LA GUERRA DELLE FREQUENZE

Scotti (Raiway): “Cruciale la distanza tra antenne”

Il responsabile dell’unità organizzativa Icsr (Innovazione, certificazione, sperimentazione radioelettriche) spiega le problematiche connesse al lancio dell’Lte: “Possibili interferenze anche quando la cella è a bassa densità di traffico. Possibili difficoltà nei programmi di prime time”

Pubblicato il 20 Feb 2012

Paolo Anastasio

aldo-scotti-raiway-120220152646

Il rischio di interferenze sul segnale televisivo Dvb (Digital video broadcasting) da parte dell’Lte non si limita al canale immediatamente adiacente, ma si estende anche a canali più lontani. Lo sostiene un gruppo di esperti del settore broadcasting, secondo cui sono due i tipi di problemi legati all’assegnazione di nuove frequenze. Il primo, riguarda le potenziali interferenze da canale adiacente, il secondo il rischio di sovraccarico del centralino televisivo o del ricevitore stesso. “Prima di installare le antenne Lte sarà pertanto necessario pianificarne la posa, prevedendo di metterle lontano quanto più possibile dalle antenne di ricezione televisiva”, dice Aldo Scotti, Responsabile in RaiWay della Unità Organizzativa ICSR (Innovazione, Certificazione, Sperimentazione Radioelettrica) Raiway aggiungendo che il rischio interferenziale è documentato a livello internazionale da diverse istituzioni, non ultimo dalla Bbc. Ma l’allarme è realistico soltanto se la risorsa spettrale è usata in modo non non conforme alle regole.

“Simulazioni e misure sperimentali hanno confermato questo rischio – aggiunge Scotti -. In assenza di tecniche di mitigazione, in condizioni sfavorevoli, gli impianti televisivi riceventi potrebbero essere affetti da disturbi fino ad una distanza di parecchie centinaia di metri dalla base station. In questi casi sarà necessario di volta in volta attuare opportune tecniche di mitigazione sia da parte degli operatori (riduzione della potenza del segnale Lte in alcune aree specifiche, adozione della cross-polarizzazione ecc.) sia da parte degli utenti finali (aggiunta di filtri, utilizzo di centralini canalizzati, spostamento di antenne, nuovi televisori, ecc)”.

D’altra parte, esperienza di interferenze da canali adiacenti si è già riscontrata in passato con il Tetra sui 450 MHz e con i Dvb-H cittadini. Questi sistemi creano una sorta di “blanket area” attorno alla stazione radio in uno spazio di circa 150 metri (il valore ovviamente dipende dalla potenza utilizzata e dal sistema radiante). Un problema limitato, quello del Tetra e del Dvb-H, grazie ad una non eccessiva diffusione delle postazioni, in particolare se confrontata con gli scenari futuri dell’Lte.

La porzione di banda compresa fra 790 e 862 MHz, oggi usata per il broadcasting televisivo terrestre, sarà utilizzata in Europa in via esclusiva dai servizi di telefonia mobile Lte dal 2012. La coesistenza di segnali Dvt-T/T2 e segnali Lte in bande contigue potrebbe però comportare problemi di ricezione dei segnali televisivi in zone di prossimità della base station Lte, a causa di un’eccessiva potenza interferente che rientra nella banda passante dei dispositivi domestici esistenti.

Per consentire la coabitazione della televisione, nella banda 470 – 790 MHz, e telefonia mobile nella banda 790 – 862 MHz, l’Itu (International Telecommunication Union) ha stabilito una serie di regole stringenti per evitare il rischio interferenze, regole contenute nella Raccomandazione 1368 (attualmente alla versione 9), implicitamente riferita dall’Agcom nell’ambito delle proprie delibere. La Raccomandazione fornisce le indicazioni per la coesistenza tra Dvb ed Lte quando operano nelle rispettive bande di frequenza assegnate.

È ovvio che se un operatore installa una base station in un punto qualunque, senza considerare la potenza del segnale utilizzato e la distanza dalle antenne di ricezione del segnale televisivo, allora ci potranno essere dei problemi più o meno seri. È chiaro che in tali circostanze sarà necessario ridurre i valori del segnale Lte per non interferire con le antenne di ricezione televisiva.

Non bisogna però limitarsi alle base station perché un altro ordine di problemi può derivare dagli smartphone Lte, che potrebbero interferire con il televisore domestico se posizionati nelle sue vicinanze.

I televisori attualmente in commercio sono progettati e costruiti per bassi livelli di compatibilità elettromagnetica e per funzionare fino a 862 MHz, quindi nella futura banda Lte. Sarà pertanto necessario dotare i televisori di filtri appositi per evitare interferenze con gli smartphone Lte.

Le maggiori interferenze si hanno quando la cella Lte è a bassa densità di traffico: dunque paradossalmente le interferenze possono presentarsi nelle ore più impensabili, come il prime time televisivo.

I sistemi a larga banda mobile, sottolineano esperti, hanno oggi uno spettro assegnato molto più ampio di quello destinato al broadcasting televisivo terrestre, da tre a cinque volte di più a seconda se si considera lo spettro fino a 3 GHz o fino a 6 GHz, e sembra che il 20% di questo spettro sia inutilizzato. Basti pensare a tutta la porzione di spettro assegnata al Wi-Max. La tematica è molto sentita anche negli Stati Uniti dove si parla di accaparramento per futuri utilizzi (frequency hoarding). A differenza del satellite, in ambito terrestre in Italia non vi è sufficiente capacità per ospitare la televisione in HD, il 3D e il 4K.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 4