STRATEGIE

Samsung, sesta fabbrica di chip in Corea. Sfida ai grandi contractor

Annunciata la realizzazione di un nuovo impianto che produrrà semiconduttori per conto terzi, puntando su clienti come Qualcomm e sui modelli di ultima generazione a 5 nm. Piano decennale da 108 miliardi di dollari

Pubblicato il 21 Mag 2020

Patrizia Licata

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Samsung sfida i grandi contractor dell’industria dei chip potenziando la propria capacità produttiva: il colosso sudcoreano ha avviato i lavori per la sua sesta fabbrica nazionale di chip destinati a aziende terze. Questo stabilimento produrrà chip logici per smartphone e computer. Samsung cerca così di rafforzare una delle sue attività e ridurre  la dipendenza dal volatile settore dei memory chip.

Il settore del “contract manufacturing” dei chip, ovvero la fabbricazione di circuiti e semiconduttori per terze parti, è dominato dalla taiwanese Tsmc (Taiwan semiconductor manufacturing co) e Samsung cercherà di farle concorrenza attraendo commesse da big del calibro di Qualcomm.

“Questo nuovo impianto di produzione amplierà la capacità produttiva di Samsung”, si legge in una nota ufficiale dell’azienda di Seul.

Restringere il gap con Tsmc

L’obiettivo di Samsung è iniziare nella seconda metà del prossimo anno la produzione di chip avanzati a 5 nanometri usando la tecnologia ultravioletta estrema (Euv) nella nuova fabbrica che si inserirà nell’impianto di Pyeongtaek, città che dista circa 65 km dalla capitale Seul.

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“Questa iniziativa segnala l‘intenzione di Samsung di restringere il gap con Tsmc“, commenta su Reuters Park Sung-soon, analista di Cape Investment & Securities. Samsung “è parecchio indietro alla concorrente taiwanese nel mercato della produzione di chip per terze parti”.

Tsmc, il più grande contract chipmaker al mondo, ha in programma la costruzione di uno stabilimento da 12 miliardi di dollari negli Stati Uniti, in Arizona.

Samsung ha cinque impianti produttivi in Corea del Sud e uno negli Stati Uniti, nel Texas. Lo scorso anno l’azienda ha annunciato un investimento di 133.000 miliardi di  won (quasi 108 miliardi di dollari) in chip non di memoria dal 2020 al 2030. Nell’investimento sono inclusi 73.000 won destinati alla ricerca e sviluppo in Corea e 60.000 miliardi di won per gli impianti produttivi e le relative attrezzature.

Il presidente coreano Moon Jae-in ha affermato che uno degli obiettivi del governo è espandere l’industria nazionale dei chip non-memory per sostenere la crescita economica. Nei primi 20 giorni di maggio, riporta Reuters, le esportazioni di chip della Corea del Sud sono balzate del 13,4%, mentre le esportazioni di dispositivi mobili e auto sono crollate rispettivamente dell’11,2% e del 58,6%.

La battaglia dei chip

L’apertura dello stabilimento americano di Tsmc arriva come diretta risposta all’amministrazione Trump, che vuole portare negli Stati Uniti la produzione di un componente chiave per l’industria tecnologica la cui supply chain è stata fortemente impattata dalla crisi coronavirus. Il governo Usa sta anche negoziando con il colosso nazionale dei chip Intel per l’apertura fabbriche in America.

Il governo Usa secondo la stampa americana, avrebbe anche avuto incontri riservati anche con Apple, uno dei più grandi clienti di Tsmc, per valutare le necessità sul fronte dell’approvvigionamento di chip e cercare di riportare negli Usa la maggior parte della produzione di smartphone e computer della Mela.

Secondo Reuters, da tempo l’amministrazione Trump starebbe facendo pressing su Tsmc affinché realizzi fabbriche negli Usa: Washington vorrebbe infatti riportare nel territorio degli Stati Uniti la produzione di componenti elettroniche critiche per i suoi caccia, per i satelliti e altri armamenti che per adesso si devono basare su chip prodotti all’estero. Il contractor taiwanese produce chip per conto di aziende quali Broadcom, Nvidia e Amd.  Ssecondo ulteriori indiscrezioni, il governo degli Stati Uniti si sarebbe attivato anche per sostenere Samsung nella crescita del suo impianto di produzione di chip di Austin.

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