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Smartphone “strumento” di spionaggio industriale

Ricercatori dell’Università dell’Indiana e della Marina Usa hanno realizzato un malware che consente di attivare da remoto la funzione fotografica dei device mobili all’insaputa del proprietario. Gravi rischi in chiave hacker

Pubblicato il 16 Ott 2012

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I ricercatori dell’Università dell’Indiana e del Naval Surface Warfare Center della Marina americana hanno sviluppato un malware per smartphone, si chiama PlaceRaider, che consente attacchi hacker da remoto, sfruttando la macchina fotografica incorporata nel device. Di fatto, il malware sviluppato in laboratorio dai ricercatori Usa permette di mettere in funzione a distanza lo smartphone infettato, in modo tale che cominci a scattare fotografie tridimensionali in qualunque tipo di ambiente.

Un perfetto strumento di spionaggio industriale, se finisse in mano agli hacker, che entra in funzione all’insaputa del legittimo proprietario. Lo smartpohne usato in questo modo consente di scattare foto di documenti, ambienti segreti, informazioni su monitor e, volendo, documenti top secret.

Secondo i ricercatori, il loro malware può dare la stura ad un’onda lunga di malware visivi e fotografici, capaci di ricostruire in 3D le dimensioni spaziali di ogni tipo di ambiente chiuso. Il tutto grazie alle immagini scattate dallo smartphone. Un ottimo strumento per pianificare furti con scasso, ma anche furti virtuali di dati e immagini riservate.

La sperimentazione dei ricercatori è stata condotta su uno smartphone che gira su Android di Google, anche se gli stessi rischi secondo i ricercatori che l’hanno testato riguardano anche gli iPohne di Apple e i Windows Phone di Microsoft.

E se per ora il malware PlaceRaider è confinato nel laboratorio, la vulnerabilità degli smartphone è sotto gli occhi di tutti e potrebbe facilmente essere sfruttata dagli hacker per lo sviluppo di virus analoghi, magari per sottrarre segreti industriali alle aziende.

Replicando al lavoro dei ricercatori Usa, l’analista tecnologico Robert Enderle, presidente dell’Enderle Group, ha scritto alla rivista specializzata Cio, puntando il dito contro le “inaccettabili falle” di Android sul fronte della privacy.

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