono chiamate all’estero all’interno dell’Ue. Al contempo, gli operatori mobili saranno incoraggiati a formare alleanze transazionali per offrire ai propri clienti piani tariffari paneuropei. Mentre, come già previsto dall’ultimo regolamento sul roaming, entrano definitivamente in scena gli obblighi sul “decoupling”: vale a dire quel meccanismo attraverso il quale il consumatore potrà avvalersi di fornitori di roaming internazionale diversi da quelli selezionati dal proprio operatore mobile. E non finisce qui. Per quel che riguarda le chiamate intracomunitarie da fisso, gli operatori non potranno più fatturare prezzi superiori alle tariffe per le telefonate domestiche interurbane.

Sul fronte net neutrality, il pacchetto proibirà a tutti gli effetti agli operatori di rete di bloccare o restringere il traffico. Ma resta aperta la possibilità di erogare “servizi speciali”, in pratica “prioritari”, fin tanto che questa pratica non interferisca con la velocità di connessione promessa al consumatore.

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