IL CASO

Sprint-TMobile, le Procure Usa fanno muro contro la fusione

Aperta davanti alla Corte federale di New York City la causa per bloccare il merger tra i due colossi delle Tlc. Secondo i procuratori “l’affare viola le leggi antitrust e farà crescere i prezzi per gli utenti”

Pubblicato il 16 Gen 2020

Antonio Dini

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Questo matrimonio non s’ha da fare, perché sarebbe contro la legge (antitrust) e soprattutto perché a pagare il prezzo sarebbero almeno 130 milioni di consumatori, quelli rappresentati dalle procure generali statali americane che a giugno hanno deciso di presentare una causa per bloccare l’accordo di fusione tra Sprint e T-Mobile.

Si è aperta davanti alla corte federale con sede a New York City l’ultima fase del processo in cui le procure degli Stati americani devono spiegare al giudice perché l’accordo violerebbe le norme antitrust e perché farebbe aumentare i prezzi per gli utenti di telefonia mobile delle due aziende. Colpendo soprattutto le fasce con più basso reddito.

Secondo T-Mobile e Sprint l’accordo permetterebbe invece alle due aziende fuse insieme di competere in maniera più efficace con i due più grandi operatori di mercato: Verizon e AT&T. La decisione finale spetta al giudice distrettuale Victor Marrero, dopo due settimane di udienze. Adesso è il momento delle conclusioni delle due parti.

“Sono qui – ha detto l’avvocato Glenn Pomerantz, che rappresenta gli Stati – e parlo a nome di 130 milioni di consumatori che vivono in questi Stati. Se la fusione andrà avanti, c’è il rischio che debbano pagare miliardi di dollari in più ogni anno per poter utilizzare i servizi di telefonia mobile”.

Secondo Pomerantz nel 2010, quando il colosso tedesco Deutsche Telekom, l’azionista di maggioranza di T-Mobile, ha considerato per la prima volta la fusione, “ha ammesso in maniera esplicita e non ambigua che ritiene che questo accordo può potenzialmente ridurre la competizione sui prezzi”.

Inoltre, secondo gli Stati i due colossi non hanno avuto bisogno di fare una fusione quando hanno introdotto le generazioni precedenti di telefonia mobile. E inoltre T-Mobile potrebbe continuare ad acquistare fette di spettro o di frequenze per la trasmissione di dati, anche se la fusione venisse bloccata.

Le due aziende devono ancora presentare le loro conclusioni finali per sostenere la legittimità e fattibilità dell’accordo da 26,5 miliardi di dollari. Nei mesi scorsi il Ceo di T-Mobile, John Legere, ha testimoniato che la salute di Sprint stava deteriorando velocemente e che se non si fonderà con T-Mobile non sopravviverà.

Il gruppo di stati, capeggiato dalle procure dello Stato di New York e della California, sostengono che anche l’accordo secondario di Sprint per vendere parte del suo spettro e del business (la parte di carte prepagate) a Dish Network, azienda di televisione via satellite che vuole diventare un operatore di telefonia mobile per preservare il “quarto posto” nel settore, è una idea sbagliata perché Dish è male equipaggiato per diventare un quarto operatore competitivo di telefonia mobile negli Usa e che gli manca sua l’esperienza che le dimensioni e la visibilità del marchio nel mercato della telefonia mobile.

Proprio l’attitudine di Dish, che gli stati vedono come un “accumulatore seriale di frequenze”, costituirebbe secondo il procuratore generale di New York Letitia James, una ulteriore fonte di preoccupazione: “Dish non sarebbe un sostituto adatto per Sprint e la fusione significherebbe inoltre dei prezzi più alti e una qualità del servizio ridotta per milioni di persone in tutto il paese”.

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