STRATEGIE

Stallo su Telecom, Asati: “Modello Inwit per lo scorporo”

La proposta dei piccoli azionisti: “Newco controllata da Telecom in cui conferire rete fissa, mobile e Sparkle”. Il presidente Franco Lombardi: “Soluzione per superare lo stallo e convergere verso una unica infrastruttura di Rete”

Pubblicato il 27 Set 2017

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Il modello di Inwit è la soluzione per convergere verso una unica infrastruttura di Rete. Lo dice Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom, che in una lettera a soci, in primis Vivendi, oltre che a governo e regolatori, per risolvere lo “stallo” su Telecom serve “procedere rapidamente con lo scorporo della rete per farla confluire in una nuova società posseduta e controllata interamente da Telecom, per poi procedere successivamente alla collocazione in Borsa”, dice Franco Lombardi, presidente di Asati.

“Potrebbe essere ricalcato a questo scopo il modello adottato per costituire Inwit con una operazione che, ricordiamo, è poi stata una soluzione di successo – afferma Asati -. Questa nuova società dovrebbe comprendere, a nostro avviso, la rete fissa, quella mobile e anche Sparkle (viste le sinergie/interdipendenze che ci sono e chi si possono creare tra questa divisione di cavi sottomarini e le altre reti) ed è un errore pensare che la strategicità e la sicurezza degli asset è questione che riguarda solo questa, se pure rilevante, porzione di Rete”.

Successivamente la nuova società potrebbe allargare l’azionariato “ad altri soggetti interessati (sull’esempio di quanto già avviene oggi per le società di servizio in altri contesti nazionali): ci riferiamo a fondi pensionistici, a privati, eventualmente a società operanti nel settore. In più si potrebbe procedere con nuovi piani di azionariato diffuso per i dipendenti e finalizzare una partecipazione attiva fino al 3-4%, come avviene in diversi paesi in Europa, anche ad es. la Francia con Vivendi è un buon esempio”. Perché, si domanda Lombardi, “non procedere in tale senso anche in Italia?”.

La proposta non è nuova, era già stata avanzata dall’associazione “ed è abbastanza simile a quella adottata di recente in Inghilterra, dove la proprietà della rete è rimasta in capo a una holding costituita da BT ed è in qualche modo la soluzione seguita in Olanda con l’acquisizione di Reggerfiber da parte di KPN, l’incumbent olandese”.

Vantaggi possibili anche per l’azionista di controllo Vivendi che “in questa ipotesi di nuovo scenario industriale/finanziario, potrebbe solo ricavarne benefici di diversa natura e tra l’altro limitando o recuperando completamente le perdite attuali. Analogamente il potenziale beneficio si allargherebbe a tutti i fondi di investimento che detengono quote (circa il 57% è capitale straniero), a tutti i dipendenti azionisti che hanno in carico con i due piani azionari un valore intorno a 0.8 euro”.

Questo potrebbe consentire di determinare un “nuovo cammino” a favore dello “sviluppo del nostro Paese” in un momento in cui la “politica in generale, è incerta e divisa sul da farsi: sul “se” e sul “come” applicare la “golden power”, su come attuare le articolate e ben documentate delibere della Consob e dell’Agcom. In attesa delle conclusioni a cui perverrà in Francia l’AMF (l’Autorité des Marchés Financieres), attraverso il nostro piccolo ma autorevole osservatorio intravediamo un futuro nebuloso, incerto, senza un indirizzo ben delineato, auspicabilmente vincente”.

L’associazione sottolinea come TIM-Telecom Italia non si sia “fermata” ma anzi abbia “già cablato per la banda ultra-larga 17 milioni di abitazioni o uffici (oltre il 70% della popolazione). Nei prossimi mesi la copertura con la nuova rete, anche in realtà territoriali più periferiche, cresceranno ulteriormente. L’entità di questi investimenti è un primato in Italia (che si lamenta per la scarsità degli investimenti). TIM – Telecom Italia è pertanto un azienda sana e all’avanguardia in un Paese come il nostro che ha un estremo bisogno di rimettere in moto la crescita del Pil”.

Nodo che “lascia perplessi” la questione della “duplicazione della parte più periferica della rete (la rete per l’accesso al servizio), ad es. nelle aree classificate come bianche o grigie. Si avrebbe uno spreco di risorse, investimenti quasi certamente senza ritorni anche nel medio-lungo periodo. Rileviamo che questa decisione non è certamente una buona notizia per tutti quegli azionisti che investono molto spesso e a lungo termine in TIM – Telecom Italia”.

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