Sim false, Telecom Italia rinviata a giudizio

L’inchiesta riguarda le oltre 500mila schede ritenute fasulle in base alle indagini del pm milanese Francesco Cajani. La società, anche parte civile, è imputata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Il processo inizia il 29 maggio prossimo

Pubblicato il 18 Mar 2014

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Telecom Italia è stata rinviata a giudizio nell’ambito del procedimento penale sul caso delle oltre 500 mila schede sim ritenute false in base alle indagini del Pm di Milano Francesco Cajani. Lo ha deciso il Gup Manuela Scudieri che ha mandato a processo anche 75 persone, tra cui 12 ex dipendenti di Telecom. La società è imputata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.

Il processo per Telecom Italia, che risponde in base alla legge 231 del 2001, e per le 75 persone inizierà il prossimo 29 maggio davanti all’undicesima sezione penale di Milano. Tra gli imputati rinviati a giudizio ci sono Lucio Cattaneo, l’ex responsabile del “canale etnico” di Tlc, i suoi due colleghi di allora Fabio Sommaruga e Michele Formisano (che hanno gestito rispettivamente il settore per il centro-nord e per il sud Italia), altri 9 ex dipendenti e più di una sessantina di dealer, ossia titolari o gestori di oltre sessanta punti vendita Tim sparsi in quasi tutte le regioni italiane, in particolare in Lombardia e Lazio. Telecom Italia, però, come stabilito dal gup nell’udienza preliminare, sarà anche parte civile, oltre che imputata, nel processo per chiedere i danni agli ex dipendenti.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, 14 ex dipendenti (due hanno chiesto di patteggiare, su altri 3 patteggiamenti e due abbreviati il gup deciderà il primo aprile) di Telecom avrebbero preso accordi con i gestori dei punti vendita ‘incriminati’ ai quali in alcuni casi avrebbero pure inviato documenti contraffatti o cartacei o informatici, per permettere la compilazione di falsi contratti e, quindi, attivare illecitamente le schede sim. Alcune schede, stando alle indagini del pm Cajani, sarebbero state attivate con nomi tipo “Fittizio Fittizio” o “Mica Teladogratis”. E questo per uno scopo, secondo l’accusa: gli ex dipendenti per ottenere bounus e incentivi per via dell’incremento di schede messe in circolazione, e i dealer per il guadagno sul prezzo lievitato per il “servizio” aggiuntivo offerto e ideale per chi voleva rimanere nell’anonimato per commettere anche reati. Da quelle oltre 500mila sim false, Telecom, secondo l’accusa, avrebbe realizzato un profitto illecito di oltre 129 milioni di euro. L’accusa al centro del processo e’ associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione e al falso.

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