Romani: “Primo obiettivo: eliminare il digital gap”

“Nel medio termine il nostro impegno riguarderà l’implementazione delle reti in fibra ottica. Il rapporto Caio è un’importante base conoscitiva”

Pubblicato il 22 Giu 2009

«Abbiamo due obiettivi: uno a breve termine che è cancellare il
digital divide. L’altro a medio termine che è di implementare le
reti di nuova generazione”. Paolo Romani, viceministro per le
Comunicazioni delinea così gli impegni del governo dopo la
presentazione del rapporto Caio. “Caio ha fatto un ottimo lavoro.
Ora abbiamo una importante base conoscitiva per aprire la
discussione sul futuro delle nostre reti elettroniche”.

Si va alle calende greche?

Niente affatto. Anche perché abbiamo ben chiaro che una rete di
Tlc veloce, con una connessione a banda larga di almeno 50 Mb/s a
casa degli italiani, è un’arma competitiva che fra qualche anno
sarà decisiva. Non dimentichiamo che si tratta di un investimento
di 10 miliardi di euro e che interviene nel vivo della rete di
accesso. Vi sono moltissime questioni da analizzare: il reperimento
delle risorse, l’azione pubblica, gli investimenti privati, il
ruolo dell’incumbent, la concorrenza. Intanto, si parte con la
lotta al digital divide.

Compromesso al ribasso?

No: è il primo step, un passo necessario e propedeutico allo
sviluppo delle reti di nuova generazione. Iniziamo da dove c’è
una chiara situazione di emergenza. Il digital divide è una tassa
che grava su cittadini e imprese limitandone le opportunità. Caio
ci ha presentato dati allarmanti: il 13% della popolazione, e cioè
quasi 8 milioni di italiani, non ha una connessione a Internet a
banda sufficiente. Ciò significa essere esclusi dai servizi della
società dell’informazione. Se le cose restano così, saranno
vani anche gli sforzi del ministro Brunetta e di ministri come
quelli di Sanità, Istruzione, Giustizia e altri di mettere la PA
online. Di qui la necessità di cancellare al più presto il
digital divide.

Se ne parla da anni.

Ma ora abbiamo le idee chiare e i fondi necessari. Vogliamo dare a
tutti gli italiani, entro il 2012, una velocità compresa fra i 2 e
i 20 Mb/s. E vogliamo assicurarli al 95,6% della popolazione grazie
agli investimenti nelle tecnologie fisse. L’accesso radio, a
capacità garantita, verrà assicurato al 3,9% della popolazione
con le piattaforme wireless oggi disponibili.

Sono disponibili anche le risorse?

Sì. Il 26 maggio il Senato ha definitivamente approvato uno
stanziamento di 800 milioni di fondi Fas. Manca solo il via libera
finale del Cipe. Mi auguro arrivi presto, magari entro questo mese.
Abbiamo poi 264 milioni già adibiti alla realizzazione del
progetto larga banda: consentiranno di intervenire nella rete di
backhaul. Infine, ci sono 188 milioni da investire per lo sviluppo
delle aree rurali. Abbiamo fatto i conti. Per coprire il digital
divide servono 1.471 milioni.
Così ne mancano 219…
Ma non investirà solo il pubblico. Anche i privati sono chiamati a
partecipare. Gli interventi verranno realizzati con il meccanismo
del project financing. Questo ci consentirà di erogare contributi
in favore degli operatori che intenderanno partecipare.

Come gli sceglierete?

Faremo gare ad evidenza pubblica a livello territoriale. Il
progetto rappresenta anche un importante intervento
anticongiunturale: verranno impegnate 50.000 persone in quattro
anni per i lavori di manodopera e progettazione. Coinvolgeremo
4.000 ingegneri, 11.000 tecnici, 13.000 operai qualificati, 15.000
operai comuni, 6.000 impiegati. In tutto saranno 33.000 interventi
con ricadute positive anche per una larga fascia di indotto. È un
progetto di sistema che porterà benefici a tutti. Abbiamo
calcolato che ne deriverà un incremento del Pil di 2 miliardi di
euro.

Sapete già la destinazione dei fondi?

Sì. 763,85 milioni per le opere civili; 617,66 milioni per
forniture di hardware e software; 89,81 milioni per le attività di
progettazione.

Per fare cosa?

Estendere la fibra sostituendo l’attuale rete in rame, anche
nelle aree oggi servite da Adsl Lite dove gli apparati minidslam
verranno sostituiti. Investiremo 564 milioni per connettere 2.900
centrali in fibra ottica e altre 1.000 con ponti radio. Il rinnovo
di 8.000 centrali vale 161 milioni di euro. L’opera più onerosa,
747 milioni, sarà la bonifica della rete di accesso incrementando
la connettività sia fissa che mobile. Regioni ed Enti locali hanno
investito in proprie reti. A volte anche in modo confuso.
È evidente che dobbiamo trovare un coordinamento. Le stesse
Regioni e gli Enti locali ne sono consapevoli. La cabina di regia
sarà presso il nostro Dipartimento. Infratel Italia ne sarà il
braccio operativo. C’è un convitato di pietra: Telecom Italia.
Non sappiamo nemmeno se fra qualche tempo potrà chiamarsi ancora
“Italia”. Allude ai rumor sulla fusione con Telefonica? Per
quanto ci riguarda, Telecom deve rimanere italiana. L’ho detto a
Bernabè e anche ad Alierta.

Altrimenti, bisognerà scorporare la rete?

È una delle ipotesi di Caio. E non è nemmeno all’ordine del
giorno. Concentriamoci sul digital divide.

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