L’amministratore delegato di Fastweb+Vodafone, Walter Renna, pone l’accento su uno dei temi più caldi della geopolitica moderna: la sovranità digitale. In un contesto internazionale sempre più interconnesso e complesso, proteggere le infrastrutture critiche di un paese, come le reti di comunicazione, i data center e la sicurezza informatica, è diventato un imperativo per garantire competitività economica e sicurezza nazionale.
La centralità di questi temi è emersa in modo chiaro a ‘Forum in Masseria‘ durante l’intervento di Renna, il quale ha evidenziato come, nel contesto attuale, chi detiene le tecnologie possiede un potere crescente: “Sovranità digitale vuol dire proteggere le infrastrutture critiche di un Paese cioè le reti di comunicazione, i data center, l’intelligenza digitale e la cybersecurity. Proteggere questi quattro elementi ci permette di essere competitivi e mantenere la sicurezza nazionale”.
Indice degli argomenti
Frequenze radiomobili come asset strategico
Uno degli aspetti più rilevanti fra quelli sollevati dal manager riguarda le frequenze radiomobili, che sono fondamentali per la comunicazione quotidiana, dalla telefonia mobile alla trasmissione di dati 5G. “Senza frequenze non potremmo comunicare, come è successo in Spagna”, ha dichiarato Renna. La protezione e la gestione di queste risorse si intrecciano inevitabilmente con questioni di sicurezza nazionale. Infatti, nel 2029 scadranno le frequenze attualmente in uso, sollevando la questione critica su come rinnovarle e su quale modello adottare per la loro assegnazione.
“Una delle ipotesi – ha aggiunto – è quella dell’asta competitiva, ovvero chi offre di più si aggiudica le frequenze, ma questo approccio pone un problema di sicurezza nazionale perché ci espone al rischio che vengano assegnate a soggetti stranieri, non ancorati al paese con capacità finanziarie illimitate, che potrebbero avere interessi geopolitici non allineati ai nostri. Ecco perché bisogna adottare politiche che ci consentono di garantire che asset strategici, frequenze, dati ecc, siano gestiti in modi allineati ai nostri interessi”.
Crucialità della cooperazione pubblico-privato
ùRenna solleva anche un altro un punto cruciale: la cooperazione tra pubblico e privato è essenziale per affrontare la sfida della sovranità digitale. Le aziende, infatti, devono giocare un ruolo da protagoniste nella protezione delle infrastrutture critiche, ma il governo deve poter agire da garante della sicurezza nazionale e, allo stesso tempo, promuovere un ecosistema di innovazione che non faccia dipendere il paese da tecnologie e fornitori esterni.
Sovranità digitale nell’Ue: un obiettivo strategico
L’Unione Europea sta affrontando una crescente necessità di ridurre la sua dipendenza dalle tecnologie straniere, un problema che è stato al centro del dibattito politico e istituzionale negli ultimi anni. La relazione adottata dalla Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo ha messo in evidenza la necessità di investimenti mirati e riforme normative per affrontare questa sfida. Il documento sottolinea l’importanza di un’infrastruttura pubblica digitale europea che comprenda settori cruciali come semiconduttori, connettività, cloud, software, dati e intelligenza artificiale.
L’obiettivo è quello di ridurre la dipendenza dai fornitori esterni e garantire che le infrastrutture digitali critiche, tra cui cavi, torri cellulari, satelliti, data center e spettro, siano gestite e controllate all’interno dei confini europei, tutelando così la sicurezza nazionale e l’autonomia strategica. Le sfide principali restano la frammentazione industriale, la carenza di investimenti e le difficoltà politiche legate alla cooperazione tra gli Stati membri, ma è evidente che la sovranità digitale sia diventata una delle priorità più urgenti per il futuro dell’Europa.
Il concetto di sovranità digitale e le sue implicazioni globali
Il concetto di sovranità digitale ha subito una profonda evoluzione negli ultimi decenni, passando da una visione esclusivamente nazionale a una dimensione che coinvolge una rete complessa di attori pubblici, privati e sovranazionali. La crescente digitalizzazione e l’adozione dell’intelligenza artificiale hanno reso più urgente la necessità di comprendere come gli Stati possano esercitare il proprio potere sui dati, le infrastrutture digitali e le tecnologie in un contesto globalizzato. La sfida, come sottolineato dall’Osservatorio sullo Stato Digitale, è quella di bilanciare la protezione dei dati sensibili e delle risorse tecnologiche con la necessità di cooperare a livello internazionale.
Se da un lato alcuni Paesi, come la Cina, perseguono modelli di controllo severo sulle proprie infrastrutture digitali, l’Europa ha scelto un approccio più regolamentato, cercando di garantire diritti fondamentali come la privacy e la protezione dei dati (es. Gdpr). Tuttavia, la crescente influenza di attori privati globali e la difficoltà di mantenere l’autonomia strategica in un sistema interconnesso sollevano interrogativi cruciali sulla sostenibilità della sovranità digitale. Come evidenziato nel dibattito, una regolamentazione troppo restrittiva potrebbe portare a forme di isolamento tecnologico, mentre una deregolamentazione totale potrebbe esporre i cittadini e le istituzioni a vulnerabilità sempre maggiori.
Sovranità digitale e banda ultralarga
In questo scenario di crescente interconnessione e digitalizzazione, la banda ultralarga rappresenta una delle colonne portanti per garantire una sovranità digitale sostenibile. Come sottolineato nel report della Commissione Europea, l’obiettivo per il 2030 è di garantire una copertura gigabit per tutte le abitazioni e una piena copertura 5G in tutte le aree popolate. La creazione di una rete interconnessa di data center, l’incremento degli investimenti in sicurezza e l’aumento del numero di specialisti Ict sul territorio sono solo alcune delle misure necessarie per rendere l’Europa più autonoma nella gestione delle proprie risorse digitali.